20/08/2025
Per chi se la fosse persa,.ecco un'intervista che mi è stata fatta per Gazzetta Lodigiana proprio prima di ferragosto. ⬇️⬇️⬇️
UN INCONTRO IMPORTANTE.
Questione di intuito: sapevo che incontrare la dottoressa Marianna Cordone, psicologa dello sport e dello sviluppo, nota e apprezzata nell’ambiente del calcio, sarebbe stato arricchente. Con lei, aprendo una finestra in particolare sulle realtà giovanili che si apprestano a cominciare le preparazioni in vista dei prossimi tornei, ho voluto approfondire il valore dei raduni e le potenzialità psicologiche di queste fasi iniziali di conoscenza in gruppi a volte radicalmente nuovi
Spiega la dottoressa Marianna Cardone: “Intanto un ruolo fondamentale lo svolgono gli allenatori ed i loro staff: è importante che loro per primi valorizzino, ad esempio, le provenienze diverse dei ragazzi. Il raduno non è infatti finalizzato esclusivamente ad una crescita fisica od agonistica, sapere occupare uno spazio in campo piuttosto che migliorare un gesto tecnico, ma anche a quella mentale. Il ragazzo può comprendere che a fronte di modelli simili, tra una stagione ed un’altra, vi sono modalità differenti di applicazione. Si impara e si cresce attraverso lo sport. Una cosa da evitare? Sicuramente fare sentire un ragazzo privilegiato rispetto a quelli che, ad esempio, non sono stati selezionati: perché ciò invece di stimolarlo potrebbe schiacciarlo nelle responsabilità, e far sì che l’atleta sentendone il peso non si esprima bene. Il giocatore non deve avvertire attorno a sé eccessive pretese, e in questo le famiglie interpretano un ruolo chiave: non deve mai perdersi la piacevolezza di fare sport e del gioco. Un valore importante è tenere sempre presente che conoscenze di persone e di realtà diverse arricchisce interiormente e sono valori faranno parte del proprio bagaglio culturale. E’ importante anche sapere accogliere ogni emozione, anche quelle sgradevoli, accettandole e superandole: il modo di guardare a come si fa un riscaldamento non è indifferente, ma stimola curiosità ed interesse.
Questi approcci valgono sia per il calcio maschile che per quello femminile, di cui io come donna e come appassionata di calcio sono una forte sostenitrice. Il calcio è tecnico in qualunque ambito. Però è dal lato del pubblico che quello femminile deve introdursi meglio, a partire dagli orari delle partite: quelle delle ragazze, anche della nazionale italiane, sono certe volte tesi a scoraggiare la partecipazione, pure televisiva, perché alle 17 o alle 18 la gente è ancora a lavoro. All’estero, ad esempio in Inghilterra, le partite di calcio femminile, e non solo quelle della Nazionale, vengono trasmesse nei pub, Qui da noi se ciò accade è un’eccezione rarissima. Ma il calcio femminile è destinato a crescere, anche in virtù della preparazione delle stesse allenatrici, che sono molto molto preparate. Ma questo è un discorso diverso, che se hai piacere approfondiremo un’altra volta.”
(cordone@informalamente.it)