18/03/2025
Il gesto di Andrea risale al 29 gennaio ma ieri gli inquirenti hanno portato a galla, intorno all'accaduto, delle verità ancora più dolorose. La vicenda ci costringe a non girarci dall'altra parte, ci obbliga a guardare con onestà quanto spesso il dolore di chi ci è vicino venga minimizzato, banalizzato, non visto.
Mette in risalto un aspetto fondamentale: il nostro bisogno di essere riconosciuti e accolti per ciò che siamo. Quando questo bisogno non viene soddisfatto, il rischio che ci si rivolga a chiunque, pur di essere ascoltati è altissimo. E non sempre, purtroppo, si incontra qualcuno in grado di offrire una presenza calda, amica e supportiva.
Cosa è successo?
Andrea si sentiva solo e ha cercato conforto dove capita, come fanno tanti giovani oggi: dietro uno schermo, dentro una chat. Quella fragile ricerca di comprensione, ha trovato un coetaneo, un ragazzo appena più giovane con cui confidarsi. Da qui si potevano aprire tanti scenari. Ma ciò che avrebbe potuto essere uno spazio di sollievo e umanità si è trasformato in un caso di istigazione. Ecco cosa hanno scoperto gli inquirenti esaminando il computer e il cellulare di Andrea. Quando aveva raccontato il buio che si portava dentro, l'altro non aveva neanche provato a incoraggiarlo. Ha soffocato il grido d'aiuto di Andrea indicandogli la direzione della fine. Gli ha perino detto "come". ha riportato ieri una delle frasi shock rivenute sullo smartphone di Andrea: «Manda giù le pasticche con il vino, non sentirai dolore, solo piacere». La riportiamo anche noi, così, cruda e spietata.
Lo facciamo affinché nessuna fragilità debba essere più minimizzata, banalizzata e non vista. La vera tragedia non è solo il gesto finale, ma il vuoto relazionale che lo precede. Andrea cercava la fine di un dolore invisibile. Aveva bisogno di essere ascoltato, di trovare uno sguardo che lo vedesse davvero. Quando la solitudine prende il sopravvento, anche una parola può salvare o distruggere. Anche con noi stessi, banniamo dalle nostre menti le parole che distruggono! Incoraggiamo quelle che creano vicinanza. Impariamo a fermarci, ascoltare senza giudizio, a essere quella presenza che può fare la differenza.
-Psicoadvisor