Dott.ssa Paola Giacco Psicologa - Psicoterapeuta

Dott.ssa Paola Giacco Psicologa - Psicoterapeuta Psicologa Psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia individuale, di coppia e familiare. Formatore scolastico

Specialista in: comportamenti del disturbo alimentare, Play Terapy, Psicologia di comunità e processi formativi.

10/10/2025
Una storia che parla  di crisi e su come attraversarla ... I momenti di crisi sono sempre temuti all' interno di ogni co...
09/10/2025

Una storia che parla di crisi e su come attraversarla ...

I momenti di crisi sono sempre temuti all' interno di ogni contesto. Non ci piacciono! E come darvi torto?! Il termine è associato a sentimenti poco piacevoli da sperimentare quali tristezza, rabbia, paura. Eppure la crisi nasce dall' evoluzione dei sistemi e se non evolviamo, rischiamo di rimanere imbrigliati nelle maglie di un tempo che scorre inevitabilmente. La crisi è la possibilità di adattare nuove forme a vecchi schemi. È la possibilità di pensare e di darsi il tempo di sentire. Mettereste mai un Pantalone di quando avevate 5 anni?! E magari adesso siete alti 1. 70?! Magari si, e rischiereste di restare lì a capire perché non vi entra. Guardandolo anche male! La crisi genera il caos e il caos spaventa; ma il caos è il potenziale di nuova vita. Dal caos emergono le definizioni. Definirsi sicuramente vuol dire rinunciare a qualcosa; d' altronde in questa dimensione di vita non è possibile avere tutto, a meno che non soffriamo di deliri di Onnipotenza ma anche là , state lì a vedere perché i pantaloni di quando avevate 5 anni oggi non vi entrano?!
Ma come passare dal caos alla definizione? Con la creatività, che è l' anestetico migliore per tollerare la tristezza di dover lasciare una forma per assumerne un' altra che non va più bene per noi; perché quella che lasciamo ormai è troppo stretta e troppo dolorosa. I percorsi di terapia sono proprio questo! Passaggi di forme attraverso momenti di crisi che trasformano il dolore in serenità, e non solo...

"Siamo fatti dei luoghi in cui siamo nati" (V. Teti). E alla fine ci siamo arrivati. Dopo un anno di lavoro, a portare u...
29/08/2025

"Siamo fatti dei luoghi in cui siamo nati" (V. Teti). E alla fine ci siamo arrivati. Dopo un anno di lavoro, a portare un pezzo di identità e cultura della Calabria nel mondo al congresso Internazionale di Terapia Familiare ( EFTA 2025). Ringraziamo di cuore Daniel Cundari che ha creduto in questa "follia", e per cui tutto ciò non sarebbe stato fattibile. Uno spettacolo sulla "Restanza" per dar voce a chi rimane, a chi ancora ci crede, a chi si reinventa, a chi non molla, a chi non rinnega le proprie radici ma si ri-trova in esse per far crescere nuovi frutti. A chi nel silenzio opera per rendere la vita degli altri migliore; per rendere il mondo un posto migliore. Per non far morire "il Sud del mondo". Per non morire! E Danil Cundari lo ha rappresentato perfettamente. Grazie al Prof. Saccu e alla Professoressa Telfener che custodiscono e promuovono le voci e il cambiamento. Un grazie a Rosalba per l' assistenza al computer e ad Adhoc per la grafica. In tempo di guerra c'è bisogno di "promotori di pace e di speranza"!

"Forse c'è qualcosa che ci cambierà": Un intervento integrato sul bullismo e altre storie di ordinaria "empatia". Parte ...
02/05/2025

"Forse c'è qualcosa che ci cambierà":
Un intervento integrato sul bullismo e altre storie di ordinaria "empatia". Parte II

Sono ri-entrata nella classe di alcune settimane fa, per il secondo incontro sul tema del bullismo trattato in un'ottica sistemica e con gli strumenti di Psicologia di Comunità. Sempre stessa scuola "illuminata" da una Dirigente e da un corpo docente che riesce a creare autostrade di integrazione tra professioni diverse. Infatti, nella mia assenza, gli argomenti trattati nel laboratorio, sono stati argomento di lezioni di italiano e non solo, proponendo un modello dove lo psicologo è un attivatore di cambiamento e acceleratore di processi.
Nel tornare in classe, ho scoperto che i ragazzi ricordavano bene quello che avevamo fatto. E allora, abbiamo alzato l'asticella e proposto un gioco sull'empatia, il riconoscimento delle proprie emozioni e l'apprendimento delle stesse.
Il gioco in coppie, consisteva nello scegliere un'emozione di base, e attraverso un palloncino, condividerla. Il compagno della coppia doveva indovinare di che emozione si trattava!
Non è stato certo semplice, ma è stato bello poter vedere dei ragazzi di 12 anni, tentare di capire lo stato d' animo del compagno, seguendone il movimento; guardarsi negli occhi, scoprire che, alla stessa emozione, corrisponde un movimenti diverso per ciascuno; che la rabbia è rabbia ma ognuno ha un suo modo di esprimerla, e cosi la gioia e la tristezza e la paura; ed e'stato bello poter condividere questo con gli insegnanti in aula. Un tempo magico fatto di colore e di emozione dove i processi sono stati rielaborati nel circle - time. Non posso regalarvi la visione degli sguardi dei ragazzi mentre cercavano di capire e contenere le emozioni dei compagni, ma posso regalarvi una foto che spero possa racchiudere tutto ciò.
Se riuscissimo a far parlare di più i ragazzi delle loro emozioni, ad insegnare loro a riconoscerle, esprimere , capirle, e capire quelle degli altri, forse e dico forse...qualcosa cambierà domani. E forse si smetterà di vedere l'altro come "possesso" o come "rivale". Ma l' altro è altro e perché altro, è da rispettare!

A chi sogna ancora di migliorare questo mondo. A chi ogni giorno combatte la sua battaglia.  A chi ogni giorno crea perc...
20/04/2025

A chi sogna ancora di migliorare questo mondo. A chi ogni giorno combatte la sua battaglia. A chi ogni giorno crea percorsi di speranza. A chi crede nel cambiamneto. A chi si impegna per cambiare. A chi sacrifica i propri sogni per un sogno più grande. A chi semplicemente regala un sorriso dove il sorriso non c'è. A chi ci crede sempre e ci crede ancora che la morte (anche quella che ogni giorno sperimentiamo nell' anima) è solo un passaggio per "risorgere" a nuova vita, tanti tanti auguri !🐣

Vi sarà capitato di avere quelle serate NO. No per la stanchezza emotiva, no per la stanchezza fisica. Una di quelle ser...
17/04/2025

Vi sarà capitato di avere quelle serate NO. No per la stanchezza emotiva, no per la stanchezza fisica. Una di quelle serate che perdi proprio il senso di ciò che fai e di ciò che sei. Di quelle che vorresti prendere un aereo e andare lontano o di quelle in cui vorresti una "banale normalità". E mentre mi "frullavo" in questi meandri, mi è capitato sotto mano il film Spider- Man 2. Regia S. Raimi ( 2004). Com'è strano vedere un film sui supereroi del 2004. Sembra siano passati 50 anni e invece solo 21...solo 21! ? Un abisso in immagini, effetti speciali e altro. Non lo ricordavo di una così grande "romanticheria". Si, perché è un film romantico in tutto. È un film di un giovane uomo, squattrinato, alla ricerca del suo posto nel mondo. Orfano e, segnato dalla vita. Un ragazzo che trasforma il dolore della perdita, la rabbia, l' ingiustizia, in un senso di uguaglianza. Trasforma il dolore, in risorsa per gli altri. È l'eroe mascherato che "agisce" nel silenzio, che non svela la sua identità per proteggere le persone che ama e per proteggersi. L'eroe di quartiere che aiuta nel piccolo. L' eroe che sacrifica la proprio vita per un bene maggiore. L'eroe che trova il bene anche nel male. Che non abbandona la persona anche se ne condanna il gesto e continua a credere nel buono che c è in ognuno di noi. L'eroe che sacrifica l' amore perché sceglie di essere eroe. E come ogni eroe ha la sua crisi, che gli permette di scegliere chi vuol essere; perché sa di essere l'unico a poter fare quello che fa. Ed è romantica l'ultima scena, quando l'eroe ha il suo amore eroico, di chi come Mary Jane Watson, non si ferma davanti ad un NO dettato dal senso di protezione per l'altro e per sé. Perché anche un eroe può avere paura di amare . Ma lei non si lascia confondere, e pronuncia una frase che rimanda al confine interno e alla responsabilità: " Non puoi rispettarmi abbastanza da farmi prendere le miei decisioni?! Lo so che ci saranno dei rischi ma io voglio affrontarli con te. È assurdo essere vivi solo a metà, la metà di noi stessi...eccomi qua sulla soglia di casa tua. Ciò passato la vita sulla soglia di casa tua. Non sarebbe ora che qualcuno salvasse la vita a te ? "
"Tutti quanti amano gli eroi, la gente li aspetta, li acclama, grida i loro nomi, e anni dopo racconteranno di come sono rimasti sotto la pioggia per ore e ore solo per dare una fuggevole occhiata a colui che insegnò loro a tener duro solo un secondo di più. Io penso che ci sia un eroe in tutti noi. Che ci mantiene onesti, ci dà forza, ci rende nobili. E alla fine ci permette di morire con dignità, anche se a volte dobbiamo mostrare carattere...". (La zia May)
Proprio una "romanticheria" questo film...

"Forse c'è qualcosa che ci cambierà": Un intervento integrato sul bullismo. Psicologia di comunità e letteratura sistemi...
09/04/2025

"Forse c'è qualcosa che ci cambierà":
Un intervento integrato sul bullismo. Psicologia di comunità e letteratura sistemica integrata (SRPF).

Oggi sono entrata in una classe seconda di una scuola secondaria di primo grado ( una seconda media per capirci meglio). Una scuola "illuminata" da una Dirigente e da un corpo docente che riesce a creare autostrade di empatia...un lavoro di rete intenso tra varie professioni.
Mi è stato chiesto di fare un intervento in una classe dove vi erano alcune dinamiche di " bullismo ". Rifletto...tema per nulla scontato anche se molto dibattuto. Che fare? Il mio obiettivo era quello di unire una lettura circolare e sistemica, ad uno strumento di psicologia di comunità. Mmm. Penso...In un'ottica circolare non vi sono motivi per cui usare una logica/pensiero duale (vittime/carnefici) poiché il rischio che si corre è quello di generare un pensiero dicotomico e di invertire i ruoli/etichette. Se vedessimo il "bullo" come carnefice e il " bullizzato " come vittima, ci perderemmo la possibilità un pensiero più complesso che racchiude la realtà della sofferenza umana. Allora perché non usare lo strumento del circle - time e del brainstorming (strumenti di Psicologia di Comunità) e muoversi in una lettura sistemica complessa? Quindi, creatività mi porta ad intavolare una discussione e confronto nella seguente logica: quali sono i sentimenti che si generano dall'essere esclusi? E dall' essere inclusi? Quali tra le emozioni primarie (rabbia, paura, gioia, tristezza, vergogna, disgusto, disprezzo) sono alla base di un gesto "bullo"? In questa logica complessa, i ragazzi hanno tirato fuori un "pensiero empatico" interessante. Sono arrivati a comprendere che dietro un gesto di "bullismo", si trovano dei compagni arrabiati con la vita; che la rabbia è generata dalla tristezza e dal senso di impotenza; è generata dalla paura; è generata dalla vergogna e da un senso di inferiorità. Loro stessi hanno lavorato sui modi costruttivi e distruttivi di esprimere la rabbia generata dalla tristezza, generata dalla paura, generata dalla vergogna; e in questo movimento empatico sono riusciti a mettersi nei panni degli altri, uscendo dall' etichettamento e quindi dal giudizio. Certo questo è un pensiero rivoluzionario, complesso, difficile da attuare ma che rimanda a generare empatia, inclusione, socializzazione; a creare un contesto dove la rabbia possa essere contenuta alla pari, attraverso la comprensione empatica, senza giudizio. I ragazzi mi emozionano sempre...anche oggi dopo anni di lavoro! Li riscopri profondi nel dolore, leggeri nella gioia, e capaci di grandi cambiamenti. Congrui e "generatori" di grandi pensieri profondi da ascoltare, se solo noi adulti riuscissimo a trovare spazio dentro i mille frastuoni emotivi di un mondo adulto e complesso. Vi risparmio il mio occhio lucido e vi mando un pezzo di aula integrata da strumenti vecchi e nuovi.

Noi siamo il frutto (anche)  dei nostri padri. In bene e in male!  A noi la capacità di riconoscerne le risorse emotive ...
19/03/2025

Noi siamo il frutto (anche) dei nostri padri. In bene e in male! A noi la capacità di riconoscerne le risorse emotive ereditate e di perdonarne le ferite trasformandole in venti di cambiamento; in ciò che abbiamo maggiormente desiderato e che non sono stati in grado di trasmettere, perché anche loro figli di padri!

Le cicatriciAlcune esperienze, forse tutte le esperienze forti della vita, definiscono l'identità di ciascuno di noi, ps...
06/03/2025

Le cicatrici
Alcune esperienze, forse tutte le esperienze forti della vita, definiscono l'identità di ciascuno di noi, psichica ed emotiva, attraverso delle cicatrici. Possono essere piccole, grandi, ricoprire più parti del corpo o una sola. Ma per tutte le cicatrici visibili, vi è un corrispettivo marchiato nell' anima. Un' ombra interna che definisce i margini dell'identità. Passano gli anni e le cicatrici perdono di intensità ma non scompaiono. Ed una fortuna! Cosa saremmo noi senza i vissuti cicatrizzati? E se è vero che la nostra psiche cambia con l'intervento di cicatrici, che senso possiamo dare a quegli avvenimenti che il fato, il destino, la sfortuna, hanno portato nella nostra vita? Ebbene si, perché una cicatrice quasi mai rimanda a qualcosa di bello. Ma allora, che se ne ricava da una cicatrice che rimane tatuata nel corpo e nell'anima ? Solo un'esperienza che definisce la nostra identità in negativo? Che ci trasforma in esseri più arrabbiati, più invidiosi, più rancorosi? O forse, guardando in maniera catartica ad esse, possiamo ritenere che il dolore che hanno procurato, ci ha fatto potenzialmente diventare esseri più forti, più sensibili. Un acceleratore di processi di crescita e maturità. Perché altrimenti cosa rimarrebbe delle cicatrici? A vederle solo come cicatrici, si rischia di non farle rimarginare mai; di infettarle e farle sanguinare. E allora forse è meglio che siano il volano di un'anima che si libra nell' aria, in una dimensione diversa. Un marchio di forza! Che definisce e rimanda all' identità di guerrieri/e! Sappiate usare le vostre cicatrici per elevarvi e ricordarvi la forza che siete e avete. Non abbassate mai lo sguardo perché portate delle cicatrici!

Sono romantici i ponti tibetani… Non mi piacciono i ponti levatoi, e dalla splendida  foto ( sempre da repertorio recent...
18/02/2025

Sono romantici i ponti tibetani…

Non mi piacciono i ponti levatoi, e dalla splendida foto ( sempre da repertorio recente) si vede. I ponti levatoi… rimandano a posizioni di difesa e attacco. A “castelli” da difendere o da espugnare. Sono poco romantici!
Mi piacciono i ponti tibetani. Sono più difficili da attraversare, ma danno più soddisfazioni una volta arrivati dall’ altra parte. Fanno tremare le gambe e tengono il cuore in agitazione, ti danno un senso di precarietà ma ti offrono l’ opportunità di confrontarti con le tue paure e la sensazione, una volta arrivati dall’ altra parte, di essere arrivati in nuove posizioni e nuove terre da esplorare. E poi sono romantici i ponti tibetani! Chi arriva dall’ altra parte, una volta messo piede sul terreno sicuro, può girarsi, guardare dietro e dire con sorriso sornione e occhi pieni di fiducia e lacrime a chi ancora lo deve attraversare, vieni …ce la puoi fare, guardami negli occhi e attraversa. Io ti aspetto qui! Sono romantici i ponti tibetani.

Ed eccomi qui. Alla fine di una lunga giornata di lavoro, una come tante. Mi fermo un attimo e mi dico: " Cavolo oggi è ...
14/02/2025

Ed eccomi qui. Alla fine di una lunga giornata di lavoro, una come tante. Mi fermo un attimo e mi dico: " Cavolo oggi è San Valentino! ". San Valentino, la festa degli innamorati, bah. Ma cos'è oggi l' amore mi chiedo?! Esiste l' amore? Certo non esiste quello delle favole. Ormai le principesse di salvano da sole o al massimo salvano i principi che sono sempre più confusi in queste nuove vesti. Ma poi l' amore vero non salva. L' amore vero lascia che l' altro si salvi da solo. Perché l' altro non è ancora ma nave a se. L' amore...Ne sento tante, ne vivo tante e mi rendo conto che quello che manca oggi è il coraggio di costruire. Costruire un rapporto di coppia è la cosa più difficile del mondo. Implica una capacità di sentirsi, capirsi e poi capire l'altro. Implica ascolto, implica messa in discussione, implica coraggio di parlare, implica coraggio di ascoltare, implica uscire da sé e andare verso l' altro; non verso l' altro ideale ma verso l' altro reale. Implica la responsabilità di comunicare. Implica il coraggio del confronto. IMPLICA TROPPO! E forse per questo a volte è più semplice scappare ( è comprensibile. È una fatica amare). Ma d' altronde non siamo il frutto di tutto ciò? E per questo che gli inguaribili romantici soffrono di una profonda solitudine. Perché sono coraggiosi. E nulla, dopo una lunga giornata di lavoro cosa vi regalo per San Valentino? IL CORAGGIO DI AMARE. La doc. ( la foto è da repertorio. Vi risparmio le occhiaie della sera)

Indirizzo

Corso Vittorio Emanuele III, 173
Vibo Valentia
89900

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

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