Fisikamente - Ambulatorio di fisioterapia

Fisikamente - Ambulatorio di fisioterapia FisiKamenTe è aperto..... Un nuovo ambulatorio di fisioterapia nella nostra Città, Vittorio Veneto. Professionalità e qualità al servizio di tutti!

05/10/2025
21/09/2025

“È solo una tendinite alla spalla.”

Peccato che la spalla non esista. O meglio: non esiste una sola spalla, né un solo modo in cui può fare male. Quello che chiamiamo “spalla” è una giunzione articolare complessa, un sistema che unisce: cinque articolazioni, più di venti muscoli, una catena di adattamenti che parte dal rachide e finisce nella mano.

E in mezzo a tutto questo.. sì, ci sono anche quei quattro muscoli famosi:
sovraspinato, infraspinato, sottoscapolare e piccolo rotondo.

Ma ridurre il dolore di spalla a “tendinite della cuffia” è come dire che un’orchestra stona perché il primo violino ha preso una nota sbagliata.

Doppia lettura

Livello 1 – per pazienti

Quando ti dicono che hai un problema alla spalla, spesso è solo la punta dell’iceberg. Il dolore non è (solo) dove lo senti, ma dove il tuo corpo ha smesso di compensare in silenzio. E nella spalla, le compensazioni sono quotidiane, invisibili.. e potentissime.

Un muscolo tira troppo, uno tira troppo poco.
La scapola ruota male, il torace è rigido, il core non sostiene.
Il dolore è la somma finale di tutte queste micro-disfunzioni.

Livello 2 – per clinici

Chiamarla “cuffia dei rotatori” è corretto.
Ma ragionare solo sulla cuffia.. è riduttivo.
Qui si parla di neuromeccanica fine, non solo di RMN.

Ogni muscolo della cuffia modula l’allineamento omerale in co-attivazione con scapola e core, lavora in feedforward su base motoria appresa, diventa sintomatico quando il carico supera la sua funzione di “stabilizzatore silenzioso”.

Sovraccarico da sottoscapolare dominante uguale a perdita di rotazione esterna.
Sovraccarico del sovraspinato uguale a riduzione dello spazio subacromiale.
Infraspinato ipoattivo uguale ad un omero che sale senza freni.
Dominanza del deltoide uguale ad una “spalla forte che fa male”.

Non è infiammazione.
È fallimento di sistema.

In breve, il sovraspinato inizia l’abduzione e guida la centratura omerale, l'infraspinato ruota esternamente e frena il movimento, il sottoscapolare ruota internamente e protegge anteriormente, il piccolo rotondo garantisce il fine tuning della rotazione esterna e stabilità posteriore.

Quattro muscoli. Ma inseriti in un sistema con il core (per pre-attivazione e controllo pressorio), colonna toracica (per escursione scapolare), scapola (per orientamento e ritmo scapolo-omerale), arto superiore (per continuità di movimento e scarico del carico distale)

E quindi?

Ogni volta che dici “spalla dolorosa”, non chiederti solo “quale tendine?”,
ma “quale equilibrio è saltato?” Chi lavora troppo per coprire gli altri? Chi ha smesso di collaborare? Il dolore è un allarme o un abbandono?

“Allora devo rinforzare la cuffia?”
No.
Devi rieducare il sistema.

Devi ripristinare le sinergie tra scapola, core e arto. Devi restituire timing, feedforward, controllo fine. Devi far tornare la spalla quello che è davvero: una staffetta di funzioni, non una somma di muscoli.

La spalla non si infiamma per caso. Si ribella quando smette di essere un'orchestra e diventa un assolo stonato. Non curare il violino. Riaccorda l’intera sinfonia. 🥰

13/09/2025

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di “Patologie Spiritose, dove affrontiamo i malanni.. tra curiosità e leggerezza!”

Oggi parliamo di un classico delle scuole calcio, dei campi da basket e delle piste d’atletica: la sindrome di Osgood-Schlatter! Se tuo figlio (o il tuo atleta) ha male sotto al ginocchio e una “gobbetta” che non c’era.. no, non è un nuovo superpotere. È il ginocchio che sta crescendo e si sta facendo sentire! 😅

Cos’è e dov’è?

È un'infiammazione localizzata nella zona della tuberosità tibiale anteriore, cioè quella sporgenza ossea appena sotto la rotula dove si inserisce il tendine rotuleo.

Succede durante la crescita, quando le ossa si allungano velocemente ma i muscoli e i tendini non riescono a tenere il passo. Il risultato?
Un'infiammazione da trazione che può rendere ogni salto, corsa o scatto.. un piccolo tormento. 😖

Curiosità divertente

La sindrome prende il nome da due medici (Osgood e Schlatter) che la descrissero.. nel 1903, osservando giovani atleti americani. In pratica, è una “patologia sportiva vintage” che continua a fare carriera!

Come si sviluppa?

Compare in ragazzi e ragazze tra i 10 e i 15 anni, in fase di sviluppo scheletrico. Le cause principali sono sport ripetitivi con salti, cambi di direzione e corsa, crescita rapida, rigidità del quadricipite e sovraccarico funzionale del tendine rotuleo.

Il corpo “protesta” proprio nel punto di inserzione, e la tuberosità tibiale può diventare gonfia e dolente al tatto.

Nella vita quotidiana

Il dolore si presenta durante o dopo l’attività fisica, e può peggiorare correndo o saltando, salendo o scendendo le scale e stando inginocchiati.

In certi casi compare una vera e propria “bozza ossea” che può rimanere anche da adulti, pur senza dolore.

Parole complicate, spiegate semplici

- Tuberosità tibiale anteriore: la zona sotto la rotula dove si attacca il tendine del quadricipite.

- Tendine rotuleo: il “cordone” che collega la rotula alla tibia e trasmette la forza del quadricipite.

Accenni di fisioterapia

Il trattamento è conservativo e comprende educazione al carico e riduzione temporanea dell’attività sportiva, stretching del quadricipite e degli ischiocrurali, rinforzo del core e degli stabilizzatori del bacino. Aiutano tecniche di rilassamento miofasciale e una valutazione funzionale sanitaria delle catene cinetiche (anca, piede, postura).

Nel dolore acuto si usano ghiaccio e, se serve, kinesiotape o bendaggi funzionali.

Curiosità scientifica

In rari casi, se il carico non viene gestito bene, può verificarsi una piccola avulsione della tuberosità tibiale (frammento osseo staccato). Ma nella stragrande maggioranza dei casi, la sindrome di Osgood-Schlatter si risolve spontaneamente con la fine della crescita ossea.

Conclusione

La sindrome di Osgood-Schlatter è una protesta di un ginocchio che sta cercando di diventare grande.. ma ha bisogno di una pausa ogni tanto. Con un po’ di attenzione, stretching e il giusto dosaggio di sport, il piccolo atleta può tornare presto a correre felice.

A sabato prossimo per il prossimo episodio! 😄

15/08/2025
04/05/2025

Guardala bene: sembra un’articolazione semplice, e invece è una sinfonia di strutture che lavorano all’unisono per permetterti di fare ogni gesto quotidiano, dal portarti il caffè alla bocca al fare un curl con bilanciere da 40 kg (o da 4, dai).

Ma cosa succede davvero sotto la pelle?

Tendine del bicipite: è il motore della flessione e della supinazione. Se è infiammato, ogni rotazione ti sembra una tortura.

Tendine del tricipite: estensore per eccellenza, lavora in opposizione al bicipite. Se sei rigido, lui è spesso il primo a urlare.

Legamento collaterale ulnare: lo scudo del gomito, fondamentale per la stabilità in movimenti laterali. Lo stressi di continuo se fai sport lanciati o se scrivi al PC con cattiva postura.

Legamento anulare del radio: tiene fermo il capitello radiale ma gli permette di ruotare. Senza di lui, non ruoti nemmeno una maniglia.

Corda obliqua: spesso ignorata, lavora in tandem con i muscoli per stabilizzare l’avambraccio.

Capsula articolare e borsa sinoviale olecranica: le grandi dimenticate finché non si infiammano… e allora sì che le senti!

E ora la domanda provocatoria: ti sei mai chiesto perché senti dolore al gomito quando il problema potrebbe arrivare… dalla spalla o dal polso?

Il gomito è un crocevia biomeccanico, un punto di passaggio delle tensioni generate a monte e a valle. E non puoi risolvere un dolore al gomito trattando solo il gomito.

Il consiglio del fisioterapista:

1. Valuta tutto l’arto superiore, non solo dove senti dolore.

2. Lavora su flessibilità e rinforzo in catena, non per compartimenti stagni.

3. Se il gomito grida, forse è perché qualcun altro ha smesso di parlare da tempo (spalla? scapola? colonna cervicale?).

Il tuo gomito non è solo uno snodo meccanico. È un direttore d’orchestra. E se lo ascolti bene… ti dice esattamente cosa non sta funzionando. 🤗

03/05/2025

Benvenuti al secondo episodio di “Commenta che ti passa: dove i tuoi commenti trasformano i nostri post” Buona lettura!

Viviamo in un’epoca in cui guardare in basso è diventato automatico: smartphone, laptop, tablet… la sindrome da testa avanzata (Forward Head Posture, FHP) è ovunque. Ma quanto incide davvero sulla salute cervicale?

Hai mai notato persone con il mento sporgente in avanti, le spalle arrotondate e il collo teso? Magari anche tu, senza rendertene conto, assumi questa postura mentre guardi lo schermo del telefono o lavori al computer.

Testa avanti, peso moltiplicato!

Lo sapevi che la tua testa pesa circa 5 kg? E ogni centimetro in avanti aumenta il carico percepito dalla colonna:

A 15°: il carico arriva a 12 kg
A 30°: 18 kg
A 45°: 22 kg
A 60°: 27 kg

Ma come dice giustamente Angelo Torri:
“Non solo testa in avanti, ma anche di lato, inclinata, ruotata… si vedono posture scorrette ovunque.”

E infatti la postura disallineata della testa comporta sovraccarichi asimmetrici, che generano compensi cervicali e tensioni croniche, come confermato da molti professionisti.

Questo concetto si collega direttamente alle forze di taglio asimmetriche che si creano sulla colonna cervicale. Le rotazioni e inclinazioni laterali, oltre a rendere l’immagine posturale “storta”, sono clinicamente correlate a squilibri del tono muscolare cervicale e a possibili irritazioni radicolari da compressioni meccaniche o da instabilità segmentarie.

Vuoi sapere le conseguenze della postura avanzata?

Dolore cervicale: muscoli come trapezio, SCOM e suboccipitali sono in tensione costante.

Mal di testa e vertigini: possibile compressione delle arterie vertebrali

Rigidità articolare: perdita della fisiologica lordosi cervicale.

Sovraccarico toracico, scapolare e disfunzioni respiratorie.

Doris Occhipinti lo ricorda spesso ai suoi allievi:

“La postura è tutto, anche se nel 2025 molti ancora la snobbano.”

Eppure, la FHP non è solo “un problema moderno”: già studi del secolo scorso collegavano le disfunzioni della colonna cervicale con alterazioni della pressione intracranica e dell’equilibrio autonomico. Solo che oggi la stiamo semplicemente… moltiplicando con ogni scroll!

Ma cosa dice la letteratura? Ecco una carrellata di revisioni sistematiche:

1. FHP e dolore cervicale

La FHP è associata a maggiore intensità di dolore e disabilità cervicale (Kim et al., 2019)

La revisione ha analizzato 15 studi e ha mostrato che, nei pazienti sintomatici, l’angolo cranio-vertebrale (CVA) ridotto è un predittore significativo di dolore cronico al collo.

2. Esercizi terapeutici e FHP

Gli esercizi correttivi migliorano CVA e riducono dolore cervicale (Kang et al., 2018)

Particolarmente efficaci si sono dimostrati gli esercizi di retrazione cervicale abbinati a training del trapezio inferiore e al controllo scapolare. Lavorare solo sul collo… spesso non basta!

3. FHP e propriocezione

Alterazioni nei limiti di stabilità e nell’equilibrio funzionale (Yoo et al., 2022)

Questo spiega perché in alcuni soggetti, soprattutto anziani o con disfunzioni vestibolari, una testa mal posizionata può contribuire a instabilità e aumentato rischio di cadute.

4. Esercizi per la sindrome crociata superiore

Migliorano FHP, spalle e cifosi toracica (Chen et al., 2023)

Il protocollo includeva esercizi globali di rieducazione posturale combinati con stretching degli anteriori e rinforzo dei muscoli scapolari profondi. Un approccio “a catena”, non solo “a tratti”.

5. Text Neck: definizione controversa, ma implicazioni reali

Le posture prolungate in flessione cervicale hanno effetti clinici (Scoping review)

Marcus Tidwell a questo punto ha sollevato un punto interessante:

“Non esistono prove definitive che colleghino FHP e dolore cervicale, e i termini “Postura scorretta” o “postura appropriata” sono discutibili.”

Hai ragione, Marcus. È importante evitare generalizzazioni e usare il linguaggio con attenzione. Tuttavia, come riportato, le revisioni sistematiche mostrano associazioni clinicamente rilevanti, soprattutto nei soggetti sintomatici.

Etichettare tutto come “spazzatura” rischia di escludere dati utili nella pratica clinica. Come sempre: il contesto è tutto.

Ma come darti torto? Il termine “postura scorretta” può essere fuorviante. È più corretto parlare di “postura sostenuta nel tempo senza variazione” che, in soggetti predisposti, può contribuire all’insorgenza di dolore. La postura, insomma, non è buona o cattiva in sé… ma può diventare un problema se diventa l’unica disponibile.

E se il dolore cervicale causa anche altro?

Manuela Beltrame chiede: “Cosa fare se in posizione sdraiata, col capo sostenuto, si avverte mancamento? Potrebbe essere legato alla sindrome?”

Ottima osservazione. In alcuni casi, la compressione o tensione a livello cervicale può alterare la propriocezione o il flusso vertebro-basilare. È fondamentale un’accurata valutazione clinica per escludere cause vascolari o neurologiche e impostare un piano adattato.

La “drop attack” o il senso di mancamento da posizione supina con testa iperestesa è descritto anche in letteratura come possibile segnale di insufficienza vertebrobasilare o instabilità craniocervicale. Attenzione quindi: non sempre è solo una questione muscolare.

Come intervenire quindi su questa condizione “in avanti”?

Educazione posturale

Consapevolezza corporea (biofeedback, specchi, retrazione del mento)

Esercizi mirati: rinforzo dei flessori profondi cervicali, trapezio medio/inferiore

Ergonomia personalizzata

Anche un semplice cuscino ergonomico o la regolazione dello schermo possono cambiare la giornata. E se sei un fisioterapista… dai un’occhiata anche a test come il Cranio-Cervical Flexion Test per oggettivare il lavoro.

Momento interattivo: prova ora!

Fermati un secondo e fai questi tre check:

1. Dove si trova il tuo mento? Sporge in avanti o è in asse con il collo?

2. Le tue spalle sono rilassate o stanno cercando di diventare orecchie?

3. Lo sguardo è dritto all’orizzonte… o puntato giù verso uno schermo?

Se hai risposto “sì” a uno di questi, è il momento perfetto per iniziare a correggere dolcemente, ma con costanza.

La postura non è tutto. Ma è una parte importante del tutto. E come disse un lettore: “Continuate a scavare quella buca, amici!”

E noi lo facciamo, insieme a voi.

Se ti è piaciuto questo aggiornamento, salva il post, commenta e condividilo.

E se vuoi rileggerlo con ironia: ecco la versione “Patologie Spiritose” dedicata al Text Neck:

https://educarefisio.com/2024/12/14/text-neck/

27/04/2025

Quel piccolo cerchio blu… può cambiare il destino della tua spalla.

Guarda bene l’immagine.
Quel punto evidenziato, piccolo ma strategico, è l’origine del capo lungo del bicipite brachiale.

Si ancora al tubercolo sovraglenoideo della scapola e… non è un dettaglio anatomico insignificante.
È una bomba clinica pronta a esplodere.

Perché questo tendine è così importante?

1. È il “ponte” tra scapola e omero

Il tendine del capo lungo attraversa l’articolazione gleno-omerale, scivola nel solco bicipitale e agisce come una cerniera stabilizzante nei movimenti del braccio.

Immaginalo come la zip che tiene insieme una giacca: se la zip si inceppa, la giacca si apre.
Se il tendine si stressa, la spalla perde stabilità.

2. È un co-stabilizzatore spesso trascurato

Durante i movimenti sopra il capo (es. lanci, trazioni, sollevamenti), il capo lungo aiuta:

- a centrare la testa omerale nella glena
- a limitare microinstabilità anteriori
- a assorbire parte delle forze di trazione

insieme alla cuffia dei rotatori e al labbro glenoideo.

3. Quando il sistema si inceppa… il tendine urla vendetta

Se c’è instabilità gleno-omerale, conflitto subacromiale, postura anteriore (spalla protratta), sovraccarico funzionale in sport overhead.. il tendine del capo lungo viene sovraccaricato, degenera (tendinopatia) o si infiamma (tenosinovite), o peggio.. partecipa a lesioni del labbro glenoideo (SLAP lesion).

Curiosità clinica

Il dolore anteriore alla spalla non è sempre dovuto alla cuffia dei rotatori.

Molto spesso è il capo lungo del bicipite a protestare, nascosto dietro una diagnosi troppo generica.

Mini-autovalutazione interattiva: è il tuo bicipite a gridare aiuto?

Rispondi rapidamente:

1. Provi dolore pungente sulla parte anteriore della spalla alzando il braccio?

2. Senti uno “scatto” o un “click” interno durante alcuni movimenti?

3. Avverti dolore localizzato premendo davanti alla spalla (solco bicipitale)?

4. Il fastidio aumenta dopo esercizi come curl, pull-up o trazioni?

5. Senti che il dolore non resta localizzato alla spalla, ma tende a scendere lungo il braccio, verso il gomito?

Se hai risposto “sì” a 2 o più domande, in particolare se il dolore irradiato verso il gomito è presente, è fondamentale NON improvvisare:
occorre una valutazione funzionale accurata da parte di un fisioterapista esperto in spalla.

Nota clinica tecnica (per i colleghi)

Il dolore irradiato lungo il braccio in un pattern anteriore è spesso un segno di: tenosinovite bicipitale avanzata, SLAP lesion con trazione sul tendine, alterazione dinamica gleno-omerale che stressa il capo lungo.

Un dolore irradiato vero a mano o a dita invece suggerirebbe radicolopatia cervicale (differenziale da non sbagliare.)

Test clinici correlati (da far eseguire a un fisioterapista o medico):

Test di Speed
Test di Yergason
Test di O’Brien

Solo attraverso una valutazione funzionale approfondita si può capire se:

- il problema riguarda il capo lungo del bicipite

- ci sono instabilità sottostanti

- il dolore è secondario a patologie più complesse (es. SLAP, instabilità multidirezionale)

E ORA UN MESSAGGIO PER I COLLEGHI FISIOTERAPISTI, PERSONAL TRAINER E PREPARATORI:

Non fermatevi alla cuffia dei rotatori. Non allenate solo il gesto finale. Il tendine del capo lungo del bicipite è spesso la chiave nascosta nei dolori anteriori di spalla.

Se sospettate una sofferenza del capo lungo, la priorità è inviare il paziente o l’atleta a una valutazione funzionale da parte di un fisioterapista esperto.

Solo con una valutazione clinica corretta si può:

- differenziare tendinopatia semplice da patologie complesse (es. SLAP, instabilità associata)

- stabilire se è necessario un trattamento conservativo o un rinforzo specifico

- costruire un programma di rieducazione realmente efficace e sicuro

La spalla non va solo rinforzata. Va capita. Va stabilizzata. E va rispettata nei suoi delicati equilibri.

Fisioterapisti, trainer, preparatori: fate rete. Collaborate. Il movimento consapevole nasce da una valutazione consapevole. 💪

E per i curiosi, un articolo sul protagonista di questa storia! 🤭

https://educarefisio.com/2021/05/28/il-capo-lungo-del-bicipite-brachiale-clbb/

25/04/2025

DENTATO ANTERIORE: il muscolo che fa (davvero) la differenza… ma nessuno allena.

Hai presente quel muscolo seghettato che si nasconde sotto il cavo ascellare, allineato alle costole, e che raramente finisce in un piano di allenamento?

Quello è il serratus anterior, alias il muscolo del pugile. Sottovalutato. Maltrattato. Essenziale.

Perché è fondamentale?

1. Stabilizza la scapola (e la tua spalla ti ringrazia)

Il dentato anteriore è il braccio invisibile della scapola: la mantiene aderente alla gabbia toracica durante ogni gesto del braccio. Se non lavora… la scapola sporge (winging scapula) e la spalla perde precisione, stabilità, forza.

Lo sapevi? Una scapola instabile può innescare conflitti subacromiali, tendinopatie, instabilità gleno-omerale e persino alterazioni posturali cervicali.

2. È protagonista nella respirazione forzata

Durante uno sforzo, un respiro profondo o una corsa intensa, entra in gioco insieme a: diaframma, intercostali esterni e muscoli scaleni.

E no, non è solo un accessorio.
È un muscolo respiratorio secondario potente, che supporta il sollevamento delle coste e l’espansione toracica.

3. Lavora in sinergia con dorsale e trapezio inferiore

La scapola è una centralina biomeccanica: i suoi movimenti sono il risultato di una coreografia precisa tra:

- trapezio inferiore (retropulsione, rotazione esterna)

- gran dorsale (depressione scapolare)

- dentato anteriore (protrazione e fissazione sul torace)

Quando il dentato anteriore è ipoattivo, la scapola perde la sua “connessione profonda” col tronco.
E tu perdi controllo, precisione, fluidità.
Risultato? Dolore, instabilità, e perdita di performance.

TEST: il tuo dentato anteriore è attivo? 🤔

Prova questi 2 test rapidi e funzionali:

Test 1 – Scapola che sporge

Appoggia le mani a una parete, braccia distese. Fai un push-up contro la parete e guarda lo specchio o fatti riprendere di profilo.

Se una scapola si stacca dal torace o fa “l’aletta” laterale… c’è winging scapula.
Indizio di debolezza del dentato o disfunzione neuromuscolare (es. lesione nervo toracico lungo).

Test 2 – Scap push-up

In quadrupedia o in piedi alla parete: spingi solo le scapole in avanti senza flettere i gomiti.

Se non riesci a sentire “la spinta dalle costole” verso l’esterno… il dentato anteriore non sta partecipando attivamente.

Come si allena (davvero) il dentato anteriore?

1. Push-up plus
Posizione di plank o su parete.
Esegui un push-up e aggiungi una spinta finale “oltre” con le scapole.

Focus: protrazione attiva, scapole fuori e in avanti.

2. Bear reach
Posizione quadrupedica, ginocchia sollevate.
Spingi il pavimento via da te e senti l’attivazione sotto le ascelle.

3. Wall slide con foam roller
Le spalle rivolte verso la parete, con il foam roller tra gli avambracci e il muro, proprio per favorire la protrazione scapolare e l'attivazione del dentato anteriore.
Fai scivolare le braccia verso l’alto mantenendo pressione.

Sentirai l’attivazione lungo le coste. Bingo.

Curiosità shock: perché è chiamato il “Boxer’s Muscle”?

Ogni pugno potente parte… da lì.
Il dentato anteriore è l’esplosione finale nella catena cinetica che parte dal piede, passa dal core e finisce nel braccio.

Senza dentato = pugno debole.
Con dentato = proiezione potente, controllo scapolare, assorbimento del contraccolpo.

E ora una domanda irriverente:

Quanti di voi fanno 3x12 di push-up con scapole fluttuanti… e poi si lamentano della spalla instabile, del “click”, o del dolore dopo l’allenamento?

Forse è il momento di guardare più… di lato.

CALL TO ACTION – METTILO IN PRATICA ORA

Sei un fisioterapista? Inserisci test e attivazione del dentato nei protocolli per i tuoi pazienti.

Sei un allenatore o Personal trainer? Se il tuo cliente ha instabilità scapolare… il dentato potrebbe essere il tassello mancante. Mandalo in valutazione da un fisioterapista!

Una scapola stabile… è una spalla felice. E il dentato anteriore è il suo miglior alleato.

Per i curiosi un articolo sul dentato anteriore!

https://educarefisio.com/2024/11/14/il-muscolo-dentato-anteriore/

20/04/2025

Il tuo gluteo ti sta lasciando… e tu non lo sai.

Se durante la camminata sembri una marionetta con un filo rotto, potresti essere in piena sindrome di Trendelenburg. Ma no, non è il nome di un castello tedesco. È il segnale che il tuo gluteo medio ha deciso di andare in vacanza… senza avvertirti.

Cosa succede?

Nel soggetto normale (immagine a sinistra), quando sollevi una gamba, l’altra (quella d’appoggio) ha un medio gluteo forte e stabile che mantiene il bacino in asse. Una sinfonia muscolare perfetta.

Nel segno di Trendelenburg (immagine a destra), invece, il medio gluteo è debole, pigro o irritato. Risultato? Il bacino cade dalla parte opposta della gamba in appoggio. Un vero disastro biomeccanico… ma elegantemente goffo.

Perché succede?

Debolezza del medio gluteo (soprattutto in chi vive seduto come una pianta in vaso), inibizione motoria da dolore all’anca o alla colonna, dopo interventi chirurgici o traumi, come protesi d’anca o distorsioni di caviglia trascurate e anche piede piatto: sì, parte tutto da lì a volte, come un effetto domino muscolo-scheletrico.

E le conseguenze?

Dolore lombare, affaticamento precoce durante la camminata, caduta della postura (letteralmente), più swing pelvico di Shakira… ma non è una buona notizia.

Vuoi evitare di sbandare come un carrello col ruotino storto? Allora allena il medio gluteo! Ma non con 300 squat al giorno: serve controllo, postura, progressione, e magari un fisioterapista che ti dica la verità senza farti fare esercizi acrobatici da circo. 😅

Per i curiosi un articolo che approfondisce quali esercizi si possono fare per un medio gluteo debole!

https://educarefisio.com/2016/07/01/esercizi-medio-gluteo/

05/04/2025

Benvenuti a un nuovo episodio di "Patologie Spiritose, dove affrontiamo i malanni… tra curiosità e leggerezza!" Oggi parliamo di un problema che colpisce proprio l’anca e che può rendere doloroso anche il semplice stare sdraiati su un fianco: la borsite pertrocanterica! Se vi sembra di avere un piccolo cuscinetto doloroso all’anca, potrebbe essere proprio lei. Scopriamo insieme cos’è e come possiamo calmarla!

Cos’è e dov’è?

La borsite pertrocanterica è un’infiammazione della borsa trocanterica, una piccola sacca piena di liquido che si trova tra il grande trocantere (una parte del femore) e i tendini dell’anca. La sua funzione? Ridurre l’attrito tra muscoli e ossa. Ma quando si infiamma… ecco che compare il dolore, soprattutto quando ci sdraiamo su un fianco o camminiamo a lungo! 🔥

Curiosità divertente

Sapete che la borsite pertrocanterica è chiamata anche "sindrome del fianco doloroso"? Il problema è che non se ne va solo girandosi dall’altro lato nel letto… anzi, può far male anche camminando! 🛌

Come si sviluppa?

Questa borsite può essere causata da movimenti ripetitivi, sovraccarichi muscolari, traumi diretti all’anca o anche da squilibri posturali. Anche corridori e persone che camminano molto su superfici dure possono svilupparla più facilmente… insomma, non è solo una "questione di età"! 🏃‍♂️

La borsite pertrocanterica nella vita quotidiana

Se sedersi su una sedia rigida, salire le scale o anche semplicemente sdraiarsi sul fianco è diventato doloroso, potreste avere a che fare con una borsite. E se pensavate che cambiare lato nel letto fosse la soluzione… mi dispiace, ma l’altra anca potrebbe non essere d’accordo! 😅

Parole complicate, spiegate semplici

Borsa sinoviale: un piccolo cuscinetto pieno di liquido che aiuta a ridurre gli attriti tra muscoli e ossa. 💦

Trocantere: una parte del femore su cui si inseriscono i tendini dell’anca. Se la borsa qui si infiamma, ecco il dolore! 🦴

Accenni di fisioterapia

La fisioterapia per la borsite pertrocanterica si concentra su esercizi di stretching e rinforzo dei muscoli dell’anca, come il medio gluteo, per ridurre la pressione sulla borsa infiammata. Tecniche di terapia manuale e mobilizzazione possono aiutare a ridurre il dolore, mentre l’uso di impacchi di ghiaccio e modifiche posturali possono accelerare la guarigione. 🏋️‍♀️

Curiosità scientifica

Sapevate che la borsite pertrocanterica è più comune nelle donne, soprattutto dopo i 40-50 anni? Questo perché l’ampiezza del bacino femminile crea un angolo diverso tra femore e anca, aumentando il rischio di infiammazione! 🔬

Conclusione

La borsite pertrocanterica può trasformare anche il riposo in un’esperienza dolorosa, ma con i giusti accorgimenti possiamo rimettere l’anca in carreggiata! Quindi… meglio non ignorarla e trattarla subito.

A sabato prossimo per il prossimo episodio! 👋

06/03/2025

Il caso più complicato della sala operatoria odierna: osteonecrosi della testa omerale in esiti di frattura trattata con placca. Visto il collasso della testa dell’omero, si e’ resa necessaria la sostituzione protesica, dopo la rimozione della placca (avvenuta durante la stessa operazione).

Ma facciamo chiarezza.

L’osteonecrosi della testa dell’omero è una complicanza grave che può insorgere dopo una frattura prossimale dell’omero, in particolare nelle fratture scomposte e comminute che coinvolgono il collo anatomico o la regione subcapitale. Questa condizione si verifica quando il flusso sanguigno alla testa omerale viene compromesso, portando alla morte del tessuto osseo.

Cause e Fattori di Rischio

L’osteonecrosi post-frattura è legata principalmente a:
• Danno vascolare: La testa dell’omero è irrorata principalmente dall’arteria circonflessa anteriore (ramo dell’arteria ascellare), che può essere lesa nei traumi.
• Grado di scomposizione della frattura: Le fratture classificate come tipo III e IV secondo Neer (con spostamento significativo) hanno un rischio elevato di necrosi.
• Età del paziente: Pazienti anziani, con osteoporosi, sono più vulnerabili.
• Fattori sistemici: Patologie come diabete, dislipidemia e l’uso cronico di corticosteroidi possono aumentare il rischio di necrosi ossea.

Sintomi
• Dolore persistente e progressivo alla spalla, che non migliora con la guarigione della frattura.
• Limitazione funzionale con riduzione della mobilità attiva e passiva.
• Rigidità articolare, soprattutto nelle fasi avanzate.
• Collasso della testa omerale, con possibile insorgenza di artrosi secondaria.

Diagnosi
• Radiografia: Nelle fasi iniziali può essere normale, mentre nelle fasi avanzate mostra segni di collasso osseo e deformità articolare.
• Risonanza Magnetica (RM): Gold standard per la diagnosi precoce, evidenziando l’ischemia ossea prima che diventi radiograficamente evidente.
• Scintigrafia ossea: Può mostrare aree di ipocaptazione nelle zone di necrosi.

Trattamento

Il trattamento dipende dallo stadio della necrosi e dalle condizioni del paziente:
1. Trattamento conservativo (stadi iniziali, senza collasso osseo evidente):
• Fisioterapia per mantenere la mobilità articolare.
• Farmaci per il dolore (FANS) e bifosfonati per rallentare la progressione.
• Infiltrazioni di corticosteroidi o acido ialuronico per ridurre il dolore.
2. Trattamento chirurgico:
• Decompressione ossea: Indicata negli stadi iniziali per ridurre la pressione intraossea e favorire la rivascolarizzazione.
• Innesti ossei vascolarizzati: Tecnica avanzata per ripristinare il flusso sanguigno alla testa omerale.
• Protesi di spalla: Se il collasso osseo è avanzato e la funzione articolare è gravemente compromessa, si opta per una protesi anatomica o inversa.

Prognosi

La prognosi dipende dalla tempestività della diagnosi e dalla gestione terapeutica. Nei casi avanzati, la degenerazione articolare può portare a una perdita permanente della funzionalità della spalla, richiedendo soluzioni protesiche.

Indirizzo

Via Canova 74
Vittorio
31029

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 21:00
Martedì 09:00 - 21:00
Mercoledì 09:00 - 21:00
Giovedì 09:00 - 21:00
Venerdì 09:00 - 21:00

Telefono

+393347024067

Sito Web

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