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“Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio” .
Ci sono due modi per affrontare l’inferno senza star male, spiega Marco Polo.
“Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più”. Vivere facendo finta di nulla, adeguandosi, conformandosi all’orrore. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui, perché consiste nel reincantare il mondo coltivandone la meraviglia, imparando a riconoscerla, sforzandosi di darle spazio. Perché anche nell’inferno ci sono sprazzi di paradiso: sta a noi trovarli, espanderli ed abitarli insieme.
Cit. Tlon
Ma il puma il puma blu
che stava al mio fianco –
destro – dorme sogna
è stato richiamato dalla foresta
si è smarrito sulla neve del destino?
Il puma senza impronte in città
al mio fianco nella sotterranea che sfreccia
insieme al suo fiato, che mi arrugginisce la paura
con le unghie velate
e mi avviluppa di sordina e cappello il cuore
il puma blu è vivo?
L’ho pensato poco ho creduto di farcela
da sola, su e giú per le scale
con il timore alla gola
la timidezza avvolta intorno come una sciarpa
quasi elegante, il puma blu
è pregato di presentarsi di tornare,
dalla sua anima.
Chandra Candiani da 'La domanda della sete'
TRE CERTEZZE
Di Fernando Pessoa
Di tutto restano tre cose:
la certezza
che stiamo sempre iniziando,
la certezza
che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza
che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell'interruzione,
un nuovo cammino,
della caduta,
un passo di danza,
della paura,
una scala,
del sogno,
un ponte,
del bisogno,
un incontro.
Non posso comandare
questo flusso
è opera grande
di nitida resa
a corrente maestosa,
sono parola alla luce
sono nata.
C. Livia Candiani
Buona Pasqua🍬🐰🌺
RICORDATE?
Ricordate le città deserte le code ai supermercati e le prime parole pronunciate davanti ai vostri PC?
Si sente?
Mi sentite?
Non riesco a connettermi.
Devi aprire il microfono ...
Ricordate il suono delle scatole di legno infilate nei camion di notte?
- nemmeno una preghiera uno sguardo una parola per piangere insieme -
E la luce del cielo, vi ricordate che luce aveva il cielo in quelle mattine di aprile sospese sui vostri respiri ansimanti e quel brillare di mare che non si era visto più da tempi remoti, quando i pescatori uscivano coi loro legni nel cuore della notte, gettavano le reti a largo e si appoggiavano all'attesa, come si appoggiano le braccia della madre al davanzale per aspettare che ritorni il figlio?
Quanto tempo è passato?
Ha ancora senso rispondere un anno?
Quanti mesi giorni minuti granelli di eternità sono contenuti in questo anno dal 20 al 21?
Dove sta la perdita e dove il guadagno?
L'accrescimento della conoscenza non va di pari passo con l'ampliamento della coscienza. Bisogna fissare a lungo un punto senza ba***re le ciglia per vedere di più, per diventare più ampi, dovremmo scegliere se stare dalla parte dell'abisso o della sicurezza e non avere paura se sentiamo crollare le ultime certezze!
Vi siete accorti che ci siamo allontanati un po' alla volta, centimetro dopo centimetro, fino a raggiungere il metro e poi sempre di più?
Adesso ci guardiamo senza toccarci e quando gli occhi si incontrano, come lampi, li abbassiamo, ma non è un gesto di riguardo, piuttosto di paura che precede la rinuncia.
Vi ricordate come era bella e intensa una stretta di mano per dire buongiorno piacere o per congedarci in un arrivederci?
I gomiti sono rimasti gli ultimi testimoni fisici di quegli abbracci, ormai perduti, di chi sapeva esprimere così l'amicizia l'amore, il dolore, la gioia di un inatteso ritrovamento. L'umanità ha preso le distanze da tutto.
Dobbiamo correre ai ripari, inventare un altro modo per stare insieme.
Forse solo nella cura possiamo mantenerci umani. La cura è come un addestramento continuo, un allenamento dei muscoli, degli occhi, delle labbra e dei cuori.
Perciò continuiamo a prenderci cura gli uni degli altri, a coltivare il desiderio che si nutre di spazio, di attesa, di calma e di audacia.
Perciò sono contento di ritrovarvi oggi appoggiati alle finestre con le facce smunte dalla delusione e gli occhi sciupati dalla stanchezza.
Io ho bisogno di sapere che voi ci siete, come vento acqua fuoco pelle luce e speranza. Per andare avanti insieme, per scoprire se il futuro avrà gli occhi di un bambino ingenuo e innamorato o di un uomo invecchiato di malinconia senza nemmeno il conforto di una poesia.
Giuseppe Ruggiero
Dobbiamo imparare dal virus
mutare per non sparire
cercare la vita
nella foglia nel vento
nel silenzio
di una notte stellata
nel desiderio
di una luna piena
dobbiamo fare
il gioco
delle varianti
mischiare i suoni
e i colori
moltiplicare i canti
È questo mutare forma
che ci rende vivi
questo accenno
di luce strappato
alla malinconia
anche quando
sparire
sembra essere l’ultimo movimento
della sinfonia
Giuseppe Ruggiero
Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.
E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere –
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.
Adesso siamo a casa.
È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.
È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.
Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.
Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.
Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.
A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora –
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.
Mariangela Gualtieri
Ho preso un biglietto.
Per rimanere.
Perché ad andare via sono capaci tutti.
E' restare la grande sfida. Nella paura, nell'attesa, nel dolore, nella fine di una relazione, nella solitudine. Invece di escogitare mille vie di fuga per andarsene. Da se stessi.
Così ho deciso di fermarmi. Il più possibile. Per scoprire cosa si nasconde dentro di me, rimanendo.
Solo dopo potrò muovere i passi del cambiamento.
Con questo biglietto speciale posso esplorare ogni angolo della mia interiorità ed ammirarne le meraviglie.
Vedo cascate di paure, montagne di timori, gocce di serenità e un oceano d'amore che mi mostrano i cammini da intraprendere.
Solo restando. Ad osservare cosa accade dentro di me ad ogni avvenimento della mia vita.
Fuggire mi farebbe perdere questo incredibile panorama e offuscherebbe la mia vista. Rischierei di mescolarmi con i panorami degli altri e di non trovare più la strada. Per tornare a casa: dentro di me.
Si può fuggire con i pensieri, con le parole, con gli sguardi, con i gesti, con i movimenti, con tutto il corpo. Ma è con il cuore che si resta.
Voglio regalarlo a tutti questo biglietto speciale.
E viaggiare insieme a chi decide di rimanere.
Nel luogo più importante: dentro se stessi.
(Elena Bernabei)
Ho preso un biglietto.
Per rimanere.
Perché ad andare via sono capaci tutti.
E' restare la grande sfida. Nella paura, nell'attesa, nel dolore, nella fine di una relazione, nella solitudine. Invece di escogitare mille vie di fuga per andarsene. Da se stessi.
Così ho deciso di fermarmi. Il più possibile. Per scoprire cosa si nasconde dentro di me, rimanendo.
Solo dopo potrò muovere i passi del cambiamento.
Con questo biglietto speciale posso esplorare ogni angolo della mia interiorità ed ammirarne le meraviglie.
Vedo cascate di paure, montagne di timori, gocce di serenità e un oceano d'amore che mi mostrano i cammini da intraprendere.
Solo restando. Ad osservare cosa accade dentro di me ad ogni avvenimento della mia vita.
Fuggire mi farebbe perdere questo incredibile panorama e offuscherebbe la mia vista. Rischierei di mescolarmi con i panorami degli altri e di non trovare più la strada. Per tornare a casa: dentro di me.
Si può fuggire con i pensieri, con le parole, con gli sguardi, con i gesti, con i movimenti, con tutto il corpo. Ma è con il cuore che si resta.
Voglio regalarlo a tutti questo biglietto speciale.
E viaggiare insieme a chi decide di rimanere.
Nel luogo più importante: dentro se stessi.
(Elena Bernabè)