16/09/2015
L’intolleranza al Lattosio è l’incapacità presente in alcuni individui di digerire lo zucchero del latte (Lattosio), con conseguenti sintomi gastrointestinali, quali flatulenza, meteorismo, crampi e diarrea. Ciò è provocato da una carenza dell’enzima deputato alla sua idrolisi, la lattasi, che scompone il Lattosio nei due composti più semplici, Glucosio e Galattosio.
Di fatto tutti i neonati ed i bambini piccoli possiedono l’enzima lattasi che scinde il Lattosio in Glucosio e Galattosio, i quali possono poi essere assorbiti nel flusso ematico.
Solo in rarissimi casi la lattasi intestinale è congenitamente scarsa, non permettendo la digestione del lattosio. Più frequentemente, nel corso dei primi anni di vita, un deficit si verifica invece come conseguenza di una qualche causa patogena che interessi l’intestino, come, ad esempio, una infezione batterica o virale, una allergia alimentare, una infestazione di tipo parassitario o uno stato protratto di grave malnutrizione. In questi casi, il lattosio ingerito non riesce ad essere metabolizzato dalle cellule intestinali danneggiate e resta nel lume del tenue e del colon, dove esercita un’azione osmotica che, provocando un richiamo di liquidi, causa diarrea. La normale capacità digestiva lattasica si ricostituisce abbastanza velocemente grazie alla rapidità del ricambio delle cellule del lume intestinale. Perciò, un breve periodo di sospensione nella introduzione di lattosio con la dieta, permette la scomparsa dei sintomi, ma non del problema. Se nei primi anni di vita l’intolleranza al lattosio è quasi sempre secondaria a patologie intestinali, negli anni successivi l’attività dell’enzima lattasi diminuisce rapidamente, secondo uno schema geneticamente predefinito.
Il deficit di lattasi si manifesta con sintomi che comprendono, oltre alla diarrea, dolori addominali diffusi, di tipo crampiforme, la tensione e la distensione dell’addome, il meteorismo. Tutte queste manifestazioni sono dovute sia all’azione osmotica esercitata dal lattosio, sia all’attività dei batteri della flora intestinale, che fermentando il lattosio non digerito, provocano la produzione di gas (idrogeno, metano, ecc.) e di altre sostanze.
Occorre però precisare che non tutti i soggetti con deficit di lattasi sono sintomatici quando mangiano un alimento contenente lattosio. Questa apparente discrepanza fra fisiopatologia (attività lattasica e suo deficit) e clinica (manifestazione dei sintomi), è ben comprensibile se si considera che il deficit di lattasi non è un fenomeno del tipo “tutto o nulla” bensì, un fenomeno “scalare”.
In altre parole esistono diversi gradi del deficit, per cui un soggetto affetto da deficit di lattasi può essere in grado di assumere e digerire senza sintomi 12 gr. di lattosio, ma non 20 gr., così come un altro soggetto può assumerne senza alcun disturbo 20 gr., ma non 30.
Lo yogurt in particolare ha un contenuto di lattosio ridotto del 30-40% rispetto a quello originale, grazie ai processi di fermentazione; inoltre, esso contiene nei suoi microrganismi una lattasi (la beta-galattosidasi), che si attiva nel duodeno e nel digiuno e consente la digestione del lattosio.
Un altro alimento ben tollerato è solitamente il formaggio grana. 100 gr. di questo formaggio forniscono 1340 mg circa di calcio ed un suo consumo regolare può ottimamente supplire il carente apporto derivante dal mancato consumo di latte.
Il Breath-test (o test del respiro), assolutamente NON INVASIVO e ALTAMENTE EFFICACE, viene utilizzato per l'appunto nella diagnosi di deficit di lattasi. L'esecuzione del test prevede che i soggetti debbano espirare all'interno di un boccaglio collegato ad un dispositivo atto a rilevare le quantità di gas con un intervallo di tempo di 30 minuti, il tutto dopo aver assunto un quantitativo specifico di lattosio. Nell’aria espirata viene poi misurata la quantità di idrogeno presente. In caso di malassorbimento del lattosio, esso viene fermentato dalla flora del colon con produzione di idrogeno, il quale risulterà quindi a concentrazione più alta nell’aria espirata dal soggetto; ciò ovviamente non avverrà, di contro, se il soggetto digerisce normalmente il lattosio.
La dieta e la non assunzione di alcuni farmaci (antibiotici, fermenti lattici, antidiarroici, lassativi, ecc.) nella settimana prima dell'esecuzione del test, dovrà essere rispettata secondo le linee guida presenti sull'opuscolo che verrà fornito al paziente.
Se la quantità di idrogeno sarà maggiore del cut-off, ovvero >20 ppm (parti per milione), potremo definire il soggetto come affetto da malassorbimento di lattosio.