07/15/2025
IL CORPO NON È UNA MACCHINA
Viviamo in un mondo in cui, troppo spesso, il corpo umano viene visto come una macchina. Una macchina da riparare quando si rompe. Un motore da stimolare quando rallenta. Un insieme di pezzi da sostituire, aggiustare, sbloccare, “riaccendere”.
Siamo stati educati a credere che i sintomi siano errori da zittire, che l'invecchiamento sia una condanna inevitabile, che malattie e decadimento siano il destino naturale con l’avanzare dell’età.
Ma... e se non fosse così?
E se questa narrativa, così comoda per l’industria farmaceutica e così rassicurante per una medicina tecnica e impersonale, fosse una bugia che ci allontana dalla verità più profonda e potente?
La dottoressa Gladys McGarey, scomparsa a 103 anni dopo aver esercitato la medicina fino ai 102, ci ha lasciato un’eredità che va ben oltre i manuali e i farmaci.
Ha lasciato un’immagine, una frase. Un paradigma che può cambiare la nostra vita se lo facciamo nostro:
“La maggior parte delle persone tratta il proprio corpo come una macchina che si rompe. Io tratto il mio come un giardino che ha bisogno di cure.”
Ecco... tutto è lì.
Una macchina la aggiusti quando si rompe. Ma un giardino?
Un giardino lo ascolti, lo osservi, lo nutri con amore. Lo poti, lo irrighi, lo proteggi dalle intemperie e dalle infestazioni. Non gli chiedi prestazioni, gli dai fiducia. Non lo forzi, lo accompagni. Non lo maltratti per ottenere risultati immediati, gli concedi il tempo della natura. E proprio per questo fiorisce.
Perché il corpo NON è una macchina!
L’idea del corpo come “macchina biologica” viene dalla rivoluzione scientifica del ‘600. Cartesio e Newton, due giganti del pensiero moderno, ci hanno insegnato a vedere l’essere umano come un insieme di ingranaggi. Questa visione ha avuto un enorme valore nell’evoluzione della scienza... ma ha fatto danni quando è stata presa alla lettera.
- Perché un cuore non è una p***a.
- Un cervello non è un processore.
- Un fegato non è un filtro.
- Una sinapsi non è un cavo.
- Un’emozione non è un errore di sistema.
Il corpo umano è un ecosistema vivente, dinamico, in costante interazione con la mente, l’ambiente, l’inconscio, le relazioni, la storia familiare e la spiritualità. E soprattutto: è progettato per guarire. La macchina si rompe, il giardino si riequilibra.
Trattare il corpo come una macchina significa entrare in lotta contro di lui. Fare guerra ai sintomi. Zittire la febbre, spegnere il dolore, bloccare il cortisolo, ignorare la stanchezza, medicalizzare ogni disagio.
Trattare il corpo come un giardino significa invece:
- Chiedersi cosa sta cercando di dirti il sintomo,
- Osservare con cura dove manca il nutrimento,
- Ascoltare il bisogno che emerge da una crisi infiammatoria o da un’insonnia,
- Rispettare i suoi ritmi, e non solo i nostri obiettivi.
Perché ogni manifestazione fisica ha un’intelligenza profonda, anche se non ci piace. Il giardino sa quando è il momento di fiorire...
La dottoressa Gladys ha scritto un libro a 100 anni. Viveva da sola, faceva esercizio ogni giorno, cucinava, rifletteva, creava. Non si limitava a “sopravvivere” o a “mantenersi attiva”. Stava prosperando.
E sai cosa rispondeva quando le chiedevano il suo segreto?
Non parlava di geni fortunati, né di protocolli miracolosi. Diceva:
“Io lascio che la Vita fluisca attraverso di me. Ascolto il mio corpo. Ci dialogo. Gli dò amore.”
Questa non è retorica. È biologia. Perché quando il corpo si sente amato, si rigenera. La malattia non è un errore, è un messaggio.
Immagina un giardino. Se le foglie si seccano, non incolpi la pianta. Ti chiedi... sta ricevendo abbastanza luce? L’ho innaffiata troppo o troppo poco? Ci sono parassiti nel terreno? È forse il momento del riposo e non della fioritura?
La malattia, nella visione della dottoressa Gladys, non è un malfunzionamento, ma un linguaggio.
È il modo in cui il corpo ti dice:
“C’è qualcosa che non va nel terreno. Fermati, guarda, cambia.”
Ecco perché combatterla ciecamente, senza ascoltarla, è spesso controproducente. Non fai che silenziare un messaggio d’amore.
Il terreno conta più del sintomo. Se continuiamo a vivere in un terreno fatto di stress cronico, alimentazione scompensata, isolamento emotivo, sedentarietà, mancanza di senso e contatto umano... possiamo anche prendere la pillola giusta, ma non fioriremo mai.
Perché il problema non è la “macchina guasta”. È il giardino inaridito.
La buona notizia? Il terreno può essere rigenerato. Ecco le verità che la medicina meccanicistica non ti dice
1. Il corpo può guarire anche da malattie croniche se si lavora sul terreno giusto.
2. L’invecchiamento non è sinonimo di degenerazione, ma di trasformazione. Si può ringiovanire biologicamente.
3. Ogni cellula ascolta le tue emozioni. Rabbia, paura e solitudine indeboliscono l’immunità. Gratitudine e gioia la potenziano.
4. La mente crea il corpo. I tuoi pensieri, ogni giorno, plasmano neurotrasmettitori, ormoni e processi cellulari.
5. Il corpo non dimentica nulla. Trauma, abbandono, perdite… si iscrivono nella carne. E vanno ascoltati per essere liberati.
Come si cura un giardino (e non una macchina)? Ecco alcune pratiche semplici, ma radicali:
- Inizia ogni giornata chiedendo al tuo corpo come si sente, non solo cosa “devi fare”.
- Onora la stanchezza come una chiamata al riposo, non come un ostacolo da superare.
- Nutriti con cibo vero, cucinato con amore, non con carburanti standardizzati.
- Coltiva il movimento gentile, non per bruciare calorie, ma per far fluire l’energia.
- Circondati di relazioni nutrienti. Le piante parlano tra loro. Anche il corpo ha bisogno di appartenenza.
- Ridai senso e scopo alla tua giornata (questa è la parte piu importante). Un giardino senza direzione cresce in disordine. Il corpo senza direzione... si spegne.
La scienza sta finalmente tornando al cuore. Oggi, neuroscienze, epigenetica e psiconeuroimmunologia ci confermano che il corpo è profondamente plastico. Può cambiare, guarire, rigenerarsi, fino all’ultimo respiro.
Il DNA non è destino, la diagnosi non è condanna, l’età non è una sentenza. E allora chiediamoci con onestà:
Come vogliamo vivere i prossimi 10, 20, 30 anni?
Vogliamo aggiustarci pezzo per pezzo… o fiorire ogni giorno con consapevolezza?
Vogliamo continuare a “funzionare”… o vogliamo prosperare, come la dottoressa Gladys?
Innaffia il tuo giardino... ogni giorno. Il mondo ha bisogno di uomini e donne che scelgano di trattare il corpo non più come una macchina, ma come un giardino sacro. Un luogo che non si ripara, ma si ama. Un organismo che non si “mantiene in efficienza”, ma si nutre di significato.
La dottoressa Gladys ci ha mostrato che si può vivere a lungo non resistendo al tempo, ma amandolo. E anche quando arrivano malattia, dolore o perdita, possiamo attraversarli con radici profonde, perché non siamo soli. Il corpo non è una macchina spenta da accendere. È una parte viva della Vita stessa. E se smetti di forzarlo… ti parlerà. E guarirà.
(Patrizia Coffaro su “Essere Indaco”)