Elena Fretti - psicologa

Elena Fretti - psicologa 🧠 Ti aiuto a stare meglio nel rispetto della tua unicità Sono una professionista LGBTQIAPK+ e ND friendly.

Sono psicologa e psicoterapeuta in formazione, con master in Neuropsicologia Clinica, master in Medicina Psicosomatica, corso di Perfezionamento in Psicologia Perinatale, formata nel supporto alla genitorialità. Il lavoro nello studio di psicoterapia è un viaggio che parte dall'identità dellə paziente, in ottica intersezionale, e lə accompagna a scoprire il suo modo di essere più autentico e verso progetti che sente suoi.

📝Il body doubling è un metodo di sostegno alle fragilità esecutive e attentive (tipiche dell'ADHD, ma non solo) che part...
17/08/2025

📝Il body doubling è un metodo di sostegno alle fragilità esecutive e attentive (tipiche dell'ADHD, ma non solo) che parte dal presupposto che la presenza di un'altra persona migliori la concentrazione e la motivazione su un compito. Non richiede che l'altra persona sia di concreto aiuto, ma che sia semplicemente presente, fisicamente o in videochiamata: ciò crea un senso di responsabilità e sicurezza, aiutando a restare focalizzati e ad evitare la procrastinazione.

💡Sebbene si tratti di una strategie di sostegno alla produttività, credo che il body doubling abbia in sé un potenziale importante: in un mondo che celebra l'indipendenza estrema e l'isolamento competitivo, riafferma la nostra interdipendenza fondamentale.

🤝Quando lavoriamo da soli, la frustrazione e i pensieri svalutanti sono amplificati. La presenza di un'altra persona spezza questo schema, trasformando un compito individuale in un atto di reciprocità.

❤️‍🩹Il body doubling è un piccolo, ma significativo, atto anti-individualista che dimostra come la collaborazione può sbloccare il nostro potenziale, insieme.

18/06/2025
18/06/2025
Penso spesso a questo verso della canzone "Questo Corpo" della Rappresentante di Lista quando lavoro con pazienti neurod...
07/10/2024

Penso spesso a questo verso della canzone "Questo Corpo" della Rappresentante di Lista quando lavoro con pazienti neurodivergenti. L' ipersensibilità emotiva e sensoriale e la profondità e rigidità di pensiero portano, in un contesto che normalizza la neurotipicità come l'unica lente con cui accedere al mondo, a costanti esperienze di invalidazione e incomprensione. Altri intrecci di fattori aumentano purtroppo il rischio di vivere eventi traumatici, e dello sviluppo di sofferenze psicologiche di vario tipo. Le vite di molte persone neurodivergenti arrivano così ad essere schiacciate, appiattite su una tonalità emotiva di salvaguardia da dolore, shutdown e meltodown. E questa è la cosa più meschina che la non conoscenza e convivenza di diversi neurotipi può fare a chi non entra in questi canoni. Rendere la felicità una cosa da temere, o perché espressa in modi non riconosciuti dalla cultura dominante, o perché troppo lontana da quell'appiattimento emotivo che, prima di essere segnale di burnout, è strategia di sopravvivenza.

Qualche giorno fa mi è ricapitato un test di screening per psicopatologie che, nella mia sempreverde passione per l'auto...
12/04/2024

Qualche giorno fa mi è ricapitato un test di screening per psicopatologie che, nella mia sempreverde passione per l'autoanalisi, avevo autocompilato anni prima. Tra le tante, alcune risposte mi hanno colpito: la crocetta "vero" sulle affermazioni "mi sento sempre triste" e "niente mi fa sentire felice".

E allora ho pensato che lunedì avevo un'ora libera, sono andata in un vivaio vicino casa, ho comprato un cactus, lə ho dato un nome e mi sono inventata mentalmente una storia sul perché aveva deciso di adornarsi con questi deliziosi fiorellini. Ora, da psicoterapeuta della veneranda età di (quasi) 33 anni, anche solo scrivere pubblicamente questa cosa un po' mi fa arrossire. Ma mi ha resa felice.

Non ho mai capito la gioia dei lussi e delle grandi conquiste. Pensavo di capire la gioia delle feste e della mondanità.

Ma è stato solo fuori dagli orti di ciò che "avrebbe dovuto" rendermi felice che ho trovato qualcosa che davvero mi fa saltellare dalla gioia.

Quando in terapia emerge la grande domanda: cosa ti rende felice? O: cosa ti ricarica? Spesso la risposta delle persone è molto simile alla mia di qualche tempo fa: niente.

E allora si cerca: tra il profumo del caffè la mattina, le carezze a un gattino o le passioni più disparate, "infantili" o incomprese.

E qualcosa, di solito, si trova. Anche il dare un nome a un nuovo piccolo cactus.

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