12/11/2017
Cos’è l’impianto dentale?
L'impianto dentale, detto anche impianto endosseo, non è nient'altro che un dispositivo medico chirurgico che viene utilizzato per riabilitare la funzione masticatoria ed estetica nel caso di perdita di uno o più denti oppure di mancanza congenita.
L'impianto permette il sostegno di un sostituto protesistico con l'aiuto del supporto diretto dell’osso, grazie ad un processo biologico di osteointegrazione, ricostruendo la parte del dente senza dover ricorrere alla realizzazione di un ponte sui denti vicini alla zona dentula mantenendo il resto dei denti intatti; l'impianto può essere inserito nella mandibola oppure nella mascella.
La parte endossea viene inserita nella prima parte del processo, in modo tale da permettere l'osteointegrazione, che di solito dura tra i 4 ed i 6 mesi a seconda del paziente, mentre la parte dentale visibile (la capsula) viene aggiunta alla fine del processo di osteointegrazione. Il tipo di impianto più comunemente usato è formato da più sezioni, di forma cilindrica o conica con delle spire o altri elementi di ritenzione accessoria.
Il materiale più frequentemente utilizzato è il titanio, che essendo un metallo biocompatibile, permette l'osteointegrazione e va a formare un legame intimo con l'osso.
La riuscita o il fallimento dell’inserimento dell’impianto dipende dallo stato di salute del paziente, dalle eventuali cure che vanno ad interferire con il processo di osteointegrazione e dalla condizione di salute dei tessuti orali.
Il medico deve valutare attentamente lo stress meccanico a cui verrà sottoposto l'impianto durante il suo corso di vita. Pertanto la corretta pianificazione della sua posizione e del numero degli impianti è la regola d'oro per salvaguardare a lungo termine la rispettiva protesi, poiché le forze che agiscono durante la masticazione sono piuttosto significative. Per riuscire a determinare ciò si fanno simulazioni in laboratorio con l'aiuto della tomografia computerizzata (CBCT) e con la realizzazione di guide chirurgiche.
Le condizioni che permettono un successo a lungo termine di un impianto osteointegrato sono la salute della gengiva e dell’osso. E’ opportuno prendere sempre in considerazione che dopo l'estrazione entrambi i tessuti si possano atrofizzare, rendendo necessario a volte altre procedure chirurgiche come innesti gengivali, addizione ossea e rialzi del seno mascellare, al fine di creare condizioni ottimali dell’osso gengivale. La protesi finale può essere fissa o rimovibile, ma in ogni caso alla parte endossea dell’impianto verrà avvitato un moncone sul quale si fisserà la soluzione protetica finale.
Quando si riesce a realizzare una protesi fissa, quest’ultima si avvita con una vite prigioniera, oppure si fissa con del cemento dentale; quando è mobile si utilizza un adattatore corrispondente che viene inserito nella protesi in modo tale che i due pezzi possano essere fissati insieme.
L'intervento della terapia implantare presenta alcune complicanze, che si dividono tra quelle che si verificano durante l'intervento (quali eccessivo sanguinamento, o lesione del nervo alveolare inferiore quando non si calcolano bene le misure), quelle che si verificano nei primi mesi (quali infezione o mancata osteointegrazione) e quelle che si verificano a lungo termine (come perimplantite, dovuta alla mancata o scarsa igiene del paziente, oppure rotture dovute all’eccessiva forza masticatoria). In presenza di ottime condizioni, ovvero tessuti sani, e giuste forze che sollecitano l'impianto, esso può avere una percentuale di esito positivo a lungo termine tra il 93% ed una durata di tempo tra 10 e 15 anni, in alcuni casi sono garantiti a vita.
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