Dott.ssa Ilenia Longo - Psicologa

Dott.ssa Ilenia Longo - Psicologa 𝐏𝐒𝐈𝐂𝐎𝐓𝐄𝐑𝐀𝐏𝐄𝐔𝐓𝐀 𝐂𝐁𝐓

Età evolutiva
Adulti
Sostegno alla genitorialità
Valutazioni e training

𝘍𝘰𝘶𝘯𝘥𝘦𝘳: ILcentro

Psicologa attualmente iscritta alla scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia "Accademia di Scienze Cognitivo Comportamentali di Calabria - ASCOC". Sono amante della pratica clinica, dalla ricerca alla terapia riabilitativa. Nel corso degli anni mi sono confrontata con realtà molto diverse tra loro. Le aree di interesse di cui mi occupo prevalentemente sono: Supporto psicologico; Valutazione Psicodiagnostica; Diagnosi, valutazione e training dei disturbi dello sviluppo e psicopatologia dello sviluppo; Orientamento scolastico e professionale; Parent Training; Alto Potenziale Cognitivo e Plusdotazione; Attività Assistita con gli Animali;

• Responsabile area psicodiagnostica del Centro di Valutazione Einstein;

• Responsabile area minori DivergenteMente;

Nell'aprile 2021 ho ricevuto l'incarico fiduciario di "esperto in pari opportunità" dal Sindaco della mia Città al fine di supportare l'attività amministrativa. Sono socia e segreteria regionale della SIPEM - Società Italiana di Psicologia dell'emergenza. Sono socia in PLP - "Psicologi Liberi Professionisti" delegazione Calabria.

Il rancore è un sentimento che spesso si radica in profondità. Non è semplice metterlo da parte perché nasce da ferite v...
30/09/2025

Il rancore è un sentimento che spesso si radica in profondità. Non è semplice metterlo da parte perché nasce da ferite vissute come ingiustizie, delusioni o tradimenti. Tenerlo con sé significa rivivere costantemente quel dolore, alimentando tensioni interiori e difficoltà relazionali.

La psicologia ci mostra come il rancore, se coltivato nel tempo, possa diventare un ostacolo al benessere personale.. appesantisce la mente, irrigidisce i pensieri e condiziona i rapporti con gli altri. È un po’ come portare sulle spalle uno zaino carico di pietre che non ci appartengono più.

Imparare a superarlo non vuol dire cancellare ciò che è accaduto o giustificare chi ci ha feriti, ma trasformare l’esperienza. A livello valoriale, riuscire a lasciare andare il rancore è segno di forza interiore, capacità di elaborazione emotiva e apertura alla relazione. Significa scegliere di proteggere il proprio equilibrio e di costruire legami basati sulla fiducia e non sul sospetto.

Liberarsi del rancore non è dimenticare, ma tornare a vivere pienamente il presente con più leggerezza e autenticità.

25/09/2025

In occasione dell’odierna Giornata Mondiale dei Sogni, la giovane donna, ospite della nuova puntata del format presso gli studi del Reggino.it, ci racconta il percorso che l'ha condotta, qualche mese fa, a leggere finalmente, sul documento di identità e sul diploma, il nome femminile che, diversamente da quello maschile attribuitole alla nascita, la rappresenta nel profondo
Link all'articolo nei commenti

Un ragazzo di 14 anni.Un adolescente come tanti, con sogni, paure, piccoli grandi problemi di scuola e di vita.Aveva i c...
15/09/2025

Un ragazzo di 14 anni.
Un adolescente come tanti, con sogni, paure, piccoli grandi problemi di scuola e di vita.
Aveva i capelli lunghi. Veniva preso in giro per questo.
E a 14 anni ha deciso di togliersi la vita.

Fa male leggere una notizia così.
Fa male perché ci sbatte in faccia una verità scomoda: le parole possono uccidere.
Una risata, una presa in giro, un commento detto “per scherzo” può diventare un macigno troppo pesante da reggere per un ragazzo che sta ancora cercando di capire chi è.

Noi adulti spesso ci diciamo: “Sono cose da ragazzi, passerà”.
Ma per un adolescente non è così. Non è “solo una battuta”. Non è “solo una presa in giro”.
Per loro è tutto: è identità, è valore, è dignità.

E allora mi rivolgo a voi, genitori:
Provate ad ascoltare come parlano i vostri figli.
Non solo con voi, ma tra loro.
Ascoltate le parole che usano sui compagni, su chi è diverso, su chi non si uniforma.
Perché dietro quelle parole c’è un modo di guardare il mondo, c’è la possibilità di ferire o di accogliere.

E se vedete che vostro figlio è vittima di prese in giro, non minimizzate.
Non dite: “Impara a difenderti”. Non dite: “Sono cose che capitano a tutti”.
Perché certe ferite non si vedono, ma si portano dentro.
E a volte diventano così profonde da spegnere la speranza.

Abbiamo una responsabilità enorme: insegnare che il linguaggio ha un peso.
Che le parole possono costruire ponti o scavare abissi.
Che possiamo scegliere se usare la voce per ferire o per far sentire qualcuno meno solo.

Quel ragazzo non c’è più.
E nessuno di noi potrà riportarlo indietro.
Ma possiamo fare una cosa: non rimanere in silenzio.
Possiamo guardare i nostri figli negli occhi, insegnare loro che ogni parola conta, che il rispetto non è mai “fuori moda”, che la gentilezza non è debolezza ma forza.

Oggi, in seduta, una giovane paziente ha condiviso con me un passaggio significativo del suo percorso familiare. Dopo un...
12/09/2025

Oggi, in seduta, una giovane paziente ha condiviso con me un passaggio significativo del suo percorso familiare. Dopo un periodo caratterizzato da conflitti intensi con i genitori, accompagnati da espressioni di rabbia e da frasi dolorose, mi ha raccontato come il rapporto con loro si sia trasformato in una relazione equilibrata e positiva.

Questo cambiamento non è avvenuto spontaneamente, ma grazie alla scelta consapevole dei genitori di non rispondere con durezza o con atteggiamenti svalutanti. Hanno invece mostrato pazienza, apertura al dialogo, capacità di accogliere e comprendere. In questo modo la ragazza ha potuto sentirsi realmente ascoltata e riconosciuta, arrivando anche a comprendere meglio il punto di vista dei genitori.

La loro disponibilità ha permesso alla famiglia di ritrovare un equilibrio relazionale. È un esempio concreto di come, nei momenti di crisi con gli adolescenti, la differenza non la faccia la rigidità o la chiusura, che rischiano di alimentare distanza e incomunicabilità, ma la scelta di mantenere un atteggiamento accogliente e dialogico. È proprio questo che rende possibile una trasformazione del conflitto in occasione di crescita reciproca.

Non è semplice, per un genitore, riuscire a non reagire di impulso di fronte a parole dure o comportamenti oppositivi. Richiede uno sforzo consapevole e, a volte, faticoso. Tuttavia, quando ci si riesce, i risultati sono molto più efficaci: si aprono spazi di confronto autentico e la relazione può uscirne rafforzata. E, in alcuni casi, l’adulto che trova la forza di concedersi un tempo, che riesce a calibrare meglio la propria risposta ricordandosi che nella mente di un adolescente tutto è in movimento e in subbuglio, scopre che proprio questa capacità può diventare un punto di forza nella relazione educativa.

La gara a chi sta peggioQuante volte capita che, alla semplice domanda “Ehi, ciao, come stai?”, la conversazione si tras...
08/09/2025

La gara a chi sta peggio

Quante volte capita che, alla semplice domanda “Ehi, ciao, come stai?”, la conversazione si trasformi in una sorta di sfida silenziosa a chi racconta il problema più grande?

Non lo facciamo con cattiveria, spesso nemmeno ce ne accorgiamo. Eppure, questa dinamica finisce per togliere spazio all’ascolto autentico.
Diventa quasi difficile dire “Io sto bene, sono sereno, in questo periodo va tutto liscio”, come se la felicità fosse un lusso da nascondere o un motivo di imbarazzo.

Perché succede?

A volte c’è il bisogno di sentirsi compresi: se l’altro soffre, allora “io capisco davvero, perché anche io soffro”.

Altre volte è paura di sembrare superficiali o distaccati se non si portano in tavola anche i propri pesi.

In certi casi, è quasi un automatismo: condividere subito un’esperienza negativa per legittimare il dolore altrui.

Il problema è che questa “gara a chi sta peggio” può pesare sulla mente:
- svaluta l’esperienza dell’altro, che non si sente veramente ascoltato;
- ci abitua a concentrarci solo sul negativo, come se fosse l’unica moneta di scambio possibile;
- crea un clima in cui la serenità o la gioia sembrano fuori posto.

Ricordiamoci che si può accogliere il dolore dell’altro senza dover aggiungere il proprio. Si può ascoltare, dire “ti capisco, sono qui per te”, senza trasformare la conversazione in una classifica del malessere.

E, soprattutto, possiamo imparare a dare dignità anche ai momenti felici: non c’è nulla di sbagliato nel dire “sto bene”.

02/09/2025

❗L’INPS, di intesa con il Ministero della Salute, ha individuato dal 15 settembre al 14 novembre 2025 la finestra temporale per presentare la domanda di accesso al contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia.

Il contributo può essere richiesto una sola volta ed è utilizzabile presso gli specialisti privati regolarmente iscritti nell’elenco degli psicoterapeuti - Albo degli Psicologi - che abbiano comunicato l’adesione all'iniziativa al Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi (CNOP):
https://www.salute.gov.it/new/it/news-e-media/notizie/bonus-psicologo-2025-dal-15-settembre-online-la-piattaforma-inps-presentare-la

La domanda per accedere al contributo può essere presentata annualmente esclusivamente in via telematica accedendo al portale web dell’INPS (tramite SPID, CIE o CNS), dove sono disponibili tutti i dettagli su entità, modalità e requisiti per l'assegnazione del “bonus psicologo”:

https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.contributo-per-sostenere-le-spese-relative-a-sessioni-di-psicoterapia-bonus-psicologo.html

21/08/2025

Anche chi si prende cura degli altri ha bisogno di fermarsi. Le ferie, per me, sono un tempo prezioso: uno spazio in cui ricaricare le energie, stare con la mia famiglia e tornare al lavoro con la mente più lucida. Non è sempre facile viverle, soprattutto se resti nella tua città.

Ho continuato a rispondere a telefonate, messaggi ed email, appena trovavo un momento. Perfino un giorno di ferie l’ho passato in studio, per ve**re incontro a chi aveva bisogno. Fin qui, tutto sommato, va bene: fa parte della disponibilità che il mio lavoro richiede.

Ma c’è un punto che mi ha fatto riflettere: essere fermata per strada, mentre ero con la mia famiglia, per ricevere richieste di consigli, pareri, o addirittura per ascoltare casi che avrei dovuto incontrare. Questo non è più “essere disponibili”, questo significa non rispettare i confini personali, né la mia vita privata, né il tempo che dedico a chi mi è accanto.

Non lo dico per polemica, ma perché credo che sia giusto dirlo ad alta voce: la cura dell’altro non può esistere se non impariamo a riconoscere e a rispettare i confini. E questo vale per tutti, non solo per gli psicologi.

Per fortuna, tante persone hanno colto e rispettato il senso delle mie ferie, comprendendo la mia esigenza di dedicarmi anche alla mia vita personale e familiare. E questo, lo ammetto, mi ha fatto sentire davvero accolta e rispettata.

La sfida sta tutta qui: imparare a prenderci cura non solo degli altri, ma anche del tempo, dello spazio e dei bisogni delle persone che si prendono cura di noi.

L’estate è il tempo dei ritorni.Di valigie aperte, di strade percorse per rivedere chi abita lontano nel resto dell’anno...
15/08/2025

L’estate è il tempo dei ritorni.
Di valigie aperte, di strade percorse per rivedere chi abita lontano nel resto dell’anno.
È il tempo in cui le ferie diventano ponti verso la famiglia allargata, verso gli amici che non vediamo da mesi o da anni, verso luoghi che custodiscono pezzi di noi.

Ci sono momenti pieni di risate, racconti, fotografie nuove che si aggiungono alle vecchie.
E ci sono, a volte, attimi in cui le differenze si sentono più forti.
Visioni diverse, modi diversi di vivere, storie che ci hanno formati in direzioni opposte.
Sono incontri che portano bellezza ma anche sfide.
Perché tenere l’equilibrio tra aspettative, abitudini e sensibilità è un gioco sottile… eppure necessario.

Dal punto di vista psicologico, questi ritrovi sono occasioni preziose.
Rafforzano il senso di appartenenza, nutrono legami significativi e allo stesso tempo ci allenano alla flessibilità emotiva.
Ci insegnano che possiamo accogliere e lasciar andare, che non serve annullarsi per essere vicini ma trovare un ritmo che permetta a tutti di respirare.

E così, anche se per poco, ci ritroviamo.
Magari diversi da come ci siamo lasciati, ma ancora legati da un filo invisibile fatto di memoria, affetto e riconoscenza
Perché in fondo l’estate è questo.
Un invito a rincontrarsi… e a riconoscersi

Quando a far male non è "cosa dicono", ma "chi lo dice"!Ci sono ferite che non si vedono, ma si sentono.E spesso le più ...
07/08/2025

Quando a far male non è "cosa dicono", ma "chi lo dice"!

Ci sono ferite che non si vedono, ma si sentono.
E spesso le più profonde sono quelle che nascono dal tradimento della fiducia.
Quando scopriamo che una persona a cui avevamo dato credito, un’amica, un collega, qualcuno con cui abbiamo condiviso un progetto, uno spazio associativo, sportivo o professionale, ha parlato male di noi alle spalle, qualcosa dentro si spezza.

Non si spezza solo il legame.
Si incrina la percezione di sicurezza, si rompe un equilibrio emotivo che ci faceva sentire al sicuro nella relazione.
Perché la fiducia non è solo un’idea astratta, è una esperienza emotiva reale, che ha bisogno di coerenza, di trasparenza, di reciprocità.

La fiducia si costruisce lentamente, attraverso piccole conferme.
Ma basta un attimo per frantumarla.

Quando le parole cattive arrivano da chi avrebbe potuto starci accanto, fanno più rumore.
Non è tanto “che cosa hanno detto”.
È il fatto che l’abbiano detto loro, senza dirlo prima a noi, senza guardarci negli occhi.
E in fondo, non ci ferisce solo il giudizio, ma l’assenza di sincerità.

Da un punto di vista psicologico, questo tipo di esperienza può attivare una risposta simile al lutto.
Sentiamo rabbia, tristezza, disillusione. A volte vergogna.
Ci mettiamo in discussione: "Sono io che ho sbagliato a fidarmi?"

La fiducia, quando viene ferita, non si ripara con una scusa.
È come una tazzina rotta, anche se la incolli, non sarà mai come prima.
Non bastano le parole. Servono presenza, coerenza, riparazione vera.

Ci sono rapporti che si possono salvare, altri no.
Ma ciò che possiamo fare, da professionisti, ma prima di tutto da esseri umani, è scegliere ogni giorno di essere sinceri.
Anche nelle relazioni più difficili, anche quando è scomodo.

Guardarsi negli occhi e dirsi le cose.
Questo è il punto di partenza di ogni rapporto sano.

E quando non succede, possiamo prenderci il diritto di stare male.
Ma anche il diritto di ricominciare, più consapevoli, non più chiusi.

Hai bisogno di ferie. Punto.Le ferie iniziano quando stacchi davvero.Non quando porti il computer in vacanza.Non quando ...
25/07/2025

Hai bisogno di ferie. Punto.

Le ferie iniziano quando stacchi davvero.

Non quando porti il computer in vacanza.
Non quando rispondi alle mail sotto l’ombrellone.
Non quando dici “sto in ferie” ma in realtà sei con la testa ancora al lavoro, ai pensieri, agli incastri.

Le ferie vere iniziano quando ti permetti di spegnere tutto.
Quando fai qualcosa che non fai mai.
Quando ti lasci andare a un ritmo diverso, più lento, più tuo.
Quando non guardi l’orologio e ti perdi in una cosa semplice che ti fa stare bene.

Non servono necessariamente viaggi esotici o programmi complicati.
Basta cambiare aria, cambiare abitudine, cambiare prospettiva.

Sai che succede se non lo fai mai?
Che ti scarichi, lentamente, senza nemmeno accorgertene.
E poi ti chiedi perché sei sempre stanco, svuotato, nervoso.

Prendersi le ferie non è un premio da meritarsi, è qualcosa che ci serve.
Un modo per riprendere fiato, per ritrovarsi, per tornare a casa (interiore) un po’ più carichi.

Fallo per te.
Spegni. Parti. Anche solo per poco.
Ma fallo davvero.

Come sempre mi lascio suscitare dagli eventi che mi riguardano per decidere, per valutare, per prendere ispirazione dai ...
21/07/2025

Come sempre mi lascio suscitare dagli eventi che mi riguardano per decidere, per valutare, per prendere ispirazione dai post da scrivere.
E stavolta, è nata mia nipote, ed io sono zia per la prima volta.

E mentre tutti si congratulano per la nascita, io penso a loro: la sua mamma, il suo papà, la loro nuova famiglia.

Quando nasce un bambino, non nasce solo una madre.
Nasce anche un padre. E soprattutto nasce una famiglia, che inizia a conoscersi, a cercare un nuovo equilibrio, a trovare un passo comune in una vita che da un giorno all’altro non è più la stessa.

Per la madre è la prima volta. E non importa quante storie ha sentito, quanti racconti ha ascoltato, è la sua storia, ed è giusto che si conquisti il suo spazio un po’ alla volta.
Lo stesso vale per il padre, che spesso sembra ai margini dei racconti sul post-parto, e invece attraversa paure, fatica, un senso di responsabilità che cambia tutto.

Quando arriva un neonato, con lui arriva un carico di domande, dubbi, incertezze.
E le paure, anche quelle che non si confessano, possono pesare tanto sulla mente di chi ha appena iniziato a essere genitore.

Per questo, il modo in cui noi ci comportiamo può fare la differenza.
Che siamo zii, nonni, amici, conoscenti.

Non presentiamoci a casa senza chiedere prima.
Chiediamo quale sia il momento migliore e accettiamo serenamente un “non ora” come risposta.
Non diamo consigli non richiesti.. Non serve aggiungere parole a una testa già piena di pensieri.
Non pretendiamo di prendere in braccio la bimba, non svegliamola “per vederla meglio”.
Non facciamo confronti, né commenti sul corpo della madre, sui ritmi della famiglia, sui metodi di cura.

Offriamo un aiuto concreto.. Un pasto pronto, una commissione, il rispetto del tempo e del silenzio.
E se vogliamo fare un regalo, pensiamo anche ai genitori, non solo alla bimba.

Perché il benessere di una madre e di un padre passa anche da qui.. Da chi li circonda, da chi sa essere una presenza discreta, rassicurante, non invadente.

Così si sostiene una nuova famiglia: aiutandola a sentirsi abbastanza forte, abbastanza capace, abbastanza libera di trovare il suo modo di esserlo.

30/06/2025

❗Il diritto alla salute psicologica si concretizza anche attraverso strumenti di accesso equo alla psicoterapia.
Il Bonus Psicologo 2025 è un contributo economico erogato dall’INPS e sostenuto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, per aiutare cittadini e famiglie a sostenere i costi del percorso terapeutico.

Bonus Psicologo 2025: aperta la nuova finestra per la presentazione delle domande.

A partire dal 25 luglio 2025 sarà possibile fare domanda per il Bonus Psicologo.
Il Bonus può essere richiesto da cittadini italiani, senza limiti di età, residenti in Italia e in possesso di un ISEE aggiornato inferiore a 50.000 euro. È inoltre possibile presentare domanda per conto di:

- figli minorenni (da parte del genitore o tutore legale)

- persone interdette, inabilitate o soggette ad amministrazione di sostegno (da parte del tutore, curatore o amministratore).

L’importo massimo erogabile per ciascun beneficiario varia in base all’ISEE.

Ogni seduta sarà coperta fino a un massimo di 50 euro. Una volta raggiunto il tetto previsto dalla propria fascia ISEE, il contributo si considera esaurito.

La domanda deve essere presentata esclusivamente online sul portale dell’INPS, accedendo alla sezione dedicata “Contributo sessioni psicoterapia”, disponibile nella propria area personale. L’accesso è possibile mediante SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS). La finestra per l’invio delle richieste sarà attiva dal 25 luglio al 24 ottobre 2025.

INPS redigerà una graduatoria su base regionale e provinciale (Trento e Bolzano). La selezione terrà conto dell’ordine di arrivo delle richieste e del valore ISEE, con priorità a coloro che presentano un reddito più basso.

I beneficiari riceveranno dall’INPS un codice univoco personale, da utilizzare per prenotare sedute con psicoterapeuti aderenti all’iniziativa. Il codice dovrà essere comunicato al professionista, insieme al codice fiscale del paziente. L’elenco aggiornato degli psicologi partecipanti è disponibile all’interno dell’area riservata del portale INPS.

Il bonus dovrà essere utilizzato entro 270 giorni dalla comunicazione di accoglimento della domanda. Trascorso tale termine, il beneficio decade.

Il pagamento delle sedute verrà effettuato direttamente dall’INPS al professionista, nel rispetto dei limiti stabiliti.

👉🏻 Per ulteriori informazioni e aggiornamenti ufficiali, si invita a consultare il sito del CNOP (www.psy.it) e il portale dell’INPS (www.inps.it).

Indirizzo

Via Riviera, 52
Villa San Giovanni
89018

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 13:00
16:00 - 20:00
Martedì 16:00 - 20:00
Mercoledì 10:00 - 13:00
16:00 - 20:00
Giovedì 16:00 - 20:00

Sito Web

https://www.miodottore.it/z/8Jf8aw

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