Biodanza Sicilia

Biodanza Sicilia Creata da Rolando Toro, psicologo e antropologo cileno, Biodanza è un cammino di trasformazione e c

Centro di  BIODANZA della Sicilia18 agosto 2022 – ore 19:00Biodanza sotto le stelle        Vuoi godere della bellezza di...
09/08/2022

Centro di
BIODANZA
della Sicilia

18 agosto 2022 – ore 19:00
Biodanza sotto le stelle
Vuoi godere della bellezza di un cielo stellato d’agosto, circondati dal verde e nell’intimità della notte? “Siamo nati con le stelle” ci ricorda Biodanza, “e siamo tutt’uno con tutto quello che esiste”. Sentiremo quindi il legame che ci unisce come esseri umani e la connessione con la vita, “la sola capacità che ci può rendere felici” (R. Toro).

Conduce: Anna Maria Ciccia, Insegnante Titolare Didatta di Biodanza, Direttrice della Scuola Ufficiale di Biodanza della Sicilia, del Centro di Biodanza e del Centro di Educazione Biocentrica della Sicilia. Psicologa e Psicoterapeuta Sophianalista.

Si consiglia abbigliamento comodo e dei calzini o scarpe comode

Dopo la sessione di Biodanza completeremo la serata con pizza e bevanda.

Costo: compreso di Biodanza, pizza e bevanda: € 20,00 a persona

Luogo: “Villa Di Bella” - Via Garibaldi, 298 – 95029 Viagrande (CT)

Informazioni e prenotazioni:
Alessandra Luca: 348-9269074 - Anna Maria Ciccia: 338-5656496

ACCENDIAMO LA LUCE Accendiamo la Luce dell'Amore, la luce del Coraggio e della Creatività, in questo momento più che mai...
28/02/2022

ACCENDIAMO LA LUCE

Accendiamo la Luce dell'Amore, la luce del Coraggio e della Creatività, in questo momento più che mai accendiamo la luce dell'Amore, dell'Entusiasmo Creativo, della Sacralità della Vita, dell'Unità del Tutto.

Uniamo le mani in un cerchio d'Amore che ci unisca tutti nella coscienza dell'Unità del Tutto!

Con infinito amore
Anna

Scuola “Rolando Toro” della Sicilia     12 – 13 febbraio 2022  “Processo Evolutivo in Biodanza”          Quanto l’essere...
04/02/2022

Scuola “Rolando Toro” della Sicilia

12 – 13 febbraio 2022

“Processo Evolutivo in Biodanza”

Quanto l’essere umano, vivente fra ciò che è vivente, diventa un fattore di evoluzione, aperto alla dimensione del “possibile”, e se è capace di rinascere in un corpo ardente e pieno d’amore, nell’ardore della creazione e nell’estasi della fusione cosmica, aspetti fondamentali nel percorso di Biodanza.

Sede della Scuola: "Villa Di Bella" - Via Garibaldi, 298 – Viagrande (CT)
Lo stage è aperto a tutti
Conduce: Anna Maria Ciccia, Insegnante Titolare Didatta di Biodanza, Direttrice della Scuola Ufficiale di Formazione “Rolando Toro” della Sicilia, Psicologa e Psicoterapeuta Sophianalista.

Gli orari dello stage saranno i seguenti:

- sabato: dalle ore 10:00 alle ore 13:30 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00
- domenica: dalle ore 10:00 alle ore 13:30 e dalle ore 15:30 alle ore 18:00

Info e iscrizioni:
Mobile: 338-56.56.496 - Telefax: 095/21.23.48
Sito: www.biodanzasicilia.it Mail: biodanza_sicilia@yahoo.com
AIPOB– “Scuola di Formazione in Biodanza Sistema Rolando Toro”
Sede Regionale della Biodanza Sicilia

BIODANZA, FUCINA DI BELLEZZA E AMOREBiodanza, un luogo dove tutto quello che può sembrare un’illusione diventa realtà: d...
17/01/2022

BIODANZA, FUCINA DI BELLEZZA E AMORE

Biodanza, un luogo dove tutto quello che può sembrare un’illusione diventa realtà: danze, incontri, abbracci, linguaggi universali dove la comunità si riconosce nella sua essenza. Senza barriere, diversità, colore della pelle, ruoli, abbattendo il muro della solitudine e dell’isolamento.

Fucina di scienza, poesia, esperienze, saperi, conoscenze, arte, culture, amore incondizionato, tutto quanto il Prof. Rolando Toro, creatore del Sistema Biodanza, aveva immaginato: persone in un’unica ronda di cuori pulsanti per riscattare insieme il diritto di ognuno di noi di vivere con pienezza ogni istante della nostra vita.

Scuola “Rolando Toro” della Sicilia     15 – 16 gennaio 2022  “Il Gruppo di Biodanza”       Il Gruppo è un Biogeneratore...
06/01/2022

Scuola “Rolando Toro” della Sicilia

15 – 16 gennaio 2022

“Il Gruppo di Biodanza”
Il Gruppo è un Biogeneratore, un centro generatore di vita. La concentrazione di energia che converge all’interno del Gruppo produce un potenziale superiore alla somma delle sue parti. Si crea così un campo magnetico nel quale si riflettono e proiettano emozioni, sensazioni e desideri.

L’atmosfera che si crea è quella di un mondo senza barriere; questa atmosfera consente che si diventi permeabili alla presenza dell’altro e che si manifestino emozioni integratici di grande intensità.

Sede della Scuola: "Villa Di Bella" - Via Garibaldi, 298 – Viagrande (CT)
Lo stage è aperto a tutti
Conduce: Anna Maria Ciccia, Insegnante Titolare Didatta di Biodanza, Direttrice della Scuola Ufficiale di Formazione “Rolando Toro” della Sicilia, Psicologa e Psicoterapeuta Sophianalista.

Gli orari dello stage saranno i seguenti:

- sabato: dalle ore 10:00 alle ore 13:30 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00
- domenica: dalle ore 10:00 alle ore 13:30 e dalle ore 15:30 alle ore 18:00

Info e iscrizioni:
Mobile: 338-56.56.496 - Telefax: 095/21.23.48
Sito: www.biodanzasicilia.it Mail: biodanza_sicilia@yahoo.com

23/12/2021

NOCHE DE INVIERNO vals - Orchestra Tipica Victor album 1929/1944 - cantante: Lita Morales

LA DANZA DELLA VITA Moltiplicheremo i gesti di Vita in ogni nostro passo per il mondodanzeremo la danza della vita nei n...
19/09/2021

LA DANZA DELLA VITA

Moltiplicheremo i gesti di Vita in ogni nostro passo per il mondo
danzeremo la danza della vita nei nostri corpi
e saremo le lingue che trasmetteranno con passione
il nostro messaggio al pianeta.

Creeremo fino all'infinito.
Manterremo viva la nostra follia
difendendo la pulsione della vita.

La nostra pelle profumerà di sensualità nell'incontro
e il cuore farà traboccare la sua allegria
nell'abbondanza dell'abbraccio.

IL DIRITTO ALL'AMORE E ALLA GIOIA La Biodanza reclama per l'essere umano la sensazione piena di vivere e ci aiuta a real...
07/09/2021

IL DIRITTO ALL'AMORE E ALLA GIOIA

La Biodanza reclama per l'essere umano la sensazione piena di vivere e ci aiuta a realizzare la connessione profonda con noi stessi, con gli altri esseri umani e con la vita; ci aiuta anche ad affrontare la paura che invece blocca la fiducia reciproca, la speranza, la realizzazione personale, l'autostima, l'amore e la gioia.

Con Biodanza, inoltre, realizziamo l’accesso al meraviglioso e al sacro che vive, puro e luminoso dentro e tutt'intorno a noi, e realizziamo quel processo magico chiamato "coraggio" che ci permette di sbloccare tutta l'energia imprigionata e di trasformarla nella "pura luce del cambiamento" (Rolando Toro)

IL DATO INTERIORE LUMINOSOLa Biodanza reclama per l’essere umano il sentimento di miracolo, la sensazione piena di viver...
17/08/2021

IL DATO INTERIORE LUMINOSO
La Biodanza reclama per l’essere umano il sentimento di miracolo, la sensazione piena di vivere, e non soltanto l’ansietà di sopravvivere, e fa si che ogni partecipante diventi protagonista del suo processo di crescita riportandolo alla grandezza umana e a un coinvolgimento reale con la vita.

La chiave della comprensione è profondamente inscritta dentro di noi e, quando abbiamo il coraggio di essere fedeli a quel dato interiore luminoso, possiamo sapere in ogni momento dove dirigere i nostri passi per realizzare cambiamenti a livello organico, psicologico ed esistenziale, per essere fonti di gioia per noi e per l’altro e per vivere una vita gioiosa e piena d’amore, qualsiasi cosa accada attorno a noi.

UNA NUOVA CIVILTA'     Per inaugurare una nuova civiltà sarà necessario creare un sistema di risonanza con la parte lumi...
26/07/2021

UNA NUOVA CIVILTA'

Per inaugurare una nuova civiltà sarà necessario creare un sistema di risonanza con la parte luminosa di noi stessi e degli altri esseri umani, una specie di chiave maestra del cuore, capace di scoprire questo seme di bellezza inenarrabile.

Allora vedremo segnali che parlano un nuovo linguaggio, fatto di intimità, di comprensione senza parole, di complicità assoluta nell'amore.

Il Coraggio e la Biodanza       Coraggio è la capacità di sfidare la propria ombra per accedere alla luce.        Coragg...
29/06/2021

Il Coraggio e la Biodanza
Coraggio è la capacità di sfidare la propria ombra per accedere alla luce.
Coraggio è sfidare le paure e l’oppressione; è affrontare la sofferenza e ascendere alla luce. Il coraggio è la nostra possibilità di incendiarci d’amore, questo strano attrattore.
La Biodanza è magica; il corpo dell’altro è una fonte di salute. L’altro mi può contagiare e dare immunità dall’unghia del piede fino all’ultimo capello. Quando stiamo abbracciando una persona, ci stiamo dando il coraggio di abbracciare tutta l’umanità.
Coraggio è cambiare stile di vita, coraggio è danzare, abbracciare e amare.
Coraggio è la capacità di rinascere e la Gioia può essere infinita…

CENTRO DI EDUCAZIONE BIOCENTRICA DELLA SICILIATra le priorità del Prof. Rolando Toro negli ultimi anni della sua vita vi...
18/05/2021

CENTRO DI EDUCAZIONE BIOCENTRICA DELLA SICILIA

Tra le priorità del Prof. Rolando Toro negli ultimi anni della sua vita vi era l'espansione della sua "nuova pedagogia" che ha come obiettivo fondamentale la connessione con la vita e lo sviluppo dell'affettività.

Il Centro di Educazione Biocentrica è un progetto del Prof. Rolando Toro che teneva moltissimo all'Educazione Biocentrica e alle sue applicazioni con i bambini e nelle scuole di ogni ordine e grado

Secondo lui la Biodanza costituisce lo strumento privilegiato per la realizzazione dei principi dell’Educazione Biocentrica, la cui azione educativa costituisce una speranza per il futuro dell’umanità.

BIODANZA E IL "PROGETTO MINOTAURO"Ancora un resoconto su un’altra estensione della Biodanza: Il Progetto Minotauro, ripr...
30/03/2021

BIODANZA E IL "PROGETTO MINOTAURO"

Ancora un resoconto su un’altra estensione della Biodanza: Il Progetto Minotauro, ripreso dal famoso mito greco del Minotauro. Secondo tale mito Atene, sottomessa a Creta, doveva fornire ogni anno il sacrificio di sette fanciulli e sette fanciulle al Minotauro. Minosse, saggio re di Creta, fece rinchiudere il Minotauro nel labirinto progettato dall’ingegnere Dedalo. Teseo, figlio del re ateniese Egeo, con l’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che grazie al suo leggendario filo lo condusse fuori dal labirinto, riuscì a uccidere il Minotauro e a interrompere il sacrificio dei fanciulli ateniesi.

Nel Progetto Minotauro di Biodanza il labirinto rappresenta le paure ancestrali e le difficoltà del vivere dell’uomo moderno, intrico nel quale può perdersi definitivamente. Egli allora, per “ritrovarsi”, necessita del famoso filo di Arianna che lo guidi nei dedali della sua anima. Lo stage si prefigge appunto il superamento delle proprie paure semplicemente affrontandole, non da soli ma guidati dai consigli di un insegnante esperto di Biodanza. Come si suol dire, “Tagliare la testa al toro”, “Prendere il toro per le corna” e a proposito di tori e di minotauri, questi modi di dire potrebbero adoperarsi benissimo come slogan per sintetizzare i due giorni previsti per lo svolgimento dello stage. Due modi di dire che vogliono significare l’energica, coraggiosa e improvvisa risoluzione di un uomo di risolvere un problema che da tempo lo assilla. Come già detto prima, in Biodanza il Minotauro vuol simboleggiare le paure e le difficoltà che si avviluppano nella mente delle persone, fino a formare un labirinto nel quale è difficile orientarsi. Il progetto mira dunque, sotto la guida di un insegnante di Biodanza, a incoraggiare le persone a mettersi a tu per tu con le proprie paure, a sfidarle e a superarle gradualmente, uscendo infine dal labirinto.

Tutto questo, infatti, succede nei due intensissimi giorni di stage. Ognuno compila un test su una serie di paure che ostacolano l’espressione e lo sviluppo del potenziale genetico dell’uomo. La paura di vivere, che soffoca la vitalità; la paura dell’amore, che inibisce il potenziale affettivo e sessuale; la paura del primordiale, che blocca la trascendenza; e la paura dell’espressione, che isterilisce la creatività. Il test è accompagnato da un breve colloquio con l’insegnante. Dopodiché quest’ultimo/a, con creatività e competenza, elabora su misura per ciascuno un esercizio specifico per affrontare la paura che è emersa maggiormente dal test. Un mare burrascoso di paure e di emozioni represse viene risvegliato dal loro angoscioso sonno, molti fantasmi si affacciano alla coscienza, ma gli stagisti, come tanti coraggiosi Teseo, si avventurano ugualmente nel pauroso labirinto interiore in cui si sono trasformate le loro maggiori istanze di essere umani, soffocate da una cultura comunque ancora inibente e repressiva. Nei due giorni vengono percorsi i personali labirinti interiori per arrivare ad incontrare e sfidare il temibile Minotauro. Inevitabili sono le ansie, forti le emozioni, copiose le lacrime di commozione, ma alla fine chi sa affrontare le proprie paure esce vittorioso dal suo labirinto interiore, anche grazie al coraggio e al sostegno che solo un gruppo compatto e solidale riesce magnificamente a infondere a ciascuno dei suoi componenti. Solidarietà che è imprescindibile dal progetto, in quanto, come un invisibile filo di Arianna, rassicura, accompagna e orienta verso l’agognata luce dell’uscita.
All’interno del proprio labirinto, ognuno prende il suo Minotauro per le corna. Lo guarda negli occhi quando è ancora sbuffante e inferocito. Con brivido ne sente il caldo e minaccioso alito sul viso. Lo riconosce come parte di sé da lungo tempo repressa e deviata dall’impulso gioioso alla vita e perciò divenuta ansiogena. Infine non lo teme più, e anzi lo ama, lo abbraccia e lo riconduce, almeno per quel momento, alla sua reale funzione vitale, riappacificandosi trionfalmente con esso, nuovamente animale interiore necessario nella vita.

Per compiere simile viaggio all’interno delle proprie paure, molti soffrono; ma non inutilmente. Il loro percorso è di morte (dei vecchi schemi mentali deleteri) e di rinascita, e in quanto rinascita, deve passare necessariamente per la sofferenza. Un tipo di sofferenza però non sterile e anzi funzionale alla vita – in quanto energia finalizzata alla lotta contro le proprie paure e non contro se stessi – la cui forza positiva espressa mira a dissolvere il conflitto originatosi tra istinto e ragione e a sgomberare la strada alle sane pulsioni. Già a Ginostra gli Argonauti avevano simbolicamente eseguito il rito di morte e di rinascita attraverso il fuoco, sul quale gettarono i fogli di carta sui cui avevano elencato le loro maggiori negatività. Da quelle ceneri, come l’araba fenice, rinacquero più belli interiormente e più liberi da inutili fardelli. Ne Il Progetto Minotauro invece, dal simbolismo si è passato direttamente ai fatti per trasformare le paure inutili in impulso vitale.
Come significativa chiusa di questo breve resoconto, che ovviamente può riportare, e molto sinteticamente, soltanto la fredda cronaca della ben più ampia e profonda dimensione umana e vasta gamma emotiva che solo i partecipanti possono vivere in uno stage, trascrivo una frase di Cesare Pavese, che mi pare ne sintetizzi molto bene il senso: “Non si supera una paura evitandola, bensì attraversandola”. E in questo stage se ne sono attraversate di paure!

Il disegno "Il Minotauro e la bambina" è di Picasso

23/03/2021

Missione Argonauta. Cronaca di un’estensione della Biodanza
Angelo Lo Verme

Continuando sulla scia dei precedenti articoli dedicati alla Biodanza, la moderna disciplina per il raggiungimento del benessere emotivo, fisico e psicologico dell’uomo e per lo sviluppo del suo potenziale umano, in questo si parlerà di un suo particolare campo di applicazione, la “Missione Argonauta”, che è l’interpretazione simbolica del mito greco degli Argonauti. Nella mitologia greca gli Argonauti sono i circa cinquanta eroi greci che Giasone, figlio di Esone e discendente del dio Eolo, condusse con sé sulla sua nave Argo alla ricerca del Vello d’Oro di un ariete sacro. Gli argonauti quindi furono coloro che navigarono sulla nave Argo, che attraverso l’Eridano (l’attuale fiume Po) giunsero in Liguria e da qui in Sardegna, poi solcarono il Mediterraneo passando per Scilla e Cariddi, e dopo tante peripezie riuscirono a recuperare l’ambito Vello d’Oro.
La Missione Argonauta nella Biodanza rappresenta la ricerca della propria parte istintiva e del primordiale mistero della vita, attraverso avventure straordinarie e difficili, in un ambiente naturale forte e incontaminato, come può essere Ginostra, l’atavico villaggio abbarbicato sul fianco sud-occidentale dell’isola vulcanica di Stromboli. Infatti, questo breve reportage estivo narra di questo borgo di una quarantina di abitanti, scelto appositamente per le sue caratteristiche naturali ancestrali, ancora incontaminate, dove la forza degli elementi facilita quel viaggio interiore verso le proprie origini.
In questo borghetto dai dintorni aspri e austeri che è Ginostra, il tempo è rimasto incantato, renitente al richiamo della modernità che annienterebbe una straordinaria tipicità, ineguagliabile per fascino e stile di vita austero, almeno per chi lo ama, magari per qualche settimana utile per riscoprire sensazioni ed emozioni che la modernità ha soffocato. Quando l’uomo si allontana dalla natura non matura l’amore e il rispetto che essa merita. Fino agli inizi del 2004 addirittura qui non c’era nemmeno la corrente elettrica: per vedere si usavano le torce. Certo, scelta estrema, ma che la sera ripagava con un cielo stellato impossibile da sperimentare nelle città e nemmeno nelle campagne a causa dell’inquinamento luminoso. Dal 28 febbraio del 2004 l’elettricità è generata da pannelli fotovoltaici e gruppi elettrogeni a gasolio e vi è stata pure portata l’acqua corrente. Non ci sono strade né tantomeno traffico veicolare, ma solo viottoli e interminabili e strette scalinate. Raggiungibile solo via mare, solo nel 2004 a Ginostra è stato inaugurato un pontile di attracco per aliscafi e traghetti. Prima vi si accedeva attraverso un porticciolo, “u pirtusu”, il più piccolo del mondo, come informava con vanto una rozza tavola di legno scritta a mano e attaccata a uno scoglio. Talmente piccolo che i turisti, coi loro bagagli, venivano trasbordati al largo dall’aliscafo su una barca a remi. Avvicinandosi dal mare, il visitatore estivo rimane ammaliato dall’imponenza burbera e taciturna del monte vulcanico che si staglia alto e domina sul mare. E resta pure abbacinato dal paesaggio selvaggio e a forti tinte invaso dal sole cocente, col suo gruppuscolo di case bianche incredibilmente abbarbicate sul pendio e con i fichi d’india e gli arbusti stenti e disidratati.
Una volta sbarcati sull’angusto molo, i bagagli dei turisti vengono caricati dagli addetti sui mulo-taxi che s’inerpicano indolenti su un percorso a tornanti rozzamente gradinato in cemento. Oggi per il trasporto dei bagagli si usano anche le carriole a motore. Una volta su, attraverso il breve sentiero principale del villaggio, che come una terrazza naturale si affaccia vertiginoso sul mare, si giunge al bar, all’unico bazar, alla chiesa e all’unico negozio di alimentari. Sempre in salita e serpeggianti, dal principale si dipartono gli altri viottoli secondari che portano alle varie casupole disposte in maniera disordinata tra ulivi, fichi d’india e alberi da frutta radicati su un riarso terreno in pendio. In una di queste bianche abitazioni, quella posta più in alto, ogni anno nel mese di agosto alloggiano i moderni aspiranti argonauti. La mattina essi “biodanzano” sulla panoramica terrazzina della casa tutti compresi, sperimentando emozionanti vivencias condotte dalle’insegnanti di Biodanza Eliane Matuk e Anna Maria Ciccia. Una delle vivencias consiste nel danzare a turno, il proprio animale, quello che ognuno sente più rappresentativo della propria personalità.
Non può esserci posto più adatto per loro, cercatori del vello d’oro, simbolo dell’animalità persa. Essi ogni anno celebrano la vita, immersi per sei giorni in un raro ambiente in cui si combinano con viva forza primitiva i quattro elementi. Il vulcano, che li osserva maestoso col suo pennacchio di fumo nero e che ogni tanto brontola con boati cupi simili a tuoni. Il mare, possente, rumoroso e selvaggio che circonda l’isola. L’aria, che il vento energico delle Eolie rende viva, come animata. La terra, calda e materna.
A metà dei sei giorni di stage, i novelli argonauti ogni anno tentano la scalata del vulcano per immergersi più animalmente negli elementi. Provvisti dell’occorrente per la faticosa salita, partono nel pomeriggio sotto un sole bruciante, al seguito di una guida esperta. I coraggiosi argonauti si lasciano dietro la dimensione pur sempre domestica del villaggio per avventurarsi, sudando e faticando, verso luoghi ancora più aspri. Dal Timpone Punta du Corvu, situato a circa 120 metri dal livello del mare, la salita si fa più dura. Devono raggiungere i 926 metri della vetta più alta. Per tre ore si arrampicano per sentieri erti e accidentati, sdrucciolevoli e polverosi, tra arbusti di vario genere e cespugli di capperi. Al tramonto arrivano in una vallata dall’aspetto lunare, la Purtedda d’a Ginostra-Cimitero, col suolo intatto di nera cenere in cui gli scarponi sprofondano. Il silenzio è surreale. Dietro, l’orizzonte marino sembra un lontano specchio appannato, pallido e rossastro nella semioscurità del tramonto. Giunti al lato opposto, si vede l’altro tratto di mare, già più scuro. Alla fioca luce delle torce si sistemano precauzionalmente gli elmetti sulla testa e salgono l’ultimo sentiero pervaso da un acre odore di zolfo, fino a trovarsi su una sottile striscia di terra cinerea posta appena a 200 metri al di sopra dei due attivissimi crateri.
Lo spettacolo ineffabile ripaga pienamente gli argonauti della stanchezza. Si sgravano degli zaini e si stendono sopra il suolo che è impressionantemente caldo del fuoco sotterraneo, e consumano una cena frugale, interrotta ogni tanto da spettacolari spruzzi di rossi lapilli infuocati. Nello stesso istante, in lontananza, dal mare si vedono saettare una miriade di flash fotografici di appassionati imbarcati per assistere dal basso a ciò che somiglia a uno scenario di fuochi d’artificio. Sopra, quella piazzetta privilegiata si va riempiendo di numerosi gruppi al seguito di altre guide.
A tarda sera tutti ridiscendono a distanza di sicurezza, fino a degli spiazzi vagamente pianeggianti, e si infilano dentro ai sacchi a pelo per tentare un sonno difficile sopra il duro suolo e sotto un cielo stellato e palpitante da mozzare il fiato per la sua bellezza. All’alba la guida dà la sveglia, e gli argonauti si preparano per la discesa dalla parte di Stromboli. L’ultimo tratto, a Schicciola, un ripidissimo canalone, lo scendono a rotta di collo, sprofondando coi piedi nella sabbia scioltissima, felici, estatici, attratti dal mare. Sulla spiaggia di fini ciottoli si liberano degli indumenti e di corsa si tuffano in mare, alle sette del mattino, con un’acqua che è insospettabilmente calda. Nuotano gioiosi come bimbi tra le lunghissime onde che li cullano dolcemente. A quanto pare, almeno per il momento, il Vello d’Oro è stato recuperato.
L’ultima sera dello stage, i vittoriosi argonauti, sull’alta terrazzina rendono simbolicamente omaggio ai prodotti della terra con un banchetto a base di frutta e miele. Ognuno ne mangia e ne fa dono agli altri, seduti per terra. Poi si raccolgono in un momento di profonda comunione. E’ davvero il caso di dire che a Stromboli ogni anno questi moderni argonauti riescono a compiere la loro missione.

15/03/2021

LA BIODANZA
Articolo di Angelo Lo Verme
La Biodanza favorisce l’integrazione dei due emisferi, fisiologicamente collegati dal corpo calloso, ma psicologicamente separati da una cultura occidentale prevalentemente razionale, analitica, cognitiva-verbale, riequilibrando lo scompenso che tale cultura comporta. Simile integrazione sviluppa le facoltà creative dell’individuo. Nel tempo inoltre, mediante la stimolazione controllata di cui si è già detto dell’identità e della regressione, dello stato dell’attività e del rilassamento, si può giungere a un buon equilibrio tra questi due estremi, favorendo l’omeostasi, l’equilibrio neurovegetativo, e di conseguenza la riduzione dell’ansia e degli stress negativi.
A proposito di stress è utile esporre brevemente i meccanismi che lo regolano. Nel 1936 Hans Selye, biologo viennese all’università di Montreal (Canada), introdusse il termine di stress, che in inglese significa pressione, sollecitazione, sforzo, per indicare la risposta degli organismi agli stimoli interni o esterni che tendevano a modificarne lo stato di equilibrio, od omeostasi. Egli, lavorando su alcuni topi, si accorse che l’iniezione di diversi preparati ghiandolari provocava nel loro organismo sempre la stessa risposta: l’ingrossamento e l’iperattività della corteccia surrenale, l’atrofia del timo e dei nodi linfatici e ulcere gastrointestinali.
Successivamente notò che la stessa risposta si aveva anche in seguito a infezioni, fratture ossee, fatiche pesanti e prolungate, sbalzi di temperatura ambientale, esposizione a raggi X, ecc.. Da ciò ne dedusse che l’organismo reagiva con lo stesso sistema di adattamento ai diversi fattori, chiamati agenti stressanti o stressori. Lo stress è, dunque, la condizione aspecifica e sempre uguale in cui si trova l’organismo quando deve adattarsi a qualunque novità. La reazione allo stress coinvolge tre sistemi: quello endocrino, quello neurovegetativo e quello immunologico.
Il sistema endocrino od ormonale è costituito dalle ghiandole a secrezione interna di specifici ormoni. Quello neurovegetativo comprende le due sezioni, ortosimpatico e parasimpatico, che hanno funzioni opposte. La prima, detta anche sistema adrenergico in quanto il suo mediatore chimico è l’adrenalina, eccita l’organismo, comportando l’aumento della frequenza cardiaca, la dilatazione dei bronchi e l’aumento degli atti respiratori per introdurre più ossigeno, l’accelerazione del metabolismo, l’aumento della temperatura interna e il rialzo della pressione. Insomma, il sistema adrenergico prepara l’organismo alla reazione, alla resistenza, alla lotta, oppure alla fuga qualora si rendesse necessario.
La seconda sezione invece, detta anche sistema colinergico in quanto il suo mediatore chimico è l’acetilcolina, ha funzioni opposte che riconducono l’organismo al riposo, al recupero, al rinnovamento organico.
Lo svizzero Walter R. Hesse, premio Nobel per la medicina e la fisiologia, riguardo alla naturale alternanza tra i due sistemi ha dimostrato che nell’ipotalamo vi sono due zone distinte: una è chiamata ergotropica (ergon = lavoro + tropos = orientato), la cui stimolazione determina la comparsa di fenomeni regolati dal sistema ortosimpatico; l’altra è chiamata trofotropica (dal greco trophe = nutrimento). L’alternanza tra i due sistemi costituisce la naturale predisposizione dell’organismo all’attività e al necessario riposo.
Lo stress entro certi limiti è indispensabile. D’altronde, se esso non esistesse, l’organismo resterebbe inerme nei confronti delle aggressioni, esterne ma anche interne (va ricordato che possono agire da stressori anche gli stimoli di natura psicologica, emotiva e sociale). In fondo lo stress, come amava dire Hans Selye, in un sistema in equilibrio è il sale della vita, la carica che ci permette di andare avanti e di risolvere le continue sfide che ci propone la quotidianità e la vita in generale.
Per contro, è ugualmente importante che dopo uno stress più o meno prolungato arrivi anche la fase di rilassamento, di riposo, affinché le cellule dell’organismo abbiano la possibilità di ricaricarsi. Uno stato di buona salute ruota anche attorno alla complementarità di queste due sezioni, altrimenti si va incontro a uno squilibrio neurovegetativo
[…] Il terzo sistema, quello immunologico, deputato alla difesa dell’organismo da sostanze estranee (batteri, virus, ecc.), secondo recenti studi, è fortemente influenzato dagli altri due, tanto da adoperarsi ora un termine che indica l’indissolubilità e la reciprocità dei tre sistemi: il sistema neuroendocrinoimmunologico. Studi moderni hanno dimostrato che durante uno stress prolungato il sistema immunitario viene naturalmente depresso, probabilmente perché è in corso una priorità nell’impiego delle energie volte alla reazione a uno stressore, esterno o interno che sia. Oggi capita spesso però che una cultura sempre più separata dalla natura, una società competitiva e materialista e i ritmi frenetici a cui ci sottopongono le innumerevoli esigenze della vita moderna, attivino prevalentemente il sistema adrenergico. Per cui non si riesce più a raggiungere il giusto e naturale equilibrio tra i due sistemi, e conseguentemente nemmeno ad avere la sufficiente ricarica dell’organismo. L’organismo si ritrova ad essere costantemente sotto pressione, sotto continua accelerazione, e ciò può divenire nel tempo una disfunzione cronica che comporta svariati disturbi di tipo psicosomatico, insoddisfazione e la sensazione di essere perennemente “scarichi”.
Si comprende dunque come la Biodanza, agendo sul sistema neuroendocrinoimmunologico attraverso la pratica ripetuta di specifiche vivencia, possa ripristinare l’equilibrio dei meccanismi di autoregolazione e risolvere nel tempo i vari disturbi psicosomatici che allo squilibrio di questo erano associati, oltre a favorire il rinnovamento organico e lo stato di benessere generale. Gli effetti della Biodanza si possono, infatti, collocare su due livelli. Quello di benessere immediato relativo al momento vivenciale del qui e ora, e quello cumulativo di una sempre maggiore acquisizione del vissuto vivenciale come patrimonio interiore da esportare nella vita quotidiana, innescando di fatto un processo di cambiamento duraturo nel rapporto con se stessi, con gli altri e con la natura. Tutto ciò proietta il “biodanzante” verso una crescente maturità psicofisica, verso una sempre più chiara coscienza di sé, dei propri desideri più intimi e della propria identità più autentica, e verso un più alto grado di soddisfazione nel percepirsi definita parte del Tutto cosmico e di conseguenza verso un maggiore senso ecologico.
La pratica della Biodanza può porsi anche come valido strumento di prevenzione di disturbi più seri, se si considerano, da un lato, la responsabilità che l’unità mente-corpo ha nella rinuncia a fronteggiare insulti che possono evolvere, più o meno rapidamente, in malattie, anche gravi, quando essa (l’unità mente-corpo) non è nelle condizioni di equilibrio necessario per combatterle adeguatamente, e, dall’altro, la capacità innata di autoguarigione che essa possiede all’interno di uno stato di equilibrio interiore. Infatti, la Biodanza agisce sulla parte sana e vitale degli individui, stimolandone l’espressione e lo sviluppo; inoltre essa ha importantissimi effetti sullo sviluppo, l’espressione e l’integrazione del Potenziale genetico umano. Quest’ultimo è un potenziale di armonica e varia espressione della vita, iscritto geneticamente in ogni cellula dell’organismo, che Rolando Toro nel suo Modello Teorico di Biodanza ha rappresentato sull’asse cartesiano delle ordinate come cinque linee di vivencia interconnesse a spirale che si retroalimentano e salgono verso lo sviluppo armonico e la naturale integrazione fra di loro. Tali cinque linee rappresentano:
1) La Vitalità
2) La Sessualità
3) La Creatività
4) L’Affettività
5) La Trascendenza
1) La linea della vitalità si genera a partire dall’insieme delle funzioni destinate a mantenere l’omeostasi, e comprende gli istinti di conservazione, di fame, di sete, le risposte di lotta o di fuga, e le funzioni di regolazione dell’attività e del riposo.
2) La linea della sessualità trova la sua genesi nei complessi meccanismi della differenziazione sessuale, delle funzioni delle gonadi e degli organi genitali. Essa comprende l’istinto sessuale e la funzione dell’orgasmo, il desiderio e la ricerca del piacere, così come le molteplici emozioni coinvolte nella manifestazione e nella soddisfazione dell’istinto sessuale, la cui finalità biologica è la riproduzione.
3) La linea della creatività è legata all’istinto di esplorazione e agli impulsi di innovazione presenti negli organismi viventi. Questa linea rappresenta la capacità di adattamento creativo alle trasformazioni dell’ambiente.
4) La genesi biologica della linea dell’affettività è in relazione con l’istinto di solidarietà all’interno della specie, che sono gli impulsi gregari, le tendenze altruistiche e i riti associativi. Questi impulsi di cooperazione e di solidarietà culminano in sentimenti altruistici e costituiscono la genesi dell’amore.
5) E per finire, la linea della trascendenza rappresenta la potenziale capacità che l’individuo possiede di superare la forza del proprio Io e di andare più in là dell’autopercezione per identificarsi con l’unità cosmica.
Per esprimersi compiutamente e in reciproca sintonia e integrazione, il potenziale genetico necessita di opportuni eco-fattori insiti nell’ambiente. Spesso succede però che l’ambiente, la cultura, l’educazione producano eco-fattori negativi che inibiscono tale potenziale. Per cui si verificano negli individui dissociazioni tra i vari potenziali in cui alcuni sono più sviluppati rispetto agli altri. La Biodanza favorisce lo sviluppo armonico e l’integrazione del potenziale genetico attraverso specifiche vivencia, sollecitando l’insorgere di determinate emozioni che comportano la secrezione di alcuni ormoni naturali e il rilascio di opportuni neurotrasmettitori. Gli ormoni e i neurotrasmettitori risvegliano e movimentano le funzioni del potenziale genetico, in maniera tale da permetterne l’espressione nel qui e ora vivenciale e lo sviluppo e l’integrazione, laddove erano inibiti, con le altre parti del sistema, in un percorso più o meno lungo nella misura in cui gli isolati benefici vincolati al momento vivenciale si riflettano nella vita di tutti i giorni, e qui rinsaldati da un naturale meccanismo di rinforzo.
Dunque, se le dissociazioni possono definirsi la separazione delle parti all’interno di un’unità, e l’integrazione, invece, l’insieme dei processi che mettono in correlazione le parti con il tutto, si potrebbe dedurre una definizione provvisoria della salute e della malattia, per cui l’organismo sano (mente-corpo) è quello che accoglie gli eco-fattori che rinforzano la sua unità e rifiuta quelli che la compromettono, mentre l’organismo ammalato è quello che si estranea dagli eco-fattori che potrebbero determinare la sua stabilità e accoglie quelli che la dissociano.
Nella considerazione di quanto esposto, si può concludere dicendo che la Biodanza è un sistema che integra e sviluppa tutte le funzioni e le potenzialità rivolte alla vita, alla salute e al benessere psicofisico, che sono insite nell’essere umano. Per ciò una sua pratica continuata nel tempo può determinare un nuovo stile di vita che può produrre benefici effetti preventivi, terapeutici, psicologici e fisiologici nell’individuo moderno o Homo tecnologicus, tutto rivolto alla valorizzazione e considerazione degli aspetti più materiali in una società sempre più competitiva all’interno degli implacabili meccanismi socio-economici e culturali. Effetti che comportano un nuovo stato di buona salute, una nuova percezione di sé e del mondo ove riscoprire il proprio corpo come sana fonte di piacere e poter riacquistare quel senso di pienezza, di forza vitale e di gioia, che oggi non sempre sono assicurati.
Angelo Lo Verme

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