23/06/2025
La mente a volte non ci aiuta.
Ingabbia. Chiude. Appesantisce.
La mente che siamo non l'afferriamo mai. Mai davvero. A tratti ne prendiamo coscienza, la sentiamo, la osserviamo, ne viviamo gli effetti.
È faticosa spesso. Ci costringe a lunghi pensieri, giri e giri di immagini, parole, ricordi.
Ne parlo come se fosse qualcosa di altro da noi...ci costituisce ma non possiamo dire di possederla. Cresce in noi e per noi ma non solo. Ci viene come parte di eredità. Ne trasmettiamo come guizzi di futuro a chi generiamo.
Stasera la sento che borbotta la mente, che lamenta analisi, frammentazioni, pesanti tracce di destini d'altri.
A volte possiamo solo ascoltarla brontolare, sederci su una sedia comoda, lasciarla fare. Lasciare che ci bombardi di stimoli, di domande, di assilli. Non combattere.
Magari una carezza, mi dico.
Magari fa così perché è stanca e vuole una carezza.
Con i bambini spesso è un buon canale.
Potrei provare.
Come si fa ad accarezzare la mente?
La penso arrabbiata, i pugni chiusi, le parole durissime, affacendata ad accendere posti profondi del cervello per farci sentire quanto si rischia.
Ma la carezza, la vuoi, la carezza?
Posso accarezzarti, mente mia?
Posso perdonarti per tutta la fatica che sento spesso con te?
Possiamo stare insieme senza farci male?
Possiamo trovare un modo, un suono, un tocco, una poesia per fare pace?
Ti regalo una nota di musica, ti appoggio una mano sul capo, ti faccio guardare le nuvole.
Le nuvole...le nuvole sai, passano, prima o poi.