17/08/2021
NESSUN SEGRETO NASCOSTO
«Non ci sono segreti nascosti nel Taiji, ma soltanto cose troppo piccole per essere viste».
(Huang Sheng Shyan)
Secondo l’insegnamento tradizionale della scuola di Huang Shen Shyan, per conseguire una vera abilità marziale bisogna passare attraverso diverse fasi di sviluppo, che vanno dal "molto grande" all'estremamente "piccolo".
Il primo passo consiste pertanto nell'apprendimento corretto del movimento "esterno". È la fase più semplice, che comprende gli aspetti più macroscopici dell'arte: le posizioni, i movimenti, i gesti, le "tecniche". Tutto ciò che risulta ampio e visibile.
Per perseguire la capacità di percepire l'energia interna e veicolare la forza elastica, questo primo passo è indispensabile ma assolutamente insufficiente. Anche perché occorrono anni di corretta ed assidua pratica perché il movimento esterno diventi veramente fluido e rilassato (è il livello del “Song”).
Quando il movimento diventa veramente "morbido", lo si nota anche esternamente, con gli occhi.
La fase successiva è incentrata nella ricerca del “Chen” (affondare) e richiede altri anni di pratica. Da fuori, quando il praticante "affonda", difficilmente viene percepito, perché "affondare" è molto diverso dall'abbassare fisicamente la posizione o piegare le ginocchia. Si tratta, piuttosto, di governare piccole cose: minimi allungamenti tendinei, impercettibili aperture articolari, invisibili modulazioni di tensione in determinati muscoli. Una consapevolezza propriocettiva difficile da conquistare.
La terza fase è volta a raggiungere il “Vuoto”, il che implica la capacità suprema di governare “affondamento e radicamento”.
È una fase lunga e difficile, che molti praticanti riescono a imboccare ma molto pochi a proseguire e quasi nessuno a completare; chi la attraversa – i grandi maestri – diventa capace di annullare ogni tensione fisica, mentale ed emotiva.
Il raggiungere il "Vuoto" permette una chiara e completa percezione di sé e della realtà circostante, e di agire mirabilmente come un “conduttore di forza interna”. Anche per questo motivo la forza interna viene spesso chiamata “Forza Vuota”. Non è abbinata a movimenti esterni evidenti.
Ai livelli più alti, quando questa forza viene manifestata, se ne percepisce con certezza l'effetto fisico, non il processo che l'ha creata e che include "cose troppo piccole per essere viste".