02/05/2025
"Forse c'è qualcosa che ci cambierà":
Un intervento integrato sul bullismo e altre storie di ordinaria "empatia". Parte II
Sono ri-entrata nella classe di alcune settimane fa, per il secondo incontro sul tema del bullismo trattato in un'ottica sistemica e con gli strumenti di Psicologia di Comunità. Sempre stessa scuola "illuminata" da una Dirigente e da un corpo docente che riesce a creare autostrade di integrazione tra professioni diverse. Infatti, nella mia assenza, gli argomenti trattati nel laboratorio, sono stati argomento di lezioni di italiano e non solo, proponendo un modello dove lo psicologo è un attivatore di cambiamento e acceleratore di processi.
Nel tornare in classe, ho scoperto che i ragazzi ricordavano bene quello che avevamo fatto. E allora, abbiamo alzato l'asticella e proposto un gioco sull'empatia, il riconoscimento delle proprie emozioni e l'apprendimento delle stesse.
Il gioco in coppie, consisteva nello scegliere un'emozione di base, e attraverso un palloncino, condividerla. Il compagno della coppia doveva indovinare di che emozione si trattava!
Non è stato certo semplice, ma è stato bello poter vedere dei ragazzi di 12 anni, tentare di capire lo stato d' animo del compagno, seguendone il movimento; guardarsi negli occhi, scoprire che, alla stessa emozione, corrisponde un movimenti diverso per ciascuno; che la rabbia è rabbia ma ognuno ha un suo modo di esprimerla, e cosi la gioia e la tristezza e la paura; ed e'stato bello poter condividere questo con gli insegnanti in aula. Un tempo magico fatto di colore e di emozione dove i processi sono stati rielaborati nel circle - time. Non posso regalarvi la visione degli sguardi dei ragazzi mentre cercavano di capire e contenere le emozioni dei compagni, ma posso regalarvi una foto che spero possa racchiudere tutto ciò.
Se riuscissimo a far parlare di più i ragazzi delle loro emozioni, ad insegnare loro a riconoscerle, esprimere , capirle, e capire quelle degli altri, forse e dico forse...qualcosa cambierà domani. E forse si smetterà di vedere l'altro come "possesso" o come "rivale". Ma l' altro è altro e perché altro, è da rispettare!