10/06/2025
In questi giorni comincio a sentire la stanchezza di questa gravidanza. Soprattutto avverto il fiato corto e il bisogno crescente di fermarmi, respirare profondamente, cercare di allargare i polmoni che ormai sembrano compressi. Lo stomaco è schiacciato, spinto verso l’alto da un esserino che cresce dentro di me, che si fa spazio nel mio corpo, nel mio immaginario… e anche nei cassetti e negli armadi di casa, dove inizio a liberare angoli per lui, che presto arriverà ad abitarli.
E rifletto su quanto sia complesso, e al tempo stesso profondo, questo lavoro del “farsi spazio”. Dentro e fuori dal grembo.
Dentro, il piccolo deve fare i conti con un utero più o meno accogliente, con una mamma più o meno capace di ascoltarsi, di ascoltarlo, di fermarsi e riposare – se può, se riesce.
Fuori… fuori è un gran casino.
Perché questo processo del trovare spazio comincia subito, appena si arriva al mondo, e continua per tutta la vita.
Appena nasci, cerchi il tuo posto nella famiglia che ti accoglie. Uno spazio fisico, certo, ma soprattutto emotivo.
Sono il primo figlio? Il secondo? Quanti fratelli sono arrivati prima di me? In quale momento arrivo? Cosa stava succedendo nella vita di questa famiglia prima che arrivassi io? Mi stavano aspettando con trepidazione? E cosa comporterà questo per me? Oppure arrivo in una famiglia distratta, già affaticata da altro? E questo cosa significherà per il mio posto nel mondo?
Il farsi spazio non è un operazione semplice. Spesso ci ritagliamo angoli che a malapena contengono i nostri piedi. Spazi in cui non ci si può muovere, senza finestre, senza porte, senza protezioni dai venti che arrivano da fuori. Altre volte, la nostra storia ci porta a costruire isole: larghe abbastanza per sopravvivere con le nostre provviste, ma prive di porti, fari, connessioni. Nessun modo per far approdare l’altro, per inviare segnali nel momento del bisogno.
Dovremmo imparare a costruire ponti, a sventolare bandiere, a mandare segnali luminosi. Dovremmo poter aprire e chiudere finestre e porte, coltivare un giardino attorno a noi, e costruire una bella staccionata. Qualcosa che definisca il nostro spazio, senza isolarci del tutto.
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