09/12/2025
E se la scomodità fosse un messaggio ?
Quante volte sei entrata in un luogo, hai incontrato una persona, hai vissuto o stavi per vivere una situazione e dentro di te hai sentito un fastidio?
Non era una voce.
Non era un pensiero.
Era una sensazione.
Qualcosa che non ti risuonava.
Qualcosa che ti ha fatto dire, anche senza dirlo:
“Non sto bene qui.”
Eppure, ti sei costretta a rimanere.
Non perché non sapessi cosa fare.
Non perché non fossi abbastanza.
Ma perché, spesso, non diamo ascolto al nostro corpo e alle sensazioni che abbiamo.
Il corpo non ragiona.
Non discute.
Non fa teatro.
Il corpo sente.
E quando qualcosa non è allineato alla tua verità, lui lo sente molto prima della tua mente:
la postura cambia,
il respiro si accorcia,
le spalle si irrigidiscono,
arriva un fastidio inspiegabile,
ti senti scomoda.
Non è paranoia.
Non è insicurezza.
Non è esagerazione.
È la tua anima che bussa attraverso il corpo.
La scomodità è una porta:
ti invita a guardare quello che non vuoi vedere,
a lasciare andare ciò che non ti appartiene,
a smettere di trattenere ciò che pesa.
La scomodità, a volte, è la tua bussola.
Perché è proprio lì, in quel punto del corpo dove senti il blocco,
che inizia La Danza delle Emozioni.
Non quando capisci.
Non quando analizzi.
Ma quando senti.
Da quel momento il corpo smette di fingere e tu inizi a tornare a casa ed è giunto il momento di lasciare andare.
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