
12/05/2025
“Ci sono giorni in cui la stanza diventa il rifugio…e poi la gabbia.
Giorni in cui il silenzio pesa più del rumore.
In cui il cibo è un abbraccio che non giudica. E in cui anche guardarsi allo specchio fa paura.
Questa non è una storia d’eroismo.
È una storia di resistenza silenziosa.
E forse, anche un piccolo inizio.
Se ti sei mai sentito così, se hai vissuto quel tipo di solitudine che non si vede da fuori…
questa storia di vita è per te.
Non sei sbagliata.
Sei solo ferita.
E stai facendo del tuo meglio per restare a galla.”
👉🏼 Ti presento “La stanza di Marta” -
la storia di chi si sente invisibile.
📖 Un racconto liberamente tratto dalla stanza di terapia:
- Marta si svegliava sempre qualche minuto prima della sveglia. Non perché fosse riposata, ma per abitudine. Apriva gli occhi, fissava il soffitto bianco e si chiedeva cosa avrebbe fatto di diverso quel giorno.
La risposta era quasi sempre la stessa: niente.
Il suo mondo finiva appena fuori dalla porta della camera. Lì dentro c’era tutto ciò che le serviva: il computer con cui lavorava da casa, una piccola televisione, le sue piante sempre un po’ trascurate, e un armadio pieno di vestiti che non indossava mai.
Sul comodino, resti di snack della sera prima: briciole dolci, come piccoli silenzi caduti sul pavimento.
Quando lavorava, indossava sempre la stessa felpa grigia. Nessuno vedeva il suo viso durante le call: videocamera spenta, microfono spento.
“Dovrei accendere la videocamera. Gli altri lo fanno sempre…”
“Ma guarda come sei, sembri una che non ha dormito da tre giorni. E quella felpa? Sei ridicola.”
“Se parli, balbetti. Se stai zitta, sembri strana. Non c’è modo che tu non dia fastidio.”
“Meglio sparire. Nessuno ci farà caso.”
Così Marta ascoltava in silenzio, prendeva appunti, chiudeva la call, e poi apriva un pacchetto di biscotti per calmare la stretta nello stomaco.
Una sera, mentre scrollava il telefono, vide una foto di un gruppo di amici sorridenti, in un locale. Una risata congelata in un’immagine, come un promemoria di ciò che non aveva.
“Guarda lì. Tutti con gli amici, tutti belli, vivi.”
“Tu invece? Chi sei diventata? Una comparsa nella tua stessa vita.”
“E poi ti lamenti pure di essere sola. Ma come potrebbero volerti vicino, se non riesci a sopportarti nemmeno tu?”
Spense il telefono, si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi, come se potesse spegnersi anche lei.
Il giorno dopo uscì solo per fare la spesa. Sempre lo stesso supermercato, sempre le stesse corsie, sempre gli stessi sguardi evitati.
“Ecco, adesso arriva il mio turno. Non guardarlo, non farlo.”
“Ti sorriderà solo per educazione. Se ti guarda troppo, sta giudicando. Se non ti guarda, ti sta ignorando.”
“In ogni caso, non vali abbastanza per essere notata.”
Scelse le cose in fretta. Biscotti. Gelato. Qualcosa di salato, giusto per bilanciare.
“Hai preso pure quei biscotti. Tanto lo so che stasera li finisci tutti.”
“Poi ti guarderai allo specchio e ti darai della fallita. Ma è l’unica cosa che ti fa sentire qualcosa, no?”
Tornata a casa, lasciò la busta della spesa sul pavimento per un’ora prima di svuotarla. Accese la televisione senza guardarla davvero. Si guardò nello specchio dell’armadio mentre si cambiava.
“Ti sei lasciata andare. Guarda com’è facile dirti che ti accetti, ma poi…”
“Ti vedi così e ti viene solo voglia di nasconderti di più.”
“Se solo avessi più forza di volontà. Ma forse è proprio questo il punto: non ce l’hai mai avuta.”
Poi scrollò ancora il telefono. In mezzo a mille immagini inutili, trovò una frase semplice, scritta da una Psicoterapeuta:
“Non sei sbagliata. Sei solo ferita. E stai facendo del tuo meglio per sopravvivere.”
Marta non pianse. Non ne aveva più le forze. Ma qualcosa dentro si sciolse. Come se qualcuno avesse bussato alla porta, non per entrare, ma solo per dire:
"Ti vedo. Così come sei."
Non cambiò tutto in un giorno. Il mattino dopo si sentiva uguale, ma meno sola. Prese un quaderno vecchio e iniziò a scrivere un diario. Tre righe.
"Oggi ho resistito a non odiare me stessa."
Chiuse il quaderno e sorrise, appena.
Perché anche il dolore, se lo guardi negli occhi, può diventare una piccola finestra.
E forse, un giorno, Marta avrebbe trovato il coraggio di aprirla davvero. -
👩⚕️Psicologa Psicoterapeuta
Giovanna Maiella
📧 mail: info@giovannamaiella.it
📞 telefono 3270422975
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