29/04/2025
𝐀𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐚
𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐩𝐢𝐮𝐭𝐭𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨, 𝐩𝐫𝐨𝐢𝐞𝐭𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐞𝐬𝐭𝐞𝐫𝐧𝐨
Quando si trovano davanti a questioni di grande importanza, gli esseri umani tendono più facilmente a confermare le proprie convinzioni sul mondo piuttosto che a metterle in dubbio o a smentirle, anche se questo significa andare oltre le regole della logica. Questa inclinazione verso la conferma delle proprie idee può manifestarsi in modo particolarmente evidente come incapacità di evitare di ripetere una strategia di problem-solving anche quando si dimostra del tutto inefficace. ... “Se possono produrre delle prove che le confermano, anche gli individui intelligenti aderiscono alle proprie ipotesi con notevole tenacia”.
Di conseguenza, quando una possibile strategia di soluzione viene mantenuta nonostante i risultati che produce, ciò è direttamente collegato al fatto che il modo in cui l’individuo definisce e formula il problema è coerente con la sua rappresentazione della realtà. L’impossibilità stessa di risolvere il problema può così diventare una conferma delle aspettative della persona.
Per chiarire questo meccanismo, può essere utile un esempio, anche se semplificato e quindi da considerarsi più una illustrazione clinica che una reale circostanza di vita. Immaginiamo una giovane donna che ha sviluppato un’immagine di sé come “𝐢𝐧𝐭𝐫𝐢𝐧𝐬𝐞𝐜𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐦𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞”. È molto probabile che questa immagine di sé porti a un atteggiamento molto specifico verso la realtà: potrebbe vedere gli uomini come poco interessati a lei e aspettarsi che ogni relazione finisca presto, perché il partner si accorgerà dei suoi difetti e la lascerà.
Una volta iniziata una relazione, il suo atteggiamento la porterà a definire il problema così: “Cosa posso fare per evitare che quest’uomo mi lasci?” Una soluzione “adeguata”, secondo questa definizione, potrebbe essere quella di intensificare una serie di comportamenti per “tenersi il partner a tutti i costi”. Tuttavia, proprio questi comportamenti – come richieste continue di rassicurazione affettiva, scene di gelosia, tentativi di controllo – rischiano di stancare il partner, che potrebbe decidere di lasciarla.
La giovane donna, però, non interpreterà l’evento come conseguenza logica dei propri comportamenti, ma lo userà per rafforzare ulteriormente la convinzione di essere “intrinsecamente non amabile” e incapace di mantenere una relazione. In futuro tenderà quindi a intensificare questo tipo di soluzione controllante, provocando così altri abbandoni.
Ogni volta che viene lasciata, la donna interpreta ciò che accade sulla base della sua immagine di sé, rafforzandola e rendendola sempre più stabile. Col tempo, la convinzione di essere “non amabile” diventerà per lei una certezza comprovata. Comprensibilmente, questa credenza potrà influenzare le sue scelte di vita – sul lavoro, nelle relazioni sociali, ecc. – portandola a mettere in secondo piano gli impegni sentimentali. Queste scelte definiranno progressivamente un “programma di vita” che la donna considererà come l’unico possibile per sé. In questa situazione, una nuova relazione renderà ancora più facile mettere in atto i comportamenti descritti, favorendo così il verificarsi di ciò che si aspetta, cioè l’abbandono da parte del partner. In altre parole, è come se la donna avesse programmato il proprio comportamento per confermare, il più rapidamente possibile, ciò che temeva fin dall’inizio di una relazione affettiva e che ormai considera inevitabile.
da "Processi cognitivi e disregolazione emotiva. Un approccio strutturale alla psicoterapia" Guidano Liotti ed. apertamenteweb