Psicologa, Psicoterapeuta Maria Pina Famiglietti Pavia

Psicologa, Psicoterapeuta Maria Pina Famiglietti Pavia Sostegno psicologico e trattamento psicoterapeutico ad orientamento psicoanalitico. Consulenza psicologica e psicoterapia per bambini, adolescenti e adulti.

✨ “A caso” non esiste nella nostra psiche ✨Quante volte ci capita di dire: “mi è venuta l’ansia a caso”, “mi sono sentit...
15/09/2025

✨ “A caso” non esiste nella nostra psiche ✨

Quante volte ci capita di dire: “mi è venuta l’ansia a caso”, “mi sono sentito triste senza motivo”, “non so perché ho reagito così”.
Eppure, nella nostra economia psichica nulla è davvero “a caso”.

I nostri sintomi, le emozioni improvvise, persino i cali di energia hanno una logica: non quella razionale, lineare, che siamo abituati a cercare, ma una logica emotiva, più sottile e personale.
Spesso ciò che appare illogico è in realtà un modo che la nostra psiche trova per proteggerci, per autoregolarsi, per conservare un equilibrio.

🌿 Un esempio: immaginiamo di avere voglia di uscire con gli amici. Ci prepariamo, siamo convinti che sia una bella idea. Poi, all’improvviso, arriva l’ansia, o un senso di stanchezza che ci blocca. Sembra incomprensibile.
Ma forse quella parte di noi sta dicendo che, proprio oggi, sarebbe troppo faticoso stare in mezzo agli altri. Forse il corpo e la mente stanno suggerendo che è meglio restare in uno spazio tranquillo.

👉 Non è detto che dobbiamo sempre assecondare questi segnali, ma riconoscere che non sono casuali cambia lo sguardo: ci permette di comprendere meglio i nostri bisogni profondi e di trattarci con più gentilezza, invece che giudicarci come illogici o “sbagliati”.

💬 Ti capita mai di provare emozioni o reazioni che sembrano non avere senso?

🌱Maria Pina Famiglietti
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🌱Ci sono momenti in cui dentro di noi qualcosa cambia, ma non riusciamo ancora a dirlo con le  .👣Allora il corpo parla a...
28/08/2025

🌱Ci sono momenti in cui dentro di noi qualcosa cambia, ma non riusciamo ancora a dirlo con le .

👣Allora il corpo parla al nostro posto, spingendoci a compiere piccoli gesti simbolici: un taglio di capelli, un armadio svuotato, una stanza risistemata.

🌒Sono azioni semplici, ma hanno la struttura del rito: segnano una soglia, danno forma a ciò che sta nascendo, custodiscono il passaggio fragile tra ciò che non siamo più e ciò che stiamo diventando.

🌬️Antropologia e psicologia lo ricordano: ogni ha bisogno di un atto che la accompagni.

Dall’adolescenza all’età adulta, dall’essere figlia al diventare madre, dal lasciare un ruolo al rinascere in uno nuovo: ogni cultura conosce riti di passaggio che proteggono e danno senso al cambiamento.

💭Forse per questo, anche nei nostri gesti quotidiani, sentiamo il bisogno di : perché ci permettono di incarnare il nuovo e lasciar andare l’antico.

E basta poco: un atto minimo che diventa simbolo.
Un gesto che non chiude, ma apre.
Che non finisce, ma comincia. 🌱

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“Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di  .”— Eraclito📍In psicote...
06/08/2025

“Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di .”
— Eraclito

📍In psicoterapia, questa frase prende forma concreta.
Non si tratta solo di scoprire cosa ci è successo, ma anche chi siamo stati dentro ciò che ci è successo.
E questa è spesso la parte più difficile da .

💭Ricordo ancora una seduta, anni fa.
Stavo parlando di una dinamica relazionale che mi faceva , convinta di essere la vittima innocente...
Poi, con la delicatezza di chi sa quando è il momento, il mio analista mi aiutò a la mia parte in quella storia.
La mia responsabilità.

Fu uno shock. Mi sentii frustrata, quasi smascherata.

Ma fu anche un punto di svolta.
Da lì in avanti, imparai a non quelle verità che non volevo trovare.
A vedere anche ciò che non mi ero mai raccontata.

Perché in fondo la verità non arriva mai come ce l’eravamo immaginata.

Ma quando ci trova pronti, smette di essere una condanna e comincia a diventare possibilità.

Possibilità di , di ,
di .

🌻 Maria Pina Famiglietti
Psicologa -Psicoterapeuta- Sessuologa Clinica
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A volte sembra di non provare più nulla. Le   si affievoliscono, come se qualcuno avesse abbassato il volume dentro di n...
29/07/2025

A volte sembra di non provare più nulla. Le si affievoliscono, come se qualcuno avesse abbassato il volume dentro di noi.

Niente ci smuove davvero. Né il dolore, ma nemmeno la gioia.
Può sembrare una condizione “tranquilla”,
persino protettiva, ma spesso è una difesa silenziosa: l’appiattimento emotivo.

Immagina uno scoglio, affacciato sul mare.
Una volta ti ci sei lanciato, con entusiasmo.
Forse era amore, forse fiducia, forse speranza.
Ma quella volta ti sei fatto male.
Non fuori, ma dentro.
E da allora lo scoglio lo guardi solo da lontano.
Il solo pensiero di buttarti di nuovo, di lasciarti attraversare da emozioni forti, vere, vive… ti blocca.

Così smetti di lanciarti. Smetti di rischiare.
E, senza accorgertene, smetti anche di sentire.

È una protezione: se non sento nulla, nulla può ferirmi.
Ma nemmeno nulla può toccarmi davvero.

Il punto non è evitare per sempre il tuffo.
Il punto è riconoscere quella paura, accoglierla,
e pian piano tornare a sentire.
Con più consapevolezza. Con più ascolto.
Perché le emozioni, anche quando fanno paura, non ci distruggono: ci guidano, ci raccontano,
ci fanno vivi.
E forse, un giorno, quel salto non sarà più una ferita. Ma una nuova forma di libertà.

🌀 La via d’uscita? Inizia da piccoli movimenti interni.
Darsi il permesso di sentire qualcosa, anche solo un’ombra di emozione. Osservarla senza giudizio. Condividerla, magari, con qualcuno che può contenere e accogliere.

Un percorso di psicoterapia può essere proprio questo spazio sicuro in cui riavvicinarsi allo scoglio, senza pressioni, con rispetto per i propri tempi.

Non serve lanciarsi di nuovo da subito: a volte basta restare fermi lì, a guardare il mare. E sapere che non si è più soli.

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📌 Perché ci sentiamo più soli dopo il COVID?Negli ultimi anni, molti di noi hanno avvertito un   nel modo di relazionars...
11/07/2025

📌 Perché ci sentiamo più soli dopo il COVID?

Negli ultimi anni, molti di noi hanno avvertito un nel modo di relazionarsi.
Meno voglia di uscire, più fatica a mantenere i legami, un senso sottile (ma costante) di isolamento.

E no, non è solo una . È una tendenza reale, confermata da numerosi studi psicologici.

🧠 Secondo l’American Psychological Association, la solitudine è aumentata di oltre il 5% a livello globale durante e dopo la pandemia.

👥 Altri dati parlano di un vero e proprio “declino delle amicizie profonde” : sempre più persone dichiarano di avere meno legami autentici rispetto al passato.

📉 Le relazioni parasociali (quelle con influencer, personaggi pubblici, social) sono aumentate…
…ma non sostituiscono la connessione umana reale.

E la solitudine non è solo un problema emotivo:

Aumenta il rischio di , e

Impatta sul sistema immunitario

È associata a un rischio maggiore di morte precoce (fino al +30%, secondo OMS e Nature)

💬 E allora che fare?

Tornare a creare legami veri. Anche pochi, ma profondi.
Frequentare gruppi, comunità, spazi condivisi.
Rieducarci alla , alla reciprocità,
alla vulnerabilità.

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⁉️"Cosa ho?" è spesso la prima   che arriva in studio.Ma forse la   dovrebbe aiutarci a fare un passo in più: "Chi sono?...
23/06/2025

⁉️"Cosa ho?" è spesso la prima che arriva in studio.
Ma forse la dovrebbe aiutarci a fare un passo in più:
"Chi sono? Cosa sto vivendo?
Che senso ha tutto questo, per me?"

💬Sempre più spesso, a chi chiede aiuto sembra prima di tutto un nome, una , una sigla: qualcosa che rassicuri, che dia contorni netti a un che invece è spesso fatto di , , .

🔎Ma una non è una verità assoluta.
È una mappa, non il territorio.
Uno strumento utile, certo, ma non un’identità.

🌻La psicologia che sento mia è fatta di ascolto profondo, di simboli più che di sigle,
di senso più che di .
Non una scorciatoia per togliere il ,
ma un percorso per
cosa ci sta dicendo quel sintomo proprio in questo momento della nostra .

Etichettarsi non significa .
Medicalizzare non sempre equivale a curare.

💭Credo in una psicologia che apre, non che chiude.
Che accompagna a , non a incasellarsi.
Che fa spazio alle , invece di sbrigarsi a dare risposte.

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Premessa:Avevo scritto una riflessione che mi sarebbe tanto piaciuto condividere per la Giornata Mondiale del Genitore(1...
12/06/2025

Premessa:
Avevo scritto una riflessione che mi sarebbe tanto piaciuto condividere per la Giornata Mondiale
del Genitore(1 giugno)
Peccato che me la sia persa.
Perché? Perché sono .
Non avevo scritto la data sull’agenda e ovviamente la memoria è limitata.

Da quando sono diventata genitore, ho capito che programmare è un’illusione.
La mia vera competenza ormai è riprogrammare.
Tutto. Sempre.
Settimane, giornate, notti, piani.
E anche i post.

⚪In ambito sociale, diventare genitori viene spesso vissuto come un passo “naturale”, quasi scontato, che accade a una certa età, perché “è così che si fa”.

Ma la psicologia ci invita a fermarci e :
essere genitori non è un dato biologico, è un processo psicologico.

👣La genitorialità non nasce automaticamente con la nascita di un figlio.
È un ruolo che si costruisce, che richiede un cambiamento interno profondo: si passa da essere figli a diventare responsabili della crescita emotiva, etica e affettiva di un altro essere umano.

Questo comporta:

🔸 una revisione della propria come figli

🔸 la messa in discussione delle immagini idealizzate del “buon genitore”

🔸 il confronto con i modelli che abbiamo interiorizzato, anche quelli che avevamo giurato di non ripetere

🔸 la fatica di imparare a essere genitori non in astratto, ma in relazione a quel figlio, con la sua identità unica.

🌻Essere genitori è una scelta consapevole, non sempre facile, né obbligata. Non tutti la desiderano, non tutti la scelgono, non tutti la attraversano allo stesso modo.
Ma per chi la vive, è una trasformazione psicologica che merita rispetto, tempo, supporto e riflessione.

💬 Non si nasce genitori: si diventa. E si diventa ogni volta da capo, con ogni figlio, in ogni fase, nella relazione viva con chi si ha davanti.



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Mi sono fermata.Per forza. E ho visto i  .Ero in ritardo, con la testa già avanti, presa da mille cose. Poi le sbarre de...
04/06/2025

Mi sono fermata.
Per forza.
E ho visto i .

Ero in ritardo, con la testa già avanti, presa da mille cose. Poi le sbarre del a livello si sono abbassate e non ho potuto fare altro che .

Stavo per spazientirmi, come spesso succede quando non abbiamo il .
Ma poi, guardando fuori dal finestrino, ho visto un campo pieno di papaveri.
Rosso acceso, silenzio, luce.
E mi sono accorta che se non mi fossi dovuta , non li avrei mai notati.

💭Mi ha fatto pensare a tutte quelle volte in cui ci blocchiamo per qualcosa che non scegliamo:
una che ci prende all’improvviso,
un , una frenata interna che ci costringe a .

All’inizio pesa.
Ma ogni tanto, proprio lì, troviamo qualcosa che ci serviva. Che non avevamo visto,
o ascoltato.

Non è sempre facile, ma forse certe soste ci mostrano quello che altrimenti ci saremmo persi e che avevamo proprio bisogno di vedere in quel ...

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Festa della Mamma🌱Cosa chiediamo alla madre oggi?Oggi la maternità è spesso un ruolo che ingloba tutto:Essere presenti m...
11/05/2025

Festa della Mamma🌱

Cosa chiediamo alla madre oggi?

Oggi la maternità è spesso un ruolo che ingloba tutto:
Essere presenti ma mai invadenti.
Essere informate ma mai insicure.
Essere coinvolte ma senza trascurare il lavoro,
la coppia, se stesse.

Il risultato?
Un'iperattivazione continua, un carico mentale che si dà quasi per scontato.

Queste — spesso implicite, altre volte apertamente richieste — diventano un fattore che contribuisce alla sofferenza di molte madri.
Donne che si sentono sopraffatte, inadeguate, stanche.

Non perché manchino loro risorse, ma perché il modello che viene proposto è semplicemente irrealistico.

Riconoscere questa complessità è un atto di cura.
Non per togliere valore alla maternità, ma per restituirle realismo.

Perché non esiste la madre perfetta.
Esistono donne che fanno del loro meglio, ogni giorno, spesso in silenzio.

Foto: tre generazioni di cura❤️

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La nostra prima reazione di fronte all'  di un altro è una   o un giudizio, anziché uno sforzo di  . Quando qualcuno esp...
06/05/2025

La nostra prima reazione di fronte all'
di un altro è una o un giudizio, anziché uno sforzo di .
Quando qualcuno esprime un o un o un tendiamo subito a pensare 'è ingiusto ', 'è anormale', 'è irragionevole ',
'è scorretto ', 'non è gentile'.
Molto di rado ci permettiamo di 'capire' esattamente quale sia per lui il significato dell' .
Carl Rogers

💬Molti di noi credono sinceramente di essere buoni ascoltatori. Pensiamo di accogliere ciò che l’altro dice con e apertura.
Eppure, come sottolinea Carl Rogers, nella maggior parte dei casi la nostra prima reazione di fronte alle parole altrui è un giudizio, non una comprensione.

✔️È come se, anziché accogliere l’altro nella sua , cercassimo subito di inserirlo nei nostri schemi, nelle nostre categorie mentali: giusto o sbagliato, ragionevole o esagerato, normale o strano.

Questo tipo di ascolto non è realmente un ascolto, ma un modo per confermare ciò che già pensiamo, un processo in cui l’altro diventa uno specchio delle nostre convinzioni invece che una voce autonoma.

Paradossalmente, solo quando riconosciamo questa dinamica e accettiamo con umiltà che spesso ascoltiamo attraverso i filtri dei nostri , possiamo iniziare ad ascoltare davvero.

Questa consapevolezza non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza.

👂Ascoltare, allora, diventa un atto di presenza e di sospensione. Significa creare uno spazio interno in cui mettiamo da parte, per quanto possibile, le nostre reazioni automatiche per fare posto al mondo emotivo dell’altro.

💬È solo in questa apertura autentica che può nascere la sintonizzazione affettiva, cioè quel momento in cui iniziamo a percepire non solo le parole, ma il senso profondo, umano, di ciò che l’altro sta cercando di . E in quel momento, l’ascolto smette di essere un’illusione e diventa .

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Come si può guarire con le  ?Platone, nel Carmide, scriveva: "L’anima, o caro, si cura con certi incantesimi, e questi i...
30/04/2025

Come si può guarire con le ?

Platone, nel Carmide, scriveva: "L’anima, o caro, si cura con certi incantesimi, e questi incantesimi sono i belli."
(Platone, Carmide, 157a)

Ma cosa sono i “discorsi belli”?

Non si tratta di belle parole casuali, ma di parole che nascono da una lunga e specifica ,
da un percorso di psicoterapia personale del , dall’ vissuta, dall' dell'altro.

I discorsi terapeutici sono belli perché sono autentici, razionali ed irrazionali, sentiti, appropriati, felici e dolorosi.

Sono parole che nascono:

⭕Dallo studio delle tecniche di ascolto terapeutico.

⭕Dall’uso consapevole del , modellato sulla storia e sull’ di ogni .

⭕ Da un ascolto profondo, maturato in anni di incontri con chi ha portato la propria in .

Curare con le parole è possibile.
Non perché siano magiche, ma perché, come gli “incantesimi” di Platone, sanno toccare l’anima.



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T _essere_ in cammino"Tutti i pensieri veramente grandi sono concepiti mentre si cammina."— Friedrich NietzscheC'è chi f...
06/04/2025

T _essere_ in cammino

"Tutti i pensieri veramente grandi sono concepiti mentre si cammina."
— Friedrich Nietzsche

C'è chi fatica a raccontarsi restando fermo.
Chi trova più naturale aprirsi mentre cammina, passo dopo passo, lasciando che i pensieri scorrano come il paesaggio intorno.

Per questo propongo anche una modalità diversa di colloquio psicologico:
non in una stanza, ma immersi nella natura.

Un sentiero tra alberi e acqua, rumori bianchi e silenzi, dove lo sguardo si distende e le parole trovano il loro tempo.

Se senti che potrebbe essere il tuo modo, scrivimi per info.

Il sentiero che propongo è a due passi dallo studio. Si può scegliere di volta in volta se fare il colloquio passeggiando o in studio.
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Indirizzo

Centro Eos, Viale Bligny 37, Pavia/Centro Psicologico Lo Scrigno, Via Ricotti 17 Voghera
Voghera
27100

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