26/06/2012
Jung, il mito, l'anima e l'individuo - ovvero io sono una manifestazione originale del Tutto ndr
Il mito è, come ebbe a dire un Padre della Chiesa, "quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditur" (ciò che è creduto sempre, ovunque, da tutti), quindi colui che crede di vivere senza mito o al di fuori di esso costituisce un'eccezione. Di più: è un uomo senza radici, senza un vero rapporto con il passato, con la vita degli antenati (che pure continua in lui) e con la società umana del suo tempo. Egli non abita in una casa come gli altri uomini, non mangia e beve ciò che gli altri uomini mangiano e bevono, ma vive una vita a sè, irretito in un'idea fissa soggettiva escogitata dal suo intelletto, e ch'egli ritiene essere la verità di recente scoperta. Tale balocco della sua mente non gli scuote le viscere, può semmai gravargli lo stomaco, che considera indigesto questo prodotto dell'intelletto.
L'anima non è di oggi! Essa conta milioni di anni. Ma la coscienza individuale è solo il fiore e il frutto di una stagione, germogliato dal perenne rizoma sotterraneo, e che armonizza meglio con la verità se tiene conto dell'esistenza del rizoma, giacché l'intreccio delle radici è la madre di ogni cosa.
C.G.Jung, "Opere", vol. V, "Simboli della trasformazione", pagg.12-13
Questo passaggio mi stupisce e affascina per com'è spiegato chiaramente l'inganno dell'ego che si isola dal suo contesto, che si separa dalle sue radici, producendo così la maggior parte di tutti i disagi e le sofferenze dell'uomo moderno; l'immagine finale, del rizoma e del germoglio poi è meravigliosa, da visualizzare e sentire profondamente...quali potenzialità di salute e benessere si manifesterebbero nel mondo se comprendessimo fin nelle viscere e nel cuore di prove**re da un unico "rizoma"...
Chiara