
06/21/2025
COME MI RACCONTO?
"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla".
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in queste parole di Gabriel Garcia Marquez, che mi hanno fatto riflettere a lungo. Avevo appena finito di salutare una persona che era venuta a trovarmi per parlarmi di una sua difficoltà relazionale. Ci eravamo lasciati con una convinzione condivisa: il nostro rapporto con una persona è condizionato da ciò che ci è accaduto nella vita, non solo dal modo in cui viviamo quella specifica relazione o dal modo di essere di quella determinata persona.
"Le tue difficoltà non sono colpa tua", le avevo ricordato. "Prima di giudicare gli altri e soprattutto di giudicare noi stessi - cosa che facciamo più spesso e con più cattiveria di quanto noi stessi non facciamo con gli altri - dovremmo toglierci le lenti che filtrano il nostro sguardo e ci tolgono la lucidità nel valutare correttamente quello che ci accade".
Le parole del premio Nobel colombiano ci dovrebbero aprire gli occhi su una verità che molto spesso dimentichiamo. Se vogliamo richiamare ancora una volta la musica - un amico mi ha fatto notare che i miei ultimi articoli hanno come fil rouge il riferimento alla musica - potremmo ricordare le parole di un tormentone estivo che ha chiuso lo scorso millennio e che, nonostante non sia recentissimo, sarà sicuramente ricordato anche dai più giovani: Dipende, da che dipende? Da che punto guardi il mondo tutto dipende...
Tutto dipende dal nostro punto di vista, dalla prospettiva con cui ci relazioniamo con il mondo, con gli altri e con noi stessi.
Altrimenti come si spiega che lo stesso evento venga percepito da due persone in due modi completamente diversi? E che a volte accade che una stessa persona guardi ad uno specifico fatto della propria vita con occhi diversi a seconda dello stato emotivo in cui si trova?
"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla". Se i nostri ricordi sono prevalentemente negativi, come potremo pensare di avere uno sguardo positivo su tutta la nostra vita, compresa quella che attendiamo ancora di vivere? Se il racconto della nostra vita è filtrato da esperienze che ci hanno lasciato ferite più o meno profonde e che magari sono ancora aperte, come potremo pensare di guardare al futuro con la speranza e l'ottimismo che le cose possano cambiare in meglio?
A volte non ci spieghiamo il perché di certe difficoltà relazionali che non riusciamo a superare da troppo tempo; il motivo per cui ci prende un'ansia apparentemente immotivata; la ragione per cui certe persone ci irritano prima ancora che abbiano aperto bocca; come mai immaginiamo il futuro con uno sguardo scuro e cupo.
Eppure la spiegazione c'è e quasi sempre affonda le sue radici nella nostra storia.
Basterebbe guardarla con occhi diversi e probabilmente tornerebbe la luce.
Che cosa ci impedisce di cambiare lo sguardo?
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"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla". Qualche giorno fa mi sono imbattuto in queste parole di Gabriel Garcia Marquez, che mi hanno fatto riflettere a lungo. Avevo appena finito di salutare una