24/04/2020
Quando il premio Nobel lo acquisti su media shopping...
ANCORA NON RITENIAMO DOVEROSO PARLARNE, SEMPLICEMENTE LIQUIDIAMO LA QUESTIONE "TARRO" CONDIVIDENDO IL COMUNICATO DELLA Siica Immunologia (Società italiana di Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia):
- Fellini, oppresso dalla volgarità dei nostri tempi, terminò “La voce della luna” con uno splendido “ci vorrebbe un po’ di silenzio”. Sarebbe il commento più adatto al bailamme mediatico che accompagna il dramma epocale di , bailamme che non si è privato della comparsa di Giulio Tarro, scienziato di modestissima caratura, autoproclamatosi candidato al premio Nobel per scoperte ignote alla comunità scientifica, falso esperto che ha ad esempio infilato nella trasmissione “Non è l’arena” una serie di opinioni personali fra sciacallaggio e becero ottimismo.
Chi cita le sue opinioni o lo interpella avrebbe il dovere di controllare il suo curriculum scientifico o almeno Wikipedia, dai quali sarebbe venuto a conoscenza che buona parte di quanto abbia detto risulta essere falso in tempi normali, ma notitiae criminis nel dramma che il paese vive! Avrebbe appreso che Tarro, pur “allievo” dello scienziato Albert Bruce Sabin (che ha sviluppato uno dei vaccini contro il virus della poliomielite), e con cui ha condiviso quattro lavori scientifici all’inizio degli anni ’70, ha pubblicato 68 lavori scientifici, molti dei quali su riviste italiane non “peer-reviewed”, con un totale di 447 citazioni e un indice di Hirsch di 10.
Questi indici bibliometrici sono appropriati per un ricercatore all’inizio del suo percorso scientifico, non certo per un senior autoproclamatosi candidato al Nobel. Ad esempio, molti membri della nostra Società Scientifica hanno decine di migliaia di citazioni nella letteratura scientifica internazionale e indici H superiori a 50 o 100. Con semplici verifiche avrebbe anche appreso che Giulio Tarro, negli anni recenti, ha partecipato solo a quelle che nella letteratura scientifica internazionale sono definite “predatory conferences” e ha ricevuto “predatory prizes”, l’equivalente insomma delle “fake news” in rete.
Avrebbe anche appreso che Tarro ha sostenuto cure senza fondamento scientifico. Per questa sua dubbia reputazione e scarsa rigorosità scientifica, già negli anni '80, Giulio Tarro è stato espulso dalla Società Italiana di Immunologia, allora Gruppo di Cooperazione in Immunologia. Il “caso Tarro” è un’occasione per sottolineare ora come non mai, nell’emergenza Covid-19, quanto sia necessario che chi ha la responsabilità della comunicazione nei media verifichi l’affidabilità e correttezza della fonte, la correttezza delle affiliazioni e dei crediti scientifici, a salvaguardia del pubblico, dei pazienti, dei ricercatori e del personale sanitario in prima linea. -
Una conferma ufficiale riguardo al profilo di un personaggio tutt'altro che scientifico, critico nei confronti dell'obbligo vaccinale (fa comunella col Presidente dell'ONB Vincenzo D'Anna e col radiato Roberto Gava) e sostenitore negli anni di pratiche alquanto pericolose con cui trattare i fragili malati tumorali (come il "siero di Bonifacio" a base di urina e feci caprine).
E, in ultimo, sostenitore dell'inesistente correlazione tra COVID-19 e vaccino antinfluenzale, autore di insensati paragoni con AIDS e di affermazioni come "il lockdown non ha senso, SARS-CoV-2 prolifera in spazi chiusi. Sole e mare sono antivirali, bisogna stare all'aperto".
"Tarro è stato candidato al Nobel quanto io a Miss Italia", scrive su Twitter Medical Facts di Roberto Burioni.
Ad ognuno le sue conclusioni.