30/10/2025
COMUNICATO STAMPA
Nel tardo pomeriggio di ieri abbiamo appreso che il MASAF ha emanato un decreto con cui, d’intesa con l’Unione Europea, è stata chiusa la pesca a strascico nelle acque italiane del Mediterraneo occidentale (Mar Ligure, Mar Tirreno e Mare di Sardegna)
Questa decisione è una diretta conseguenza del nuovo metodo di gestione delle giornate di pesca adottato dal Ministero per il 2025. Negli anni precedenti a ciascuna imbarcazione veniva assegnato un numero massimo di giornate di attività e ogni singola impresa di pesca era vincolata individualmente al suo rispetto. In questo modo era assicurato un trattamento paritario a tutti gli operatori dell’area senza operare discriminazioni tra le diverse marinerie.
Nel 2025 il Ministero ha introdotto un nuovo meccanismo che prevede un monte totale di giornate di pesca per l’intera area del Mar Ligure, Mar Tirreno e Mare di Sardegna assicurando che tale tetto massimo sarebbe stato congruo e avrebbe assicurato a tutte le imprese di pesca attive nell’area la possibilità di operare in modo sostenibile. Il Ministero aveva inoltre assicurato che il nuovo meccanismo non avrebbe creato effetti distorsivi tali da danneggiare alcune marinerie e filiere avvantaggiandone altre.
Purtroppo all’introduzione di questo nuovo metodo non è seguita un’adeguata attività di indirizzo e controllo delle attività delle marinerie, necessaria per garantire l’equa applicazione di regole che valgono per tutti.
Infatti è stato consentito ad alcune marinerie, in particolare a quelle siciliane di Mazzara del Vallo, di pescare ad oltranza anche nel mare prospicente le coste Toscane con il risultato che le imbarcazioni di queste marinerie nei primi 9 mesi del 2025 hanno pescato per oltre 200 giorni ciascuna contro il 160 previsti dal precedente sistema, andando ad erodere le giornate che in teoria sarebbero state a disposizione delle barche toscane.
Durante l’anno è stato più volte segnalato al Ministero che si stava verificando una grave stortura del sistema e che il nuovo meccanismo stava penalizzando le imprese di pesca della nostra area, già duramente provate da eventi atmosferici eccezionali che avevano avuto forti impatti sull’attività dei pescatori.
Il Ministero non ritenuto di intervenire tempestivamente per correggere le evidenti disparità che il nuovo metodo stava creando e, una volta constatato il superamento del tetto massimo, invece di assumersi, anche di fronte all’Unione Europea, la responsabilità dell’errata individuazione e gestione della attività di pesca nel Mar Ligure, Mar Tirreno e Mare di Sardegna e comportarsi di conseguenza, ha pilatescamente chiuso la pesca per non avere problemi con l’UE.
Dobbiamo prendere atto che in questa situazione il MASAF ha avallato una palese discriminazione delle imprese di pesca, come quelle della marineria di Viareggio, che sono da tempo orientate verso una gestione sostenibile e rispettosa dell’ambiente mettendo a rischio intere filiere che rappresentano elementi importanti del tessuto socio-economico locale. Il risultato sarà, purtroppo, quello di distruggere anni di legalità, innovazione e investimenti per dare un futuro sostenibile al settore,
A questo punto, siamo costretti a chiedere alla politica di essere chiara e trasparente nel dirci quali sono gli obiettivi per il settore pesca in Italia. Se la scelta è quella di far morire una parte della marinerie, che a nostro giudizio, tra l’altro, è quella più in linea con gli obiettivi di sostenibilità di lungo periodo, lo dichiari apertamente e attivi tutte le misure e gli strumenti che sono necessari per gestire una crisi di settore diffusa e consentire una transizione che assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali di tutta la filiera (imprese di pesca, organizzazioni di produttori, cooperative di imprese di pesca che gestiscono i servizi a terra, consorzi) e tuteli il valore che è stato creato in questi anni di impegno e investimenti per una pesca sempre sostenibile e rispettosa di legalità e ambiente.