29/06/2025
9 domande per capire se stai facendo un esercizio dell'approccio neurocognitivo (Perfetti).
Molti terapisti che stanno imparando l'approccio neurocognitivo della riabilitazione, nelle prime fasi, hanno difficoltà a capire se ciò che stanno facendo con il paziente rispetti fedelmente la teoria neurocognitiva.
Al contrario, molti terapisti, pur non conoscendo esplicitamente l’approccio neurocognitivo, utilizzano inconsapevolmente numerosi strumenti e tecniche coerenti con esso.
Qui di seguito propongo una serie di domande sugli strumenti e sulle tecniche, raggruppate per interrogare il proprio esercizio e valutarne la coerenza con i principi dell’approccio neurocognitivo.
🔧 Domande sugli strumenti
1. È presente un problema conoscitivo?
– L’esercizio propone un problema che il paziente deve risolvere con il proprio corpo e i suoi processi cognitivi (es. riconoscere una forma, una consistenza, una traiettoria)?
– Se l’attività è solo una serie di movimenti ripetuti o il mantenimento di un equilibrio instabile, non è un vero problema conoscitivo e quindi non rientra nell’approccio neurocognitivo, ma in quello muscolare e neuromotorio.
2. Come utilizzo il linguaggio?
– Il linguaggio è impiegato per guidare il paziente alla risoluzione del problema conoscitivo e per indagare la sua esperienza cosciente, arricchendo l’osservazione del terapista e migliorando la consapevolezza delle proprietà dell’azione da parte del paziente?
– Oppure impartisco solo ordini e istruzioni meccaniche? Un linguaggio orientato a interrogare e riflettere è uno strumento dell'approccio neurocognitivo.
3. Che ruolo ha il sussidio scelto?
– A cosa serve l’attrezzatura? È un pretesto per creare un’esperienza di interazione guidata e semplificata paziente-oggetto, oppure un oggetto che il paziente deve solo spostare, vincerne la resistenza o mantenere il proprio equilibrio su di esso?
– Se lo strumento orienta l’esercizio al riconoscimento e all’interazione sensoriale-cognitiva, è coerente con l’approccio neurocognitivo; altrimenti segue logiche muscolari (rinforzo) o neuromotorie (riflessi).
4. Il paziente deve formulare un’ipotesi percettiva o previsione dell'azione?
– Prima dell’esplorazione, chiedi al paziente di descrivere cosa si aspetta di percepire (es. “Cosa ti aspetti di sentire se ti proponessi il cerchio grande?”).
– La richiesta dell'elaborazione di un’ipotesi percettiva e motoria (motor imagery) allena i processi di anticipazione compromessi in seguito alla lesione neurologica e permette al fisioterapista di indagare gli elementi presenti nella rappresentazione dell'azione elaborata dal paziente.
5. È presente un momento di confronto?
– Il confronto guida il paziente nell’identificare e definire relazioni di somiglianza e differenza tra sensazioni e movimenti vissuti nella stessa azione dell’esercizio, tra esperienze legate ad azioni precedenti alla lesione e/o tra performance obiettivo del recupero.
– Questo processo è alla base dell’apprendimento motorio che il terapista intende facilitare con l’esercizio neurocognitivo, permettendo di esplorare e ricostruire la rappresentazione dell’azione.
🛠️ Domande sulle tecniche
1. Offri stimoli o faciliti la percezione?
– Stimolare il senso tattile (es. sfiorare la pelle con una spazzola) non basta: è necessario che l’esercizio richieda al paziente di selezionare gli elementi informativi rilevanti (forma, direzione, consistenza).
– Se l’oggetto serve solo a fornire uno stimolo, restiamo sul piano sensoriale: se invece viene riconosciuto o discriminato grazie alle abilità percettive del paziente, stiamo lavorando sulla costruzione dell’informazione, coerente con l'approccio neurocognitivo.
2. Moduli l’integrazione sensoriale?
– Stai modulando i canali sensoriali (es. chiusura degli occhi per privilegiare le informazioni somestesiche)?
– Oppure proponi un compito che richiede l’integrazione di più canali (visivo, tattile, cinestesico) per trovare la soluzione?
– La scelta di isolare o integrare uno o più canali sensoriali è coerente con l’approccio neurocognitivo, perché permette di guidare il paziente nella relazione con l’ambiente e nella risoluzione del problema conoscitivo.
3. Rispetti gli elementi della spasticità?
– L’esercizio è calibrato per permettere al paziente di controllare consapevolmente il tono e la reazione abnorme allo stiramento?
– Se l’esercizio è troppo complesso o non adeguato alle abilità del paziente, emergono compensi spastici che strutturano ulteriormente i pattern patologici anziché favorirne il superamento, contrapponendosi agli obiettivi terapeutici.
4. La richiesta motoria è adeguata alle abilità del paziente?
– Nei pazienti che presentano reazione abnorme allo stiramento, proponi inizialmente esercizi senza attivazione muscolare visibile, guidando manualmente il corpo per focalizzare l’attenzione sul controllo del tono?
– Quando il controllo sulla reazione abnorme allo stiramento è sufficiente, la guida manuale del terapista è calibrata per prevenire l’irradiazione spastica e permettere un movimento privo di compensi patologici?
– Una richiesta motoria adeguata, supportata dalla guida manuale, è coerente con l’approccio neurocognitivo, perché sostiene il paziente nel controllare i fenomeni patologici durante l’esercizio senza il rischio che si strutturino.
Tieni questa checklist a portata di mano: prima di ogni esercizio, scorri le domande. Non è necessario rispondere “sì” a tutte le voci, ma la prima (il problema conoscitivo) è quella davvero centrale: se il tuo esercizio pone un vero problema da risolvere con i processi cognitivi e il corpo, sei già sulla buona strada. È comunque sempre utile interrogarsi su ciascun punto e integrare strumenti o tecniche mancanti. Se hai altre domande da aggiungere che ritieni importanti, sentiti libero di aggiungerle e condividerle con i colleghi.
Buon lavoro e buona riabilitazione!