15/08/2021
"Spicchi d'estate d'una volta"
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Qualche sera fa mentre stavo godendomi un po' di fresco della notte sul terrazzo di casa mi è tornato alla mente il ricordo di due "cocomerari" che negli Anni Ottanta rinfrescavano, con i loro chioschi, i nostri palati. Erano questi i luoghi di ritrovo nelle calde serate estive di qualche decennio fa. Per vedere se il frutto era buono e controllarne la qualità il cocomeraro lo incideva con un coltello facendo la cosiddetta "tasta": un tassello quadrato che affondava fino al rosso. Le fette si potevano gustare anche seduti su delle panche e dei tavoli che il gestore metteva a disposizione della clientela. Uscendo Porta Fiorentina, subito a destra, c'era il chiosco di Scarfò, questo era il suo cognome, un vero e proprio personaggio; sembrava uscito da un copione di De Filippo. La moglie, "la Raffaella", aveva invece una bancarella di ortaggi al mercato di piazza San Faustino proprio davanti a quella che gestivano il sabato i miei nonni. La mattina accompagnava la moglie in piazza ed insieme allestivano il banco, la veniva poi a riprendere all'ora di pranzo mentre dalla sera fino a tarda notte stava al suo chiosco di piazzale Gramsci. Quando d'estate finiva la scuola andavo spesso alla bancarella dei miei nonni per aiutarli e ricordo che Scarfò si avvicinava sempre a far due chiacchiere con loro. Era piccolo d'aspetto, due baffetti "da sparviero" che lo caratterizzavano; era spesso imbronciato forse per il suo carattere piuttosto burbero. Aveva poi un occhio storto e l'altro leggermente strabico; per anni mi sono chiesto come facesse ad affettare con precisione il cocomero perché con l'occhio strabico pareva che ti fissasse, con l'altro guardava nel vuoto e contemporaneamente, con una perfetta manualità, usava il coltello come uno chef di sushi. Nei pressi di piazza Unità d'Italia c'era invece quello di "Mappone", questo era il suo soprannome, amico di mio padre e vecchio cliente della nostra barberia. Lui e la moglie Lucia, un vero sergente di ferro, servivano gli avventori e li intrattenevano con chiacchiere sui vari argomenti. Nel pomeriggio un gruppo di anziani, amici del titolare, si riuniva lì per giocare a carte e bere un buon bicchiere di vino fresco. Mappone era di altezza media, robusto con un viso solare e sorridente; le sue orecchie grandi lo rendevano ancora più simpatico. Fu uno delle mie prime cavie quando ho iniziato a tagliare i capelli. Insieme alla moglie andavano di buon mattino ai magazzini generali per comprare i cocomeri, li sceglieva sempre lei che era l'anima portante del chiosco e siccome era una "donnona" piuttosto tarchiata stava spesso seduta e comandava al marito le cose da fare. Accanto al chiosco c'era una "cappanna" di frasche sotto la quale in capienti mastelli colmi d'acqua, galleggiavano le angurie in attesa di rinfrescarsi. Nel momento in cui si prendeva una fetta di cocomero il fiero Mappone, per pubblicizzare ed esaltare il gusto del proprio prodotto, diceva spesso: "Sente 'sto cocómmoro, adè pròpio 'n giulèbbe!". Con i miei amici eravamo soliti fare delle soste notturne in questi chioschi, ci rinfrescavamo chiacchierando con i clienti ed il cocomeraro; era uno spicchio d'estate da mangiare e da godere accompagnati dalla musica dello stereo della macchina.
Gianluca Braconcini