Studio di psicologia clinica e psicoterapia psicoanalitica

Studio di psicologia clinica e psicoterapia psicoanalitica Uno spazio per riflettere

12/09/2025

🔴Burnout Emotivo

Stanchi… ma non solo per il lavoro
Negli ultimi anni si è parlato molto di burnout legato all’ambiente lavorativo ma c’è un fenomeno che sta crescendo: il burnout emotivo.
Succede quando ci si sente esausti, svuotati e sopraffatti anche nei rapporti familiari, sentimentali o di amicizia.

🔺Cos'è il burnout emotivo?

Il burnout emotivo è una forma di esaurimento mentale e psicologico causato da un eccesso di investimento emotivo in relazioni che richiedono continuamente sostegno, comprensione o attenzione spesso senza un ritorno equilibrato.

Può manifestarsi attraverso:
* Sensazione di colpa costante per non riuscire a essere “presenti” abbastanza.
* Ansia sociale crescente, anche con persone vicine.
* Tendenza al ritiro: evitare messaggi, chiamate, incontri.
* Crisi di pianto o apatia dopo interazioni stressanti.

🔺Perché oggi è così diffuso?

Viviamo in un'epoca di iperconnessione, dove ci si aspetta di essere emotivamente disponibili 24/24.
Le chat, i social, le chiamate e persino i messaggi vocali sono diventati spazi in cui le persone riversano le proprie ansie e aspettative. Chi è empatico, sensibile o con un forte senso di responsabilità relazionale è particolarmente esposto.
Inoltre, molte relazioni sono segnate da dinamiche tossiche o sbilanciate ovvero persone che chiedono molto ma offrono poco in termini di ascolto o supporto.

🔺Come proteggersi?

1. Impara a mettere confini: dire “non posso parlare adesso” non è egoismo, è cura di sé.
2. Riconosci i segnali di esaurimento prima che diventino cronici.
3. Coltiva relazioni nutrienti, dove lo scambio è reciproco e sano.
4. Dedica tempo al silenzio: non rispondere sempre subito ai messaggi è un atto di autonomia psicologica.
5. Chiedi supporto professionale: un professionista può aiutare a identificare i pattern relazionali nocivi.

— Dott.ssa Liberati Giuseppina

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🌎 Sito web: giuseppinaliberati.it

06/09/2025

⭕ LE PSICOSI LATENTI oggi sono molto frequenti e sottostimate, anche in individui "normali"

🖋️ «È sorprendente la frequenza con cui si scoprono, sotto una superficie innocente, delle cose scottanti. La mia esperienza mi ha insegnato ad avere una grande prudenza, poiché ci sono più individui di quanto non si pensi che sono portatori di una psicosi latente.

Numerose psicosi sonnecchiano già nell’inconscio; esse determinano, presso i loro portatori, in superficie, uno stato apparente esageratamente normale.

Ce ne accorgeremo, per esempio, dal fatto che un tale soggetto è un vegetariano convinto, o un astinente intransigente, o dal fatto che collabora con eccesso di zelo all’opera di un’associazione di beneficenza, o ancora dal fatto che si compiace di compiere delle azioni particolarmente ragionevoli, come per provare che tutto quello che fa rientra nel campo della ragione assoluta.

Questo è anche il motivo per cui tanti individui portatori di psicosi latenti diventano degli psichiatri, come per provare che sono molto meno pazzi dei malati che trattano. Ne provano una grande soddisfazione che li tranquillizza e possono esclamare: “Signore, ti ringrazio di non avermi fatto come loro!”. Questo atteggiamento, a volte, salva una vita.»

📙 tratto da: C.G.Jung – Conferenze di Basilea, p.109 ➡️ amzn.to/2Px8ahz

🖋️ «Il numero delle psicosi latenti e potenziali è sorprendentemente grande, in confronto con quello dei casi manifesti.

Io calcolo – senza però poter fornire dati statistici precisi – un rapporto di dieci a uno. Non poche delle nevrosi classiche, come l’isterismo e le nevrosi ossessive, si rivelano sotto trattamento come psicosi latenti, che talvolta possono trasformarsi in psicosi manifeste: fatto, questo, che uno psicoterapeuta dovrebbe sempre tener presente.

Anche se un destino benevolo, più che il mio merito, mi ha risparmiato di vedere uno dei miei pazienti scivolare inarrestabilmente in una psicosi, mi è tuttavia capitato, in qualità di consulente, di vedere tutta una serie di simili casi, come per esempio classiche nevrosi ossessive i cui impulsi ossessivi si trasformarono gradatamente in corrispondenti allucinazioni uditive, o indubbi isterismi che si sono svelati come semplici sovrastratificazioni delle più diverse forme di schizofrenia.

Esperienze queste che non sono affatto estranee allo psichiatra clinico. Ma quello che fu nuovo per me, quando feci il mio ingresso nella pratica privata, fu il numero relativamente grande di casi di schizofrenia latenti che evitano il manicomio con determinazione spesso inconscia, ma sistematica, per rivolgersi invece allo psicologo per consiglio e aiuto.

Non si tratta affatto, in questi casi, sempre di soggetti a costituzione schizoide, ma di autentiche psicosi, che però non hanno ancora definitivamente minato la compensazione realizzata dalla coscienza.»

📙 tratto da: C.G. Jung – La Schizofrenia, 1958 ➡️ amzn.to/2Q0Aiuj
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05/09/2025
28/08/2025

«L'inconscio di una persona è proiettato su un'altra persona, così che la prima accusa la seconda di ciò che trascura in se stessa.
Questo principio è di una validità talmente generale e allarmante che ognuno farebbe bene, prima di prendersela con gli altri, a mettersi a sedere e considerare molto attentamente se il mattone non dovrebbe essere gettato sulla propria testa.»

(C.G.Jung - Civiltà in transizione, Opere Vol. 10)

26/08/2025
Riflessioni molto equilibrate sull impatto della IA sulla clinica e la vita dei nostri pazienti
25/08/2025

Riflessioni molto equilibrate sull impatto della IA sulla clinica e la vita dei nostri pazienti

📰 Una giovane donna statunitense si è tolta la vita dopo mesi di confidenze a un chatbot.
La notizia ha fatto il giro del mondo: l’intelligenza artificiale può davvero spingere a farsi del male?

👉 La tentazione di ridurre tutto a titoli sensazionalistici è forte.
Ma come psicologi sappiamo che anche scelte estreme non sono mai il risultato di un unico fattore e molte sono le domande su quali responsabilità, regole e limiti devono essere posti all’uso dell’IA nella salute mentale.

📌 Nell’articolo sul nostro sito Ada Moscarella approfondisce i fatti, le domande etiche e professionali che emergono, e i rischi di fermarsi a spiegazioni troppo semplici.

🔗 Leggi l’articolo completo qui: https://www.altrapsicologia.it/articoli/ia-e-terapia-la-fine-della-psicologia/

23/08/2025

Cosa spinge così tanti uomini a iscriversi a un gruppo in cui vengono condivisi scatti rubati alle mogli trattate come oggetto per alimentare commenti sessisti? Intervista a Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicoanalista

D accordissimo.
15/08/2025

D accordissimo.

In seguito al dibattito sorto dopo la pubblicazione, su “la Repubblica”, dell’intervista a Maria Chiara Risoldi, la redazione del sito della Sipp desidera condividere una riflessione che sentiamo vicina. Da tempo la nostra società è impegnata a declinare l’intervento psicoanalitico verso la complessità e la molteplicità della clinica, problematizzando un assetto dogmatico iniziale e interpretando l’attualità del disagio nelle sue diverse modalità di espressione.

La conoscenza avanza per salti, imprecisioni e aggiustamenti, tenendo conto di quanto c’è di pregresso che si supera, si critica, si problematizza o verso cui ci si pone in discontinuità. Leggere Freud significa conoscere questi salti, queste ipotesi iniziali, questa crescita graduale di un sapere che si complessifica e arricchisce e si mette al servizio della comprensione e della cura della sofferenza mentale. È una questione, a parer nostro, intensamente emotiva, quella secondo cui rileggere Freud e criticarlo servirebbe a distruggere la complessa e raffinata teorizzazione psicoanalitica. Questo non succede per nessun’altra conoscenza, comunque evoluta per salti e discontinuità, riformulando ipotesi ormai radicate e ricreandone di nuove al passo con la crescente comprensione delle cose. La convinzione che criticare Freud serva a criticare la psicoanalisi tout court è forse il tentativo, piuttosto frequente, di prendere le distanze, come da sempre accade, verso le bollenti questioni che la psicoanalisi stessa svela e affronta, patrimonio di ogni uomo di ogni tempo e storia. “Il fatto che più di mezzo secolo dopo la relazione di questi casi da parte dell’inventore della psicoanalisi si sia giunti a punti di vista differenti dai suoi (e che inglobano un maggior numero di fatti) prova che la psicoanalisi non è una dogmatica, né un’arte del rivestimento, ma che, mettendo in opera i suoi metodi rigorosi, può progredire sulla via della teoria come su quella della pratica, come una scienza viva e sempre rinnovata” (Abraham N., Torok M., 1993). “[…] Il modo migliore di mantenere viva l’eredità lasciata da Freud è quello di trasmetterne tutto il dinamismo istaurando un dialogo con lui attraverso ciò che ci ha affidato” (Quinodoz J., 2005).

13/08/2025
11/08/2025

Un pensiero a proposito dell’intervista a Maria Chiara Risoldi, pubblicata su Repubblica del 09/08/2025
Per chi, come me, si sente impegnato nel compito di ricercare e formare in ambito psicoanalitico, non è facile restare indifferente al contenuto dell’intervista. Principalmente perché, come tanti colleghi, ho fatto in modo di dare al mio impegno un senso diverso da quel senso osceno evocato dalla dott.ssa Risoldi. Ho sentito che c’era qualcosa di autentico nell’intervista. Ma non nel contenuto critico, nel quale ho scorto lo stile un po’ ru****no e come al solito scandalistico di Repubblica, che qualcuno giustificherà con il solito commento che chiama in causa il gradimento dei lettori, il bisogno di vendere e via discorrendo. Purtroppo, dobbiamo abituarci all’idea che i giornali sono ormai incapaci di fare davvero informazione e pubblicare commenti originali. Il più delle volte si tratta di opinioni, tranne il caso di apprezzati giornalisti che lavorano veramente in prima linea. Per il resto c’è bisogno di solleticare i lettori con scandaletti, tradimenti, e sensazionalizzando temi che non contengono nulla di nuovo e, soprattutto, non hanno nulla di somigliante a delle prove scientifiche.
In ultima analisi penso che l’aspetto più significativo e ricco di insegnamenti sia l’esperienza personale dell’intervistata. Questo aspetto emerge come una storia che giustifica i suoi sentimenti di delusione e di rabbia.
Una storia personale che costituisce da sola il contesto in cui si è sviluppata la posizione di una persona che, dopo averle idealizzate ed elevate ad oggetti di militanza e dipendenza, oggi vive la delusione ed il rancore verso la psicoanalisi e la politica.
Credo che il mio commento potrebbe concludersi qui, ricordando le parole profetiche di quel paziente che la mise in crisi dicendole che “difendevo sempre i suoi genitori”. Giustamente la dottoressa Risoldi commenta: “Mi accorsi che era vero, difendevo sempre l’autorità senza rendermene conto. Dopo tutti quegli anni di analisi, restavo una brava bambina.”
Cosa si potrebbe aggiungere? Ci sarebbe da aggiungere tutta la storia di militanza politica nel PCI ed in altre compagini.
Insomma, ancora una volta le parole della Risoldi offrono la chiave per comprendere la sua intervista ed il suo sentimento di delusione e di rancore: “I seguaci del PCI e quelli della teoria psicoanalitica freudiana hanno in comune il bisogno di aderire a una struttura dogmatica forte, per colpa della propria fragilità. E mi ci metto anch’io. Quella diventa la tua corazza.”
Dopo questo generoso esempio di auto-analisi, bisognerebbe aggiungere che le società di psicoanalisi dovrebbero fare attenzione a selezionare i propri allievi, escludendo proprio quelli che manifestano una così spiccata tendenza ad idealizzare e cercare protezione e dipendenza in una dottrina dogmatica.
Ma su questo punto mi sento di condividere le considerazioni della Risoldi. Mi riferisco al fatto che realmente persiste all’interno del mondo psicoanalitico un atteggiamento un po’ zelante e bacchettone che, con colpevole innocenza, tende a degenerare in una corrente settaria che può rischiare di trasformare la formazione in indottrinamento. Ma su questo è stato versato un fiume di inchiostro da insigni psicoanalisti, a partire da Ferenczi fino a Kernberg e oltre.
Io chiederei alla dottoressa Risoldi quanti degli psicoanalisti che hanno dato vita alla cintura protettiva nei confronti di Freud, hanno poi inciso veramente sull’evoluzione della psicoanalisi? Non certo Ernest Jones. Ma che dire di psicoanalisti come Ferenczi, Balint, Winnicott, Bowlby, Bion, Kohut, Sullivan, From, Stern? Tutti questi non possono essere considerati pensatori vissuti al riparo dell’idealizzazione e della zelante dipendenza da Freud, o da altri. Eppure, hanno certamente lasciato un segno indelebile nello sviluppo della psicoanalisi. Lo stesso Solms, oggi, appoggiandosi agli argomenti delle neuroscienze affettive, sonda territori dai quali giungono risposte innovative che mettono in discussione alcuni dogmi e tabù della dottrina freudiana.
La psicoanalisi è quella che evolve non quella che si cristallizza in forme di chiesa o di setta, come dice la dott.ssa Risoldi.
Dogmi e tabu sono fatti per persone che non sanno vivere senza di essi – sia che vi si sottomettano sia che vi si oppongano. Sono persone che la vita ha reso fragili, e che provano a sentirsi più forti imitando o appartenendo ad un capo carismatico o ad una ideologia. Lo fanno con la religione, con la politica, con la filosofia o persino con le scienze. Quindi anche con la psicoanalisi. Ma anche queste sono passioni fragili, che possono capovolgersi in delusioni, in disprezzo, nel giro di una notte.
Il vero scienziato, incluso lo psicoanalista, sa che di vero non c’è niente; non idealizza perché sa che è tutto transitorio: se va bene si tratta di evoluzione. Il vero psicoanalista è prima di tutto indipendente e consapevole di essere un operatore al servizio della conoscenza psicologica, al servizio della cura della sofferenza. Questo è il più importante insegnamento lasciatoci da Freud; non attraverso l’esempio del capo di una setta, ma attraverso l’esempio contenuto nella sua personale vicenda di uomo di scienza nei confronti del mondo scientifico e filosofico che lo circondava.
Questo esempio sopravviverà alla sua dottrina anche quando la psicoanalisi apparterrà ai libri di storia della scienza. Ma è ancora presto per considerare esaurita la sua spinta euristica.

Amedeo Stella, psicoanalista didatta dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi (AIPsi) e dell’IPA

06/08/2025
18/02/2025

📅 Save the Date: 12-13-14 settembre 2025 📅

Il Centro Milanese di Psicoanalisi è lieto di annunciare il congresso “Winnicott e Bion. La nascita della mente”, che si terrà a Milano il 12, 13 e 14 settembre 2025.

Tre giorni di incontri e approfondimenti dedicati al pensiero di Winnicott e di Bion e all’immaginario dialogo tra i due maestri, tra storia, teorie e ed evoluzioni psicoanalitiche. Parteciperanno psicoanalisti italiani e stranieri, tra cui:
🔹 Jan Abram, Presidente della Federazione Europea di Psicoanalisi, Londra
🔹 Luca Di Donna, San Francisco
🔹 Luisa Marino, Londra

Un’occasione preziosa per esplorare le nuove frontiere della psicoanalisi e il processo di formazione della mente.

📍 Segnate le date in agenda e restate sintonizzati per maggiori dettagli!

Indirizzo

Via Mazzini 28 Voghera
Voghera
27058

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 08:00 - 19:00
Mercoledì 08:00 - 19:00
Giovedì 08:00 - 19:00
Venerdì 08:00 - 19:00
Sabato 08:00 - 13:00

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